Luoghi di Interesse
Anima Verde Toscana
Luoghi di Interesse
Anima Verde Toscana
Denominazione | Comune e indirizzo | Telefono | Descrizione | Orario Apertura | |
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Museo Italiano dell'immaginario Folklorico | Piazza al Serchio, via Ducale, 2 - San Michele | +39 351 9527312 | info@museoimmaginario.net | Il Comune di Piazza al Serchio da anni lavora sul tema dell’immaginario collettivo. Oggi è nato un museo di fiabe, leggende, spauracchi dei bambini, credenze su animali, piante, acque, rocce, fenomeni atmosferici, pratiche contadine etc., insomma di racconti che hanno rappresentato per secoli la geografia dei territori, così come li hanno visti le popolazioni che li abitavano. Una restituzione, una valorizzazione, per quanti hanno voluto, o vorranno, lasciare la loro testimonianza. Realizzato in collaborazione con il Liceo Artistico Musicale “Passaglia” di Lucca, raccoglie una mostra sulle Iconografie dell’immaginario. Al museo i giovedì sera d’estate presentazioni di libri, folatori, attività didattiche per bambini. | Apertura:Lunedì: Chiuso Martedì: 09:00 – 13:00 Da Mercoledì a Domenica: 15:00 – 19:00 |
Giardino Botanico Maria Ansaldi Pania di Corfino | Villa Collemandina, Loc. Isera - Parco dell'Orecchiella | +39 338 9155950 | giardinobotanicocorfino@gmail.com | Sorto nel 1984 per iniziativa della allora Comunità Montana della Garfagnana, il giardino botanico ospita le specie vegetali più significative del Parco dell’Orecchiella. Situato in un’ampia radura della faggeta, in località Piè Magnano, a 1370 di quota nel versante sud -ovest della Pania di Corfino, si raggiunge seguendo una strada forestale che parte dal Rifugio Isera. Fra le specie coltivate e raccolte sono presenti piante rare e in via di estinzione, e la flora spontanea usata nella tradizionale medicina popolare e nella alimentazione delle popolazioni dell’Alta Garfagnana. La visita al giardino botanico consente non solo l’osservazione delle numerose specie vegetali presenti ma ha anche il significato di una breve escursione naturalistica, attraverso la ricostruzione degli ambienti naturali dell’Appennino Lucchese, quali le brughiere, le rupi, i macereti, e le torbiere, i pascoli ed i boschi. Il servizio di guida è affidato all’Associazione Aquilegia, laureati e laureandi delle facoltà di Scienze Naturali, Ambientali, Forestali dei vari Atenei Toscani. | Apertura:APERTURA ESTIVA Tutti i giorni con orario 9:00-13:00 e 14:30-18.30. |
Museo Naturalistico dell'Orecchiella | San Romano in Garfagnana, | - | - | - | |
Museo Arte Sacra Sillico | Pieve Fosciana, | +39 328 6232904 | - | Nella sacrestia della Chiesa di San Lorenzo si possono ammirare oggetti di arte sacra di pregevole fattura | Apertura:Tutte le domeniche o su prenotazione |
Casa Museo e parco culturale Mariani | Molazzana, Loc. Pasquigliora - Alpe di Sant'Antonio | +39 0583 760151 | segreteria@comune.molazzana.lu.it | Il Parco Culturale le Apuane di Fosco Maraini nasce con lo scopo di rendere accessibili i beni materiali e immateriali legati al ricordo di Fosco Maraini, del suo abitare, vivere, fotografare e scrivere, tra le Apuane di Garfagnana. Fulcro del progetto è la Casa Maraini in Pasquigliora (Molazzana) acquistata recentemente dal comune di Molazzana che in collaborazione con il CAI diventerà una casa-museo con annesso un “Rifugio Culturale”. Attorno a Pasquigliora 6 itinerari “Didattico-Emozionali” di facile percorrenza che, seguendo precisi fili conduttori, portano alla scoperta dell’essenza del personaggio Maraini nei luoghi segreti e/o davanti ai grandi panorami che lo ispirarono. | |
Postazioni Linea Gotica Grottorotondo | Molazzana, | - | - | - | |
Museo Linea Gotica Garfagnana | Molazzana, Via Sole, 1 | +39 328 9631202 | lineagoticagarfagnana@gmail.com | Nella Seconda Guerra Mondiale, alla fine del 1944, gli eserciti belligeranti si attestarono sulla Linea Gotica, che tagliava l’Italia da Rimini, sulla costa Adriatica, alla Versilia, sul Mar Tirreno. In Garfagnana, per otto lunghi mesi, il conflitto portò morte e distruzione, anche nella popolazione civile. Qui combattevano gli americani di colore della 92° Divisione Buffalo, contro gli Italiani della Repubblica di Salò, affiancati dalle truppe tedesche. Qui si perpetrò una guerra civile tra le truppe repubblichine e alcuni gruppi partigiani. Il Museo, allestito nei locali della ex scuola elementare Don Bosco di Molazzana dal Comitato Linea Gotica Garfagnana, raccoglie sia materiali bellici che di sussistenza degli eserciti coinvolti. Documenti, fotografie, mappe e cartine e testimonianze sul conflitto in Garfagnana. | Apertura:Giugno – Ottobre: Domenica pomeriggio Novembre – Maggio: la terza domenica del mese |
Museo dell'identità dell'Alta Garfagnana "Olimpio Cammelli " | Minucciano, Loc. Chiesa Vecchia - Gorfigliano | +39 346 6310940 | museogorfigliano@gmail.com | Il Museo dell’Identità dell’Alta Garfagnana Olimpio Cammelli, inaugurato il 16 Maggio 2009 è ubicato a fianco della “Chiesa Vecchia”, sulla sommità del “Colle di Casa” ove un tempo sorgeva il “Castello” ed il “Paese Vecchio di Gorfigliano” e fa parte dell’Ecomuseo dell’Alta Garfagnana. Nel 1983 per volontà del Parroco Don Alberto Bartolomei iniziarono i lavori di recupero e ristrutturazione della Chiesa Vecchia di Gorfigliano, da decenni in completo abbandono. Ai lavori presero parte sin dall’inizio numerosi volontari che per anni con amore passione e competenza con il loro lavoro hanno riportato all’antico splendore tutto il complesso della Chiesa Vecchia. Tra i volontari uno dei “leader” fu Olimpio Cammelli, che presso la sua abitazione aveva collezionato questa enorme raccolta di oggetti (oltre 1300 n.d.r.) in oltre 25 anni. Dopo la sua morte avvenuta nel 2005 la moglie signora Emma Orsi ha voluto con grande senso civico rendere pubblica la raccolta affinché potesse parlare alla gente come Olimpio avrebbe voluto. Si costituì a tal fine l’Associazione Culturale “Paese Vecchio di Gorfigliano” che lanciò la proposta di allestire nei locali adiacenti alla Chiesa Vecchia, realizzati da Olimpio e dai volontari, un museo a lui dedicato, che ospitasse la raccolta di oggetti. Nel 2007 il Comune di Minucciano accogliendo la proposta dell’Associazione e della signora Emma progettò il Museo dell’Identità dell’Alta Garfagnana “Olimpio Cammelli”. Il percorso parte da una sala ove sono esposte antiche macchine da lavoro, la ricostruzione storica di Gorfigliano prima e dopo il 1900 quando qui iniziò l’escavazione del Marmo, sullo sfondo una gigantografia della Chiesa Vecchia prima dell’inizio dei lavori nel 1983 (con gli alberi cresciuti sul tetto), proseguendo si arriva poi in un sala video dove viene raccontata la storia dei volontari “eroi” al lavoro. Si giunge poi alla sala centrale del museo dove sono esposti centinaia di oggetti legati agli antichi mestieri del Cavatore di marmo, del calzolaio, del pastore, del boscaiolo del fabbro, e tanti altri ancora… Al piano superiore una intera sezione dedicata al mondo della falegnameria, una biblioteca con sala di lettura, ed una sala riunioni con video per conferenze e convegni | |
Deposito Museale di Castiglione | Castiglione di Garfagnana, | - | - | l deposito museale di arte sacra “Samuele Cecchi” è situato all'interno dell'oratorio della Confraternita del Santissimo Sacramento e croce e conserva opere d'arte e arredi sacri reliquiari oltre all'archivio parrocchiale i cui documenti risalgono al quindicesimo secolo. Di particolare valore storico la Madonna della polvere o dei Miracoli che ritraeva un avvenimento della guerra contro gli Estensi: il nemico colpisce Il Torrione della Polveriera sulla Rocca senza causare danni, solo un gran polverone in cui la Madonna appare per la salvezza del Borgo di Castiglione | |
Museo etnografico Don Luigi Pellegrini | Castiglione di Garfagnana, San Pellegrino in Alpe | +39 0583 649072 | museosanpellegrino@provincia.lucca.it | Il museo etnografico Don Luigi Pellegrini è ospitato all’interno del medievale Ospedale di San Pellegrino in Alpe (XI – XII sec.), luogo di assistenza e di ricovero per i viandanti e i pellegrini. Si tratta di una delle più importanti raccolte di oggetti di cultura materiale del centro Italia. Il materiale esposto è espressione della tradizione artigianale, contadina e pastorale della Valle del Serchio e dell’Appennino Tosco-emiliano e copre un arco di tempo che va dall’inizio del XIX secolo ad oggi. Il percorso espositivo è articolato in 14 sale organizzate secondo diversi temi: dalle ricostruzioni di ambienti relativi alla casa rurale (la cucina, le cantine, le camere da letto), alla proposizione di cicli produttivi (la panificazione, la filatura e tessitura, l’attività casearia). Un notevole numero di attrezzi documenta il lavoro agricolo, con riferimento ai diversi momenti dell’attività del contadino (aratura, mietitura, lavorazione e conservazione dei prodotti) e quello artigiano riproponendo la bottega, l’officina del fabbro, la falegnameria, la fabbrica delle candele. | Apertura:da giugno a settembre |
Il Palazzo di Atlante - museo Furioso della Rocca Ariostesca | Castelnuovo di Garfagnana, Piazzetta Ariosto | - | prenotazioni@museofurioso.com | Il Palazzo di Atlante, museo dedicato al poeta Ludovico Ariosto all’interno della Rocca Ariostesca, monumento simbolo di Castelnuovo di Garfagnana, propone un’installazione multimediale permanente nella torre campanaria per trasportare i visitatori nella narrazione ariostesca dei primi due episodi dell’Orlando Furioso: Follia d’Orlando e Astolfo sulla Luna. Il Palazzo di Atlante è un museo che guarda alla produzione artistica contemporanea in dialogo con la tradizione della Garfagnana e la sua storia dove il pubblico potrà visitare la dimora dell’ex commissario garfagnino e, entrando nella Torre Campanaria, vivere l’esperienza di un’opera d’arte multimediale e scenografica, che propone un racconto di simbiotica valorizzazione tra territorio e poema, creata per trasportare i visitatori nella narrazione ariostesca. La Torre rappresenta il primo capitolo di un più ampio percorso museale che ci sorprenderà l’anno venturo permettendoci un attraversamento completo del Poema. Un luogo che rendendo omaggio al grande poema epico italiano antesignano del fantasy e al suo autore, traduce la forza dell’immaginazione nel contenuto artistico de “Il Palazzo di Atlante”: un viaggio al di là dello spazio e del tempo, un’esperienza percettiva e sensoriale, ma anche un polo attrattivo ‘sulla terra’, rinnovato fulcro del centro storico della città. | Apertura:prossima apertura giugno 2025 |
Civia Raccolta Ceramiche rinascimentali | Camporgiano, c/o Rocca Estense Piazza San Giacomo 1 | +39 0583 618888 | segreteria@comune.camporgiano.lu.it | Il museo è ospitato nel torrione principale della Rocca di Camporgiano. Di origine medievale la rocca passò nel 1446 dai Malaspina agli Estensi che la ristrutturarono nelle forme attuali. La raccolta è esposta nei due piani che costituiscono il torrione principale della rocca e raccoglie in due sale terracotte e ceramiche rinascimentali provenienti da scavi nel territorio. Le ceramiche provengono precisamente da due “pozzi da butto” “G” svuotati duranti lavori di restauro. Questi pozzi erano stati ricavati nello spazio rimasto tra un tratto della cortina muraria trecentesca della rocca ed i muri difensivi elevati dagli Estensi. Una piccola parte delle ceramiche sono state invece recuperate in Nicciano (Comune di Piazza al Serchio). Tutte le ceramiche coprono un arco di tempo di quasi tre secoli, dagli inizi del Quattrocento alla seconda metà del seicento. Il periodo è adeguatamente illustrato da maioliche, boccali, ciotole, bacili graffiti. Il Museo è stato riaperto il 26 settembre 1999 dopo alcuni lavori di adeguamento degli impianti. Nel periodo estivo volontari della proloco, assicurano l’apertura, altri periodi su prenotazione. | |
Museo di Celle dei Puccini | Pescaglia, | - | - | Il Museo si trova nella casa della famiglia che accolse le cinque generazioni di Puccini musicisti, compreso Giacomo che qui trascorse momenti felici della sua infanzia e che qui tornò poco prima del viaggio a Bruxelles e prima della sua morte. La proprietà, acquisita dall’Associazione Lucchesi nel Mondo, è divenuta museo arricchendosi nelle raccolte fino al nuovo allestimento del 2008 in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario della nascita di Giacomo Puccini. La casa museo è costituita da sette sale, situate su due piani, al cui interno sono esposte fotografie, lettere, manoscritti musicali autografi e preziosi oggetti appartenuti al Maestro attraverso i quali è possibile ripercorrere la sua vicenda umana e artistica. Al pianoforte, qui conservato, Puccini compose parte dell’opera Madama Butterfly. | |
Museo del Castagno di Colognora | Pescaglia, | - | - | Il museo documenta l’importanza che ha avuto il castagno come alimento e come materia prima, nella vita e nel lavoro dell’entroterra lucchese. Nel 1985, all’Archivio Arcivescovile di Lucca, fu rinvenuta una pergamena riguardante Colognora, risalente all’828 d.C. ad oggi considerata il documento più antico relativo alla coltivazione del castagno per scopo alimentare. Le antichissime testimonianze sullo sfruttamento del castagno nella zona di Colognora hanno fatto si che il museo, nato da un primo nucleo di oggetti riguardanti il lavoro contadino, si specializzasse sulla documentazione di questa attività. Oltre al ciclo di lavorazione del castagneto, la raccolta, l’essiccazione, la trasformazione e l’uso alimentare, sono documentate le attività legate allo sfruttamento del castagno. E’ possibile seguire un percorso, all’interno del paese, per la visita al metato, alla carbonaia e alla capanna di paglia. Dal 2016 il museo è stato arricchito con la sezione dedicata al musicista Alfredo Catalani che a Colognora era solito soggiornare. | |
Molino di Menicone | Pescaglia, | - | - | È l’unico mulino ad acqua rimasto intatto tra quelli che si trovavano nel comune di 46022. Il fabbricato risale al Seicento e conserva le antiche strutture, che permettevano la molitura del grano, del mais e delle castagne, ancora funzionanti. In passato faceva parte della fattoria del Palazzaccio, villa cinquecentesca appartenuta ai Conti Orsetti di Lucca ed è rimasto attivo fino agli anni ’80 del Novecento. Oggi, all’interno della struttura, si può apprendere il funzionamento delle pesanti macine in pietra e l’importanza dell’approvvigionamento idrico in rapporto inevitabile con la natura, che dettava i tempi del lavoro. | |
Museo civico della Figurina di gesso e dell’emigrazione "Guglielmo Lera" | Coreglia Antelminelli, | - | - | lI museo, unico nel suo genere, è ospitato nel palazzo appartenuto al barone Carlo Vanni, figurinaio a lungo vissuto nell’impero austro-ungarico. La collezione, distribuita su tre piani, raccoglie i gessi risalenti ai secoli XVIII-XIX, la documentazione sui metodi di lavorazione del gesso e sulla storia degli emigranti e la mostra del presepe permanente. Gli esemplari in gesso esposti, di pregevole fattura e di profondo significato storico sociale, rappresentano quel particolare fenomeno migratorio che ebbe luogo tra il 1700 e il 1900, basato sulla fabbricazione e vendita ambulante delle figurine di gesso. L’attuale esposizione del museo è costituita da 1300 esemplari di gesso che spaziano dai gattini settecenteschi anneriti con il fumo di candela, la maschera funeraria del Conte Camillo Benso di Cavour e i busti realizzati a cera persa. Gli esemplari conservati nel museo provengono in gran parte dalla scuola di disegno e plastica “Carlo Vanni” e dalla donazione di Remo Molinari (1883-1973) discendente di un’importante bottega familiare di figurinai. Ad arricchire la raccolta hanno contribuito numerosi privati, in particolare di Coreglia. Il museo si presenta anche come centro studi permanente e laboratori grazie ai quali si può assistere, su appuntamento, alla creazione delle statuine di gesso. | |
Museo della Memoria | Borgo a Mozzano, | - | - | La costituzione del Museo risale al 1995, con le prime proposte per la formazione di un Comitato per il recupero e la valorizzazione delle fortificazioni della linea gotica presenti e ben conservate sul territorio. Il Museo, recentemente ristrutturato e riqualificato, è principalmente dedicato alla storia della barriera fortificata dai tedeschi dal settembre del 1944 all’aprile del 1945 che spezzò l’Italia in due. La collezione consiste in due sezioni suddivise tra la raccolta archeologica di oggetti che documentano la storia antica della Valle del Serchio e la sezione riservata agli eventi bellici della seconda guerra mondiale e alla costruzione della Linea Gotica. Nel museo si trovano anche reperti e manifesti d’epoca e testimonianze orali. La visita al museo va intesa come completamento alla visita dei percorsi lungo le fortificazioni costituite da gallerie, bunker, camminamenti e piazzole di tiro scavate nella roccia. | |
Museo civico del territorio "Antonio Mordini" | Barga, | - | - | Allestito nel trecentesco Palazzo Pretorio, che fu residenza dei Commissari e dei Podestà di 46003, il museo documenta gli aspetti paleontologici della Valle del Serchio, quelli archeologici del territorio e quelli artistici del medioevo e rinascimento. Nella collezione sono presenti reperti dalla preistoria alle epoche più recenti, numerosi fossili, corredi delle tombe liguri rinvenute nelle località di Castelvecchio Pascoli e Val di Vaiana oltre a piccoli idoli votivi in bronzo provenienti dalla vicina grotta di Castelvenere, arredi sacri e una sezione dedicata alle terrecotte policrome della bottega dei Della Robbia presenti in molte chiese di 46003. Scendendo nelle antiche prigioni, dove si trovano iscrizioni e graffiti lasciati dai prigionieri, recenti studi hanno permesso di ricostruire l’arredamento di una segreta e la sala delle torture. | |
MURF Museo multimediale delle Rocche e Fortificazioni della Valle del Serchio "Laura Risaliti" | Barga, | - | - | Si trova nel centro storico di 46003 ed è un innovativo strumento di conoscenza di un territorio dalla storia plurimillenaria. Il museo coniuga secoli di saperi e tradizioni alle tecnologie più avanzate. Attraverso dispositivi interattivi e un approccio evocativo, il visitatore può reperire notizie, consultare immagini e video che illustrano le vicende, le risorse e le tradizioni della Valle. Molti sono i percorsi e gli approfondimenti possibili. Lo sguardo può scorrere tra le imponenti rocche, i borghi, i monumenti, le antiche pievi, la natura, le tradizioni, usanze e mestieri, personaggi storici illustri tra cui Matilde di Canossa, Castruccio Castracani, Paolo Guinigi, Ludovico Ariosto. Il museo, il cui allestimento è in continua evoluzione, approfondisce la conoscenza della Valle del Serchio e fornisce informazioni utili per la visita sul territorio. | |
Casa Museo Giovanni Pascoli | Barga, | - | - | E’ la casa dove dimorò il poeta dal 1895 al 1912, anno della sua morte. La visita consente di cogliere appieno il sentire del poeta che qui produsse alcune delle opere più famose tra cui i Canti di Castelvecchio, ispirati proprio a quel luogo. La casa, sviluppata su tre piani, grazie all’impegno della sorella Maria, ha mantenuto l’aspetto del tempo in cui vi soggiornò Pascoli. Dopo la scomparsa del fratello, Maria continuò ad abitarvi in solitudine fino alla morte avvenuta nel 1953 e si rifiutò di installarvi luce elettrica e acqua corrente allo scopo di mantenerne l’integrità. Il centro focale della casa è dato dalla stanza, al secondo piano, con le tre scrivanie suddivise in base alla materia di scrittura: poesia latina, poesia italiana, scritti danteschi. Dall’altana si gode di un’ampio panorama su 46003. Nella cappella, attigua alla casa, sono sepolti il poeta e la sorella Maria in un’arca di marmo, opera di Leonardo Bistolfi. | |
Villa Webb | Bagni di Lucca, | - | - | In origine Villa Buonvisi, dal nome della famiglia che la fece edificare nel 1570, fu ceduta a John Webb nel 1812 ereditandone il nome. Nell’estate del 1822 vi soggiornò il famoso poeta inglese Lord George Gordon Byron e poco dopo anche Mary Shelley, celebre autrice del romanzo “Frankenstein”. La villa ospita un Museo disciplinare allestito con balestre, archibugi, spade e materiale militare, oltre alle antiche bandiere, dove è presente anche la ricostruzione della cucina cinquecentesca. Al primo piano è allestita un’esposizione di quindici tavoli da gioco in uso dal Cinquecento. L’ultimo piano ospita il Museo dell’Impossibile con una collezione privata di artefatti con presunti poteri magici, oggetti dell’occulto e reperti di vario genere. | |
Museo di Arte Sacra Benabbio | Bagni di Lucca, | - | - | Allestito nell’ex oratorio della SS. Trinità, il museo conserva, valorizza e promuove la conoscenza del patrimonio storico artistico proveniente dalla chiesa di Santa Maria Assunta e dal territorio di Benabbio. All’interno sono conservate opere e suppellettili liturgiche databili dal XIII al XVIII secolo tra cui un ciborio in marmo attribuito all’ambito di Matteo Civitali e le statue lignee dell’Annunciazione di Pietro D’Angelo, padre di Jacopo della Quercia. | |
MUdiC Museo di San Cassiano di Controne | Bagni di Lucca, | - | - | Il piccolo Museo si trova davanti alla chiesa di San Cassiano di Controne e conserva la suo interno quattro opere, ritenute importanti tasselli per lo studio della storia dell’arte italiana. Al centro della sala si trova il Cavaliere di Jacopo della Quercia, opera lignea policroma che rappresenta San Martino a Cavallo. Le altre due statue lignee rappresentano La Madonna Annunciata e l’Angelo annunciante, di autore sconosciuto, sono datate alla prima metà cel Trecento e testimoniano l’influenza di Giotto e della scultura gotica della Francia settentrionale. Il bacino ceramico, di provenienza islamica, è databile X-XI secolo e raffigura un falconiere a cavallo; in origine impiegato per ornare la facciata della chiesa di san Cassiano di Controne, oggi è sostituito da una copia. |
Musei
Denominazione | Comune e indirizzo | Telefono | Descrizione | Orario Apertura | |
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Museo Italiano dell'immaginario Folklorico | Piazza al Serchio, via Ducale, 2 - San Michele | +39 351 9527312 | info@museoimmaginario.net | Il Comune di Piazza al Serchio da anni lavora sul tema dell’immaginario collettivo. Oggi è nato un museo di fiabe, leggende, spauracchi dei bambini, credenze su animali, piante, acque, rocce, fenomeni atmosferici, pratiche contadine etc., insomma di racconti che hanno rappresentato per secoli la geografia dei territori, così come li hanno visti le popolazioni che li abitavano. Una restituzione, una valorizzazione, per quanti hanno voluto, o vorranno, lasciare la loro testimonianza. Realizzato in collaborazione con il Liceo Artistico Musicale “Passaglia” di Lucca, raccoglie una mostra sulle Iconografie dell’immaginario. Al museo i giovedì sera d’estate presentazioni di libri, folatori, attività didattiche per bambini. | Apertura:Lunedì: Chiuso Martedì: 09:00 – 13:00 Da Mercoledì a Domenica: 15:00 – 19:00 |
Giardino Botanico Maria Ansaldi Pania di Corfino | Villa Collemandina, Loc. Isera - Parco dell'Orecchiella | +39 338 9155950 | giardinobotanicocorfino@gmail.com | Sorto nel 1984 per iniziativa della allora Comunità Montana della Garfagnana, il giardino botanico ospita le specie vegetali più significative del Parco dell’Orecchiella. Situato in un’ampia radura della faggeta, in località Piè Magnano, a 1370 di quota nel versante sud -ovest della Pania di Corfino, si raggiunge seguendo una strada forestale che parte dal Rifugio Isera. Fra le specie coltivate e raccolte sono presenti piante rare e in via di estinzione, e la flora spontanea usata nella tradizionale medicina popolare e nella alimentazione delle popolazioni dell’Alta Garfagnana. La visita al giardino botanico consente non solo l’osservazione delle numerose specie vegetali presenti ma ha anche il significato di una breve escursione naturalistica, attraverso la ricostruzione degli ambienti naturali dell’Appennino Lucchese, quali le brughiere, le rupi, i macereti, e le torbiere, i pascoli ed i boschi. Il servizio di guida è affidato all’Associazione Aquilegia, laureati e laureandi delle facoltà di Scienze Naturali, Ambientali, Forestali dei vari Atenei Toscani. | Apertura:APERTURA ESTIVA Tutti i giorni con orario 9:00-13:00 e 14:30-18.30. |
Museo Naturalistico dell'Orecchiella | San Romano in Garfagnana, | - | - | - | |
Museo Arte Sacra Sillico | Pieve Fosciana, | +39 328 6232904 | - | Nella sacrestia della Chiesa di San Lorenzo si possono ammirare oggetti di arte sacra di pregevole fattura | Apertura:Tutte le domeniche o su prenotazione |
Casa Museo e parco culturale Mariani | Molazzana, Loc. Pasquigliora - Alpe di Sant'Antonio | +39 0583 760151 | segreteria@comune.molazzana.lu.it | Il Parco Culturale le Apuane di Fosco Maraini nasce con lo scopo di rendere accessibili i beni materiali e immateriali legati al ricordo di Fosco Maraini, del suo abitare, vivere, fotografare e scrivere, tra le Apuane di Garfagnana. Fulcro del progetto è la Casa Maraini in Pasquigliora (Molazzana) acquistata recentemente dal comune di Molazzana che in collaborazione con il CAI diventerà una casa-museo con annesso un “Rifugio Culturale”. Attorno a Pasquigliora 6 itinerari “Didattico-Emozionali” di facile percorrenza che, seguendo precisi fili conduttori, portano alla scoperta dell’essenza del personaggio Maraini nei luoghi segreti e/o davanti ai grandi panorami che lo ispirarono. | |
Postazioni Linea Gotica Grottorotondo | Molazzana, | - | - | - | |
Museo Linea Gotica Garfagnana | Molazzana, Via Sole, 1 | +39 328 9631202 | lineagoticagarfagnana@gmail.com | Nella Seconda Guerra Mondiale, alla fine del 1944, gli eserciti belligeranti si attestarono sulla Linea Gotica, che tagliava l’Italia da Rimini, sulla costa Adriatica, alla Versilia, sul Mar Tirreno. In Garfagnana, per otto lunghi mesi, il conflitto portò morte e distruzione, anche nella popolazione civile. Qui combattevano gli americani di colore della 92° Divisione Buffalo, contro gli Italiani della Repubblica di Salò, affiancati dalle truppe tedesche. Qui si perpetrò una guerra civile tra le truppe repubblichine e alcuni gruppi partigiani. Il Museo, allestito nei locali della ex scuola elementare Don Bosco di Molazzana dal Comitato Linea Gotica Garfagnana, raccoglie sia materiali bellici che di sussistenza degli eserciti coinvolti. Documenti, fotografie, mappe e cartine e testimonianze sul conflitto in Garfagnana. | Apertura:Giugno – Ottobre: Domenica pomeriggio Novembre – Maggio: la terza domenica del mese |
Museo dell'identità dell'Alta Garfagnana "Olimpio Cammelli " | Minucciano, Loc. Chiesa Vecchia - Gorfigliano | +39 346 6310940 | museogorfigliano@gmail.com | Il Museo dell’Identità dell’Alta Garfagnana Olimpio Cammelli, inaugurato il 16 Maggio 2009 è ubicato a fianco della “Chiesa Vecchia”, sulla sommità del “Colle di Casa” ove un tempo sorgeva il “Castello” ed il “Paese Vecchio di Gorfigliano” e fa parte dell’Ecomuseo dell’Alta Garfagnana. Nel 1983 per volontà del Parroco Don Alberto Bartolomei iniziarono i lavori di recupero e ristrutturazione della Chiesa Vecchia di Gorfigliano, da decenni in completo abbandono. Ai lavori presero parte sin dall’inizio numerosi volontari che per anni con amore passione e competenza con il loro lavoro hanno riportato all’antico splendore tutto il complesso della Chiesa Vecchia. Tra i volontari uno dei “leader” fu Olimpio Cammelli, che presso la sua abitazione aveva collezionato questa enorme raccolta di oggetti (oltre 1300 n.d.r.) in oltre 25 anni. Dopo la sua morte avvenuta nel 2005 la moglie signora Emma Orsi ha voluto con grande senso civico rendere pubblica la raccolta affinché potesse parlare alla gente come Olimpio avrebbe voluto. Si costituì a tal fine l’Associazione Culturale “Paese Vecchio di Gorfigliano” che lanciò la proposta di allestire nei locali adiacenti alla Chiesa Vecchia, realizzati da Olimpio e dai volontari, un museo a lui dedicato, che ospitasse la raccolta di oggetti. Nel 2007 il Comune di Minucciano accogliendo la proposta dell’Associazione e della signora Emma progettò il Museo dell’Identità dell’Alta Garfagnana “Olimpio Cammelli”. Il percorso parte da una sala ove sono esposte antiche macchine da lavoro, la ricostruzione storica di Gorfigliano prima e dopo il 1900 quando qui iniziò l’escavazione del Marmo, sullo sfondo una gigantografia della Chiesa Vecchia prima dell’inizio dei lavori nel 1983 (con gli alberi cresciuti sul tetto), proseguendo si arriva poi in un sala video dove viene raccontata la storia dei volontari “eroi” al lavoro. Si giunge poi alla sala centrale del museo dove sono esposti centinaia di oggetti legati agli antichi mestieri del Cavatore di marmo, del calzolaio, del pastore, del boscaiolo del fabbro, e tanti altri ancora… Al piano superiore una intera sezione dedicata al mondo della falegnameria, una biblioteca con sala di lettura, ed una sala riunioni con video per conferenze e convegni | |
Deposito Museale di Castiglione | Castiglione di Garfagnana, | - | - | l deposito museale di arte sacra “Samuele Cecchi” è situato all'interno dell'oratorio della Confraternita del Santissimo Sacramento e croce e conserva opere d'arte e arredi sacri reliquiari oltre all'archivio parrocchiale i cui documenti risalgono al quindicesimo secolo. Di particolare valore storico la Madonna della polvere o dei Miracoli che ritraeva un avvenimento della guerra contro gli Estensi: il nemico colpisce Il Torrione della Polveriera sulla Rocca senza causare danni, solo un gran polverone in cui la Madonna appare per la salvezza del Borgo di Castiglione | |
Museo etnografico Don Luigi Pellegrini | Castiglione di Garfagnana, San Pellegrino in Alpe | +39 0583 649072 | museosanpellegrino@provincia.lucca.it | Il museo etnografico Don Luigi Pellegrini è ospitato all’interno del medievale Ospedale di San Pellegrino in Alpe (XI – XII sec.), luogo di assistenza e di ricovero per i viandanti e i pellegrini. Si tratta di una delle più importanti raccolte di oggetti di cultura materiale del centro Italia. Il materiale esposto è espressione della tradizione artigianale, contadina e pastorale della Valle del Serchio e dell’Appennino Tosco-emiliano e copre un arco di tempo che va dall’inizio del XIX secolo ad oggi. Il percorso espositivo è articolato in 14 sale organizzate secondo diversi temi: dalle ricostruzioni di ambienti relativi alla casa rurale (la cucina, le cantine, le camere da letto), alla proposizione di cicli produttivi (la panificazione, la filatura e tessitura, l’attività casearia). Un notevole numero di attrezzi documenta il lavoro agricolo, con riferimento ai diversi momenti dell’attività del contadino (aratura, mietitura, lavorazione e conservazione dei prodotti) e quello artigiano riproponendo la bottega, l’officina del fabbro, la falegnameria, la fabbrica delle candele. | Apertura:da giugno a settembre |
Il Palazzo di Atlante - museo Furioso della Rocca Ariostesca | Castelnuovo di Garfagnana, Piazzetta Ariosto | - | prenotazioni@museofurioso.com | Il Palazzo di Atlante, museo dedicato al poeta Ludovico Ariosto all’interno della Rocca Ariostesca, monumento simbolo di Castelnuovo di Garfagnana, propone un’installazione multimediale permanente nella torre campanaria per trasportare i visitatori nella narrazione ariostesca dei primi due episodi dell’Orlando Furioso: Follia d’Orlando e Astolfo sulla Luna. Il Palazzo di Atlante è un museo che guarda alla produzione artistica contemporanea in dialogo con la tradizione della Garfagnana e la sua storia dove il pubblico potrà visitare la dimora dell’ex commissario garfagnino e, entrando nella Torre Campanaria, vivere l’esperienza di un’opera d’arte multimediale e scenografica, che propone un racconto di simbiotica valorizzazione tra territorio e poema, creata per trasportare i visitatori nella narrazione ariostesca. La Torre rappresenta il primo capitolo di un più ampio percorso museale che ci sorprenderà l’anno venturo permettendoci un attraversamento completo del Poema. Un luogo che rendendo omaggio al grande poema epico italiano antesignano del fantasy e al suo autore, traduce la forza dell’immaginazione nel contenuto artistico de “Il Palazzo di Atlante”: un viaggio al di là dello spazio e del tempo, un’esperienza percettiva e sensoriale, ma anche un polo attrattivo ‘sulla terra’, rinnovato fulcro del centro storico della città. | Apertura:prossima apertura giugno 2025 |
Civia Raccolta Ceramiche rinascimentali | Camporgiano, c/o Rocca Estense Piazza San Giacomo 1 | +39 0583 618888 | segreteria@comune.camporgiano.lu.it | Il museo è ospitato nel torrione principale della Rocca di Camporgiano. Di origine medievale la rocca passò nel 1446 dai Malaspina agli Estensi che la ristrutturarono nelle forme attuali. La raccolta è esposta nei due piani che costituiscono il torrione principale della rocca e raccoglie in due sale terracotte e ceramiche rinascimentali provenienti da scavi nel territorio. Le ceramiche provengono precisamente da due “pozzi da butto” “G” svuotati duranti lavori di restauro. Questi pozzi erano stati ricavati nello spazio rimasto tra un tratto della cortina muraria trecentesca della rocca ed i muri difensivi elevati dagli Estensi. Una piccola parte delle ceramiche sono state invece recuperate in Nicciano (Comune di Piazza al Serchio). Tutte le ceramiche coprono un arco di tempo di quasi tre secoli, dagli inizi del Quattrocento alla seconda metà del seicento. Il periodo è adeguatamente illustrato da maioliche, boccali, ciotole, bacili graffiti. Il Museo è stato riaperto il 26 settembre 1999 dopo alcuni lavori di adeguamento degli impianti. Nel periodo estivo volontari della proloco, assicurano l’apertura, altri periodi su prenotazione. | |
Museo di Celle dei Puccini | Pescaglia, | - | - | Il Museo si trova nella casa della famiglia che accolse le cinque generazioni di Puccini musicisti, compreso Giacomo che qui trascorse momenti felici della sua infanzia e che qui tornò poco prima del viaggio a Bruxelles e prima della sua morte. La proprietà, acquisita dall’Associazione Lucchesi nel Mondo, è divenuta museo arricchendosi nelle raccolte fino al nuovo allestimento del 2008 in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario della nascita di Giacomo Puccini. La casa museo è costituita da sette sale, situate su due piani, al cui interno sono esposte fotografie, lettere, manoscritti musicali autografi e preziosi oggetti appartenuti al Maestro attraverso i quali è possibile ripercorrere la sua vicenda umana e artistica. Al pianoforte, qui conservato, Puccini compose parte dell’opera Madama Butterfly. | |
Museo del Castagno di Colognora | Pescaglia, | - | - | Il museo documenta l’importanza che ha avuto il castagno come alimento e come materia prima, nella vita e nel lavoro dell’entroterra lucchese. Nel 1985, all’Archivio Arcivescovile di Lucca, fu rinvenuta una pergamena riguardante Colognora, risalente all’828 d.C. ad oggi considerata il documento più antico relativo alla coltivazione del castagno per scopo alimentare. Le antichissime testimonianze sullo sfruttamento del castagno nella zona di Colognora hanno fatto si che il museo, nato da un primo nucleo di oggetti riguardanti il lavoro contadino, si specializzasse sulla documentazione di questa attività. Oltre al ciclo di lavorazione del castagneto, la raccolta, l’essiccazione, la trasformazione e l’uso alimentare, sono documentate le attività legate allo sfruttamento del castagno. E’ possibile seguire un percorso, all’interno del paese, per la visita al metato, alla carbonaia e alla capanna di paglia. Dal 2016 il museo è stato arricchito con la sezione dedicata al musicista Alfredo Catalani che a Colognora era solito soggiornare. | |
Molino di Menicone | Pescaglia, | - | - | È l’unico mulino ad acqua rimasto intatto tra quelli che si trovavano nel comune di 46022. Il fabbricato risale al Seicento e conserva le antiche strutture, che permettevano la molitura del grano, del mais e delle castagne, ancora funzionanti. In passato faceva parte della fattoria del Palazzaccio, villa cinquecentesca appartenuta ai Conti Orsetti di Lucca ed è rimasto attivo fino agli anni ’80 del Novecento. Oggi, all’interno della struttura, si può apprendere il funzionamento delle pesanti macine in pietra e l’importanza dell’approvvigionamento idrico in rapporto inevitabile con la natura, che dettava i tempi del lavoro. | |
Museo civico della Figurina di gesso e dell’emigrazione "Guglielmo Lera" | Coreglia Antelminelli, | - | - | lI museo, unico nel suo genere, è ospitato nel palazzo appartenuto al barone Carlo Vanni, figurinaio a lungo vissuto nell’impero austro-ungarico. La collezione, distribuita su tre piani, raccoglie i gessi risalenti ai secoli XVIII-XIX, la documentazione sui metodi di lavorazione del gesso e sulla storia degli emigranti e la mostra del presepe permanente. Gli esemplari in gesso esposti, di pregevole fattura e di profondo significato storico sociale, rappresentano quel particolare fenomeno migratorio che ebbe luogo tra il 1700 e il 1900, basato sulla fabbricazione e vendita ambulante delle figurine di gesso. L’attuale esposizione del museo è costituita da 1300 esemplari di gesso che spaziano dai gattini settecenteschi anneriti con il fumo di candela, la maschera funeraria del Conte Camillo Benso di Cavour e i busti realizzati a cera persa. Gli esemplari conservati nel museo provengono in gran parte dalla scuola di disegno e plastica “Carlo Vanni” e dalla donazione di Remo Molinari (1883-1973) discendente di un’importante bottega familiare di figurinai. Ad arricchire la raccolta hanno contribuito numerosi privati, in particolare di Coreglia. Il museo si presenta anche come centro studi permanente e laboratori grazie ai quali si può assistere, su appuntamento, alla creazione delle statuine di gesso. | |
Museo della Memoria | Borgo a Mozzano, | - | - | La costituzione del Museo risale al 1995, con le prime proposte per la formazione di un Comitato per il recupero e la valorizzazione delle fortificazioni della linea gotica presenti e ben conservate sul territorio. Il Museo, recentemente ristrutturato e riqualificato, è principalmente dedicato alla storia della barriera fortificata dai tedeschi dal settembre del 1944 all’aprile del 1945 che spezzò l’Italia in due. La collezione consiste in due sezioni suddivise tra la raccolta archeologica di oggetti che documentano la storia antica della Valle del Serchio e la sezione riservata agli eventi bellici della seconda guerra mondiale e alla costruzione della Linea Gotica. Nel museo si trovano anche reperti e manifesti d’epoca e testimonianze orali. La visita al museo va intesa come completamento alla visita dei percorsi lungo le fortificazioni costituite da gallerie, bunker, camminamenti e piazzole di tiro scavate nella roccia. | |
Museo civico del territorio "Antonio Mordini" | Barga, | - | - | Allestito nel trecentesco Palazzo Pretorio, che fu residenza dei Commissari e dei Podestà di 46003, il museo documenta gli aspetti paleontologici della Valle del Serchio, quelli archeologici del territorio e quelli artistici del medioevo e rinascimento. Nella collezione sono presenti reperti dalla preistoria alle epoche più recenti, numerosi fossili, corredi delle tombe liguri rinvenute nelle località di Castelvecchio Pascoli e Val di Vaiana oltre a piccoli idoli votivi in bronzo provenienti dalla vicina grotta di Castelvenere, arredi sacri e una sezione dedicata alle terrecotte policrome della bottega dei Della Robbia presenti in molte chiese di 46003. Scendendo nelle antiche prigioni, dove si trovano iscrizioni e graffiti lasciati dai prigionieri, recenti studi hanno permesso di ricostruire l’arredamento di una segreta e la sala delle torture. | |
MURF Museo multimediale delle Rocche e Fortificazioni della Valle del Serchio "Laura Risaliti" | Barga, | - | - | Si trova nel centro storico di 46003 ed è un innovativo strumento di conoscenza di un territorio dalla storia plurimillenaria. Il museo coniuga secoli di saperi e tradizioni alle tecnologie più avanzate. Attraverso dispositivi interattivi e un approccio evocativo, il visitatore può reperire notizie, consultare immagini e video che illustrano le vicende, le risorse e le tradizioni della Valle. Molti sono i percorsi e gli approfondimenti possibili. Lo sguardo può scorrere tra le imponenti rocche, i borghi, i monumenti, le antiche pievi, la natura, le tradizioni, usanze e mestieri, personaggi storici illustri tra cui Matilde di Canossa, Castruccio Castracani, Paolo Guinigi, Ludovico Ariosto. Il museo, il cui allestimento è in continua evoluzione, approfondisce la conoscenza della Valle del Serchio e fornisce informazioni utili per la visita sul territorio. | |
Casa Museo Giovanni Pascoli | Barga, | - | - | E’ la casa dove dimorò il poeta dal 1895 al 1912, anno della sua morte. La visita consente di cogliere appieno il sentire del poeta che qui produsse alcune delle opere più famose tra cui i Canti di Castelvecchio, ispirati proprio a quel luogo. La casa, sviluppata su tre piani, grazie all’impegno della sorella Maria, ha mantenuto l’aspetto del tempo in cui vi soggiornò Pascoli. Dopo la scomparsa del fratello, Maria continuò ad abitarvi in solitudine fino alla morte avvenuta nel 1953 e si rifiutò di installarvi luce elettrica e acqua corrente allo scopo di mantenerne l’integrità. Il centro focale della casa è dato dalla stanza, al secondo piano, con le tre scrivanie suddivise in base alla materia di scrittura: poesia latina, poesia italiana, scritti danteschi. Dall’altana si gode di un’ampio panorama su 46003. Nella cappella, attigua alla casa, sono sepolti il poeta e la sorella Maria in un’arca di marmo, opera di Leonardo Bistolfi. | |
Villa Webb | Bagni di Lucca, | - | - | In origine Villa Buonvisi, dal nome della famiglia che la fece edificare nel 1570, fu ceduta a John Webb nel 1812 ereditandone il nome. Nell’estate del 1822 vi soggiornò il famoso poeta inglese Lord George Gordon Byron e poco dopo anche Mary Shelley, celebre autrice del romanzo “Frankenstein”. La villa ospita un Museo disciplinare allestito con balestre, archibugi, spade e materiale militare, oltre alle antiche bandiere, dove è presente anche la ricostruzione della cucina cinquecentesca. Al primo piano è allestita un’esposizione di quindici tavoli da gioco in uso dal Cinquecento. L’ultimo piano ospita il Museo dell’Impossibile con una collezione privata di artefatti con presunti poteri magici, oggetti dell’occulto e reperti di vario genere. | |
Museo di Arte Sacra Benabbio | Bagni di Lucca, | - | - | Allestito nell’ex oratorio della SS. Trinità, il museo conserva, valorizza e promuove la conoscenza del patrimonio storico artistico proveniente dalla chiesa di Santa Maria Assunta e dal territorio di Benabbio. All’interno sono conservate opere e suppellettili liturgiche databili dal XIII al XVIII secolo tra cui un ciborio in marmo attribuito all’ambito di Matteo Civitali e le statue lignee dell’Annunciazione di Pietro D’Angelo, padre di Jacopo della Quercia. | |
MUdiC Museo di San Cassiano di Controne | Bagni di Lucca, | - | - | Il piccolo Museo si trova davanti alla chiesa di San Cassiano di Controne e conserva la suo interno quattro opere, ritenute importanti tasselli per lo studio della storia dell’arte italiana. Al centro della sala si trova il Cavaliere di Jacopo della Quercia, opera lignea policroma che rappresenta San Martino a Cavallo. Le altre due statue lignee rappresentano La Madonna Annunciata e l’Angelo annunciante, di autore sconosciuto, sono datate alla prima metà cel Trecento e testimoniano l’influenza di Giotto e della scultura gotica della Francia settentrionale. Il bacino ceramico, di provenienza islamica, è databile X-XI secolo e raffigura un falconiere a cavallo; in origine impiegato per ornare la facciata della chiesa di san Cassiano di Controne, oggi è sostituito da una copia. |
Teatri
Denominazione | Comune e indirizzo | Telefono | Descrizione |
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Teatro Alfieri | Castelnuovo di Garfagnana, Via Marconi | +39 0583 641007 | Il Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana è il più importante della valle del Serchio, secondo solo al “Giglio” di Lucca, in termini di grandezza. Nasce nel 1860, intitolato a Vittorio Emanuele II, grazie ad un gruppo di maggiorenti locali fra cui spiccano il conte Giovanni Carli e Antonio Vittoni. Il conte stesso progettò la struttura ispirandosi direttamente al teatro lucchese. Castelnuovo aveva già un piccolo teatro accademico: una sala posta al centro del paese, certo non prestigiosa, e poco adatta ad accogliere opere e melodramma. Per il nuovo teatro si sceglie un ampio terreno, fuori del centro abitato, nel pressi del borgo di Santa Lucia. L’edificio presenta un ampio atrio, la platea a forma di ferro di cavallo, tre ordini di 17 palchi più il loggione. Il palcoscenico era dotato di quinte, fondali e sipario dipinto; nel retropalco oltre ai camerini, esisteva un ricco corredo di macchine teatrali. “La straniera” di Vincenzo Bellini inaugura la prima stagione teatrale la sera del 22 Agosto 1860. In anni più recenti, da teatro diviene cinema, poi chiuso, fino a quando il Comune di Castelnuovo di Garfagnana lo acquista dagli ultimi proprietari per restituirlo, dopo la sua ristrutturazione, ai fasti originali. Il cartellone annuale degli spettacoli e ricco e di livello ed il teatro è tornato ad essere il centro di aggregazione culturale della città. |
Teatrino di Vetriano | Pescaglia, | - | Ufficialmente classificato nel Guinness dei primati come “Teatro storico pubblico più piccolo del mondo”, misura 71 metri quadrati ed ha una capienza di 85 posti. La sua storia risale al 1889 quando l’ingegnere Virgilio Biagini affidò alla comunità un fienile da adibire a teatro. Gli abitanti, perlopiù contadini, diedero vita ad una società paesana che si auto tassò per costruire il teatro. Grazie all’operosità degli abitanti il teatro fu costruito in un solo anno e, nel 1890, il palcoscenico potè ospitare le prime rappresentazioni. Si trattava di opere in prosa e commedie musicali spesso scritte e recitate dagli stessi abitanti ed era consuetudine che gli spettatori si portassero le sedie da casa. Venuta meno la società paesana il teatrino cadde in abbandono finché, nel 1997, gli eredi dell’ingegner Biagini lo donarono al FAI che lo restaurò. L’edificio ha una pianta trapezoidale, con un doppio ordine di balconate; ricavati sotto al teatro ci sono due camerini per il trucco, una sartoria e un piccolo deposito costumi. |
Teatro Alberto Bambi | Coreglia Antelminelli, | - | La tradizione teatrale a Coreglia ha origini che risalgono almeno al secondo o terzo decennio del XIX secolo. L’originario Teatro Micheli sorgeva in via della Penna con una platea che aveva un centinaio di posti su poltroncine ribaltabili con sedile di legno e una quarantina di posti erano sui palchetti. Le rappresentazioni della Filodrammatica erano quasi settimanali e intorno agli anno ’30, quando la stagione lo permetteva, si cominciò a recitare all’aperto, nel piazzale “Le Prada”. Dopo la guerra il luogo deputato per il teatro, fu la Casa del Fascio ubicata dove adesso c’è la caserma dei carabinieri, finché Alberto Bambi non costruì il teatro nel luogo dov’è ancora oggi. Il nuovo Teatro, ad aula unica, con platea ed ampio palco, oltre alla storica compagnia teatrale “I Raccattati”, ospita un importante cartellone di prosa. |
Teatro Cristoforo Colombo | Borgo a Mozzano, | - | Il teatro, costruito nel 1913, fu voluto da un gruppo di emigrati in America, di ritorno a Valdottavo alla fine dell’Ottocento. L’edificio, in stile liberty, ben rappresentava l’esigenza, degli emigrati di ritorno, di contribuire alla crescita del paese d’origine attraverso un edificio elegante e ricco nelle decorazioni. L’architetto Pietro Ricci, già professore al Reale Istituto di Belle Arti di Lucca, accolse l’incarico del completamento della progettazione e della facciata su cui si trovano le effigi di Colombo, Catalani, Boccherini. Il teatro fu inaugurato nel 1913 e, essendo stato costruito da cittadini emigrati in America, fu dedicato a Cristoforo Colombo. Negli anni ’60 l’interno dell’edificio fu modificato per adattarlo a sala cinematografica e, dopo anni di abbandono, l’Amministrazione comunale lo ha acquisito al patrimonio pubblico nel 1997 iniziando un’opera di restauro che, dal 2005, permette al teatro di essere nuovamente a disposizione della comunità. Il teatro ospita annualmente rassegne teatrali amatoriali, concerti musicali, spettacoli di cabaret. La platea e la galleria contengono 170 posti. |
Teatro dei Differenti | Barga, | - | Si trova nel centro storico di 46003 ed ospita 286 posti con un’ampia sala e tre ordini di palchi. La sua storia inizia nel 1668 quando l’Accademia degli Indifferenti, divenuta poi Accademia dei Differenti, si prefisse lo scopo di incrementare la passione per l’arte teatrale e di costruire un piccolo teatro che nel 1793 fu abbattuto e ricostruito sotto la direzione di Michele Lippi. Al suo interno furono realizzati tre ordini di palchi i cui decori furono affidati al Cav. Francesco Fontanesi, famoso pittore e scenografo del tempo. Il teatro fu inaugurato il 19 luglio 1795 con la rappresentazione de Il matrimonio segreto e l’opera buffa Giannina e Bernardone entrambe di Cimarosa. Il 26 novembre 1911 Giovanni Pascoli pronunciò qui il discorso “la grande proletaria s’è mossa”. Dal 1967 il teatro tornò al suo iniziale splendore grazie ad una intensa attività lirica e concertistica, e, con i coniugi inglesi Peter Hunt e Gillian Armitage, prese il via Opera 46003 che fece conoscere la cittadina in tutto il mondo come centro di produzione lirico e di formazione per giovani musicisti e cantanti lirici. Agli inizi degli anni ’80 il teatro fu chiuso a causa delle stringenti normative relative alla sicurezza, per riaprire dopo la ristrutturazione da parte dell’Amministrazione comunale. Oggi il Teatro dei Differenti continua l’importante tradizione culturale che negli ultimi anni ha portato a ricche stagioni di prosa, rassegne collaterali ed eventi speciali. |
Teatro Accademico | Bagni di Lucca, | - | Costruito nel 1790 da alcuni cittadini costituitisi in Accademia dei Provvidi, Nel corso dell’Ottocento il teatro ospita spettacoli sia lirici che di prosa. Con l’affievolirsi dell’interesse verso la cittadina termale, il teatro viene ceduto dall’Accademia al Comune e nel 1934 subisce diversi lavori per la sua trasformazione a cinema, fra cui la realizzazione della cabina di proiezione nel palco soprastante quello reale. Nel secondo dopoguerra il teatro viene chiuso ed ha inizio un lungo periodo di abbandono, interrotto dal restauro, intrapreso nel 1980, su progetto dell’ingegner Lisandro Gambogi di Lucca. L’edificio, che presenta le forme tipiche del teatro all’italiana, ha una platea ovoidale con 29 palchi suddivisi in due ordini e una loggia e, ad oggi, ospita una rassegna Teatro scuola dedicata alla formazione e un importante cartellone di prosa. |
Denominazione | Comune e indirizzo | Telefono | Descrizione |
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Teatro Alfieri | Castelnuovo di Garfagnana, Via Marconi | +39 0583 641007 | Il Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana è il più importante della valle del Serchio, secondo solo al “Giglio” di Lucca, in termini di grandezza. Nasce nel 1860, intitolato a Vittorio Emanuele II, grazie ad un gruppo di maggiorenti locali fra cui spiccano il conte Giovanni Carli e Antonio Vittoni. Il conte stesso progettò la struttura ispirandosi direttamente al teatro lucchese. Castelnuovo aveva già un piccolo teatro accademico: una sala posta al centro del paese, certo non prestigiosa, e poco adatta ad accogliere opere e melodramma. Per il nuovo teatro si sceglie un ampio terreno, fuori del centro abitato, nel pressi del borgo di Santa Lucia. L’edificio presenta un ampio atrio, la platea a forma di ferro di cavallo, tre ordini di 17 palchi più il loggione. Il palcoscenico era dotato di quinte, fondali e sipario dipinto; nel retropalco oltre ai camerini, esisteva un ricco corredo di macchine teatrali. “La straniera” di Vincenzo Bellini inaugura la prima stagione teatrale la sera del 22 Agosto 1860. In anni più recenti, da teatro diviene cinema, poi chiuso, fino a quando il Comune di Castelnuovo di Garfagnana lo acquista dagli ultimi proprietari per restituirlo, dopo la sua ristrutturazione, ai fasti originali. Il cartellone annuale degli spettacoli e ricco e di livello ed il teatro è tornato ad essere il centro di aggregazione culturale della città. |
Teatrino di Vetriano | Pescaglia, | - | Ufficialmente classificato nel Guinness dei primati come “Teatro storico pubblico più piccolo del mondo”, misura 71 metri quadrati ed ha una capienza di 85 posti. La sua storia risale al 1889 quando l’ingegnere Virgilio Biagini affidò alla comunità un fienile da adibire a teatro. Gli abitanti, perlopiù contadini, diedero vita ad una società paesana che si auto tassò per costruire il teatro. Grazie all’operosità degli abitanti il teatro fu costruito in un solo anno e, nel 1890, il palcoscenico potè ospitare le prime rappresentazioni. Si trattava di opere in prosa e commedie musicali spesso scritte e recitate dagli stessi abitanti ed era consuetudine che gli spettatori si portassero le sedie da casa. Venuta meno la società paesana il teatrino cadde in abbandono finché, nel 1997, gli eredi dell’ingegner Biagini lo donarono al FAI che lo restaurò. L’edificio ha una pianta trapezoidale, con un doppio ordine di balconate; ricavati sotto al teatro ci sono due camerini per il trucco, una sartoria e un piccolo deposito costumi. |
Teatro Alberto Bambi | Coreglia Antelminelli, | - | La tradizione teatrale a Coreglia ha origini che risalgono almeno al secondo o terzo decennio del XIX secolo. L’originario Teatro Micheli sorgeva in via della Penna con una platea che aveva un centinaio di posti su poltroncine ribaltabili con sedile di legno e una quarantina di posti erano sui palchetti. Le rappresentazioni della Filodrammatica erano quasi settimanali e intorno agli anno ’30, quando la stagione lo permetteva, si cominciò a recitare all’aperto, nel piazzale “Le Prada”. Dopo la guerra il luogo deputato per il teatro, fu la Casa del Fascio ubicata dove adesso c’è la caserma dei carabinieri, finché Alberto Bambi non costruì il teatro nel luogo dov’è ancora oggi. Il nuovo Teatro, ad aula unica, con platea ed ampio palco, oltre alla storica compagnia teatrale “I Raccattati”, ospita un importante cartellone di prosa. |
Teatro Cristoforo Colombo | Borgo a Mozzano, | - | Il teatro, costruito nel 1913, fu voluto da un gruppo di emigrati in America, di ritorno a Valdottavo alla fine dell’Ottocento. L’edificio, in stile liberty, ben rappresentava l’esigenza, degli emigrati di ritorno, di contribuire alla crescita del paese d’origine attraverso un edificio elegante e ricco nelle decorazioni. L’architetto Pietro Ricci, già professore al Reale Istituto di Belle Arti di Lucca, accolse l’incarico del completamento della progettazione e della facciata su cui si trovano le effigi di Colombo, Catalani, Boccherini. Il teatro fu inaugurato nel 1913 e, essendo stato costruito da cittadini emigrati in America, fu dedicato a Cristoforo Colombo. Negli anni ’60 l’interno dell’edificio fu modificato per adattarlo a sala cinematografica e, dopo anni di abbandono, l’Amministrazione comunale lo ha acquisito al patrimonio pubblico nel 1997 iniziando un’opera di restauro che, dal 2005, permette al teatro di essere nuovamente a disposizione della comunità. Il teatro ospita annualmente rassegne teatrali amatoriali, concerti musicali, spettacoli di cabaret. La platea e la galleria contengono 170 posti. |
Teatro dei Differenti | Barga, | - | Si trova nel centro storico di 46003 ed ospita 286 posti con un’ampia sala e tre ordini di palchi. La sua storia inizia nel 1668 quando l’Accademia degli Indifferenti, divenuta poi Accademia dei Differenti, si prefisse lo scopo di incrementare la passione per l’arte teatrale e di costruire un piccolo teatro che nel 1793 fu abbattuto e ricostruito sotto la direzione di Michele Lippi. Al suo interno furono realizzati tre ordini di palchi i cui decori furono affidati al Cav. Francesco Fontanesi, famoso pittore e scenografo del tempo. Il teatro fu inaugurato il 19 luglio 1795 con la rappresentazione de Il matrimonio segreto e l’opera buffa Giannina e Bernardone entrambe di Cimarosa. Il 26 novembre 1911 Giovanni Pascoli pronunciò qui il discorso “la grande proletaria s’è mossa”. Dal 1967 il teatro tornò al suo iniziale splendore grazie ad una intensa attività lirica e concertistica, e, con i coniugi inglesi Peter Hunt e Gillian Armitage, prese il via Opera 46003 che fece conoscere la cittadina in tutto il mondo come centro di produzione lirico e di formazione per giovani musicisti e cantanti lirici. Agli inizi degli anni ’80 il teatro fu chiuso a causa delle stringenti normative relative alla sicurezza, per riaprire dopo la ristrutturazione da parte dell’Amministrazione comunale. Oggi il Teatro dei Differenti continua l’importante tradizione culturale che negli ultimi anni ha portato a ricche stagioni di prosa, rassegne collaterali ed eventi speciali. |
Teatro Accademico | Bagni di Lucca, | - | Costruito nel 1790 da alcuni cittadini costituitisi in Accademia dei Provvidi, Nel corso dell’Ottocento il teatro ospita spettacoli sia lirici che di prosa. Con l’affievolirsi dell’interesse verso la cittadina termale, il teatro viene ceduto dall’Accademia al Comune e nel 1934 subisce diversi lavori per la sua trasformazione a cinema, fra cui la realizzazione della cabina di proiezione nel palco soprastante quello reale. Nel secondo dopoguerra il teatro viene chiuso ed ha inizio un lungo periodo di abbandono, interrotto dal restauro, intrapreso nel 1980, su progetto dell’ingegner Lisandro Gambogi di Lucca. L’edificio, che presenta le forme tipiche del teatro all’italiana, ha una platea ovoidale con 29 palchi suddivisi in due ordini e una loggia e, ad oggi, ospita una rassegna Teatro scuola dedicata alla formazione e un importante cartellone di prosa. |
Denominazione | Comune e indirizzo | Telefono | Descrizione | Orario Apertura | |
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Fortezza di Mont'Alfonso | Castelnuovo di Garfagnana, | +39 0583 643201 | montalfonso@provincia.lucca.it | La Fortezza di Mont’Alfonso è’ situata sulla sommità di un colle che guarda la città di Castelnuovo di Garfagnana, con una vista a 360° che spazia dalle Alpi Apuane, con il gruppo delle Panie, fino all’Appennino Tosco-Emiliano. Costruita su un preesistente borgo medievale, cambiò nome, da Rocca di Monti a Fortezza di Mont’Alfonso, in occasione della visita al cantiere in costruzione del Duca Alfonso II d’Este, che finalmente aveva accolto le istanze degli abitanti di Castelnuovo di avere un rifugio sicuro in caso di attacco nemico. I cittadini contribuirono con 30.000 scudi alla costruzione della Fortezza progettata dall’architetto estense Marco Antonio Pasi. I lavori iniziarono nel 1579 e terminarono in soli sei anni. Per i suoi 1120 metri di circuito murario, dotato di ben 7 baluardi, per l’importanza storica e le soluzioni architettoniche militari innovative adottate, Mont’Alfonso è l’esempio più evoluto e più significativo di nucleo fortificato dell’intera Valle del Serchio. Dentro la cinta muraria furono riutilizzate le vecchie case dell’antico paesino di Monti e vennero costruiti diversi edifici per accogliere la guarnigione, come il “Quartiere del Maggiore”, il “Quartiere del Capitano”, una piccola fonderia per la forgia delle armi, i magazzini, gli alloggi per la guarnigione, l’osteria ed altre costruzioni minori. Venduta a privati alla fine dell’800, divenne un podere agricolo poi abbandonato, fino a quando i suoi ruderi vennero acquistati nel 1980 dalla Provincia di Lucca, che l’ha restituita alla cittadinanza dopo importanti lavori di restauro sia della cinta muraria che degli edifici rimasti. Oggi la Fortezza di Mont’Alfonso è sede di uffici dell’Amministrazione Provinciale e del Parco delle Alpi Apuane, sede di mostre permanenti, di feste e di occasioni culturali. | Apertura:Tutto l'anno |
borgo fortificato di Sassorosso | Villa Collemandina, Sassorosso | - | - | Come un piccolo presepe addossato ad uno sprone di marmo rosso, il paese deve il suo nome alla particolare tonalità rosata delle pietre con cui sono costruite le case e la chiesa di San Michele, colore che si accentua alla luce del tramonto. I larghi terrazzamenti prativi che degradano verso la vallata, creano un netto contrasto con le ripide balze e i profondi precipizi che incombono sulla gola del Fiume di Corfino. | |
Fortezza delle Verrucole | San Romano in Garfagnana, Verrucole | - | info@fortezzaverrucoleaecheopark.it | Di origine medievale, potenziata nel Rinascimento e abitata fino ai secoli più recenti, la Fortezza delle Verrucole è uno dei monumenti più rappresentativi del sistema delle fortificazioni militari del ducato estense in Garfagnana. Grazie ad un importante progetto di restauro, avviato nel 1986, con il suo acquisto da parte del Comune di San Romano in Garfagnana, oggi la Fortezza è un museo vivente, con guide-reenactors che interpretano la vita del castello nel XIII secolo. Invincibile nella sua posizione arroccata su di uno sperone roccioso, oggi la Fortezza è, invece, accessibile a tutti grazie al trenino a cremagliera che risale le ripide pendici del colle su cui è costruita. | |
Borgo di Sillico | Pieve Fosciana, Sillico | - | - | Il borgo di Sillico è ricordato in un documento del 952 come comunità soggetta alla pievania di Pieve Fosciana. Fu il primo paese della Garfagnana nel 1429 a fare atto di dedizione agli Estensi di Ferrara, ottenendo sgravi fiscali, e il potenziamento delle mura difensive. Posto sui contrafforti appenninici che sovrastano il piano della Pieve, è un osservatorio ideale su tutta la valle, in posizione strategica e in diretto rapporto visivo con il borgo fortificato di Castiglione di Garfagnana e la Fortezza di Mont’Alfonso a Castelnuovo Garfagnana. Il paese, ricco di edifici antichi fra cui alcuni importanti palazzi rinascimentali, e la parrocchiale dedicata a San Lorenzo, si sviluppa ad anelli concentrici intorno alla collina, alla cui sommità si trova la torre medioevale a pianta quadrangolare, oggi in condizioni di rudere. Due gli accessi al borgo che vengono chiusi da possenti porte durante la Festa Rinascimentale dedicata ai banditi del Sillico, capitanati dal Moro, personaggio citato anche nelle lettere di Ludovico Ariosto al Duca d’Este. Il Moro ha dato il suo nome a una rete di sentieri e facili passeggiate ad anello che partono dal borgo. | |
Ruderi di Castelvecchio | Piazza al Serchio, Via Roma, 3 | - | - | Nella località di Sala, antico borgo Longobardo ormai inglobato nel centro abitato di Piazza al Serchio, si trova uno dei più antichi “Castrum” della Garfagnana: Castelvecchio (Castrum Vetus) o Castello di Sala. Nel corso dei secoli il fortilizo viene spesso citato con nomi diversi. Adagiato sopra un’imponente “Doglione” (grossi cunei di materiale vulcanico che emergono dal letto del fiume), alla confluenza di due rami del Serchio quello di Soraggio e quello di S.Michele, venne utilizzato fin dai tempi dei Romani per sorvegliare l’antiche vie di comunicazione provenienti da Luni e dalla bassa Valle del Serchio dirette verso il nord. Il Castello di Sala ricoprì un ruolo importante fin dall’epoca Bizantina. Narsete (478 – Roma, 574 generale bizantino) dopo la cacciata dei Goti, volendo proteggere Lucca da eventuali invasioni provenienti da nord, realizzò in Garfagnana un sistema difensivo composto da quattro castelli, lasciandovi in ognuno di loro un presidio, il castello di Sala “Castellum Garfagnanae”, il castello di Castelnuovo Garfagnana “Castrum Novum”, il castello di Pieve Fosciana “Castellum Noverise” ed infine quello di Castiglione Garfagnana “Castrum Castilione”. Con l’arrivo dei Franchi il castello, citato come “Castrum Salae Episcopi” e alcune delle sue terre, vennero cedute al Vescovo di Luni, ma successivamente con l’insediamento in Lucca dei Longobardi, i Vescovi di Lucca, interessati a Piazza al Serchio riuscirono in vari periodi ad acquistare il “Castrum” e le sue terre, instaurando “La Contea di Piazza e Sala” e a tenerla in Feudo per ben 900 anni. Dopo il Mille, le continue guerre fra Lucca, Pisa e i Malaspina, sempre pronti ad impossessarsi dell’alta Gargagnana, misero in difficoltà il Vescovato di Lucca che, per mantenere i propri privilegi feudatari sulla Contea, fu costretto più di una volta a ricorrere all’intervento dell'Imperatore (Federico Barbarossa 1155, Enrico VI 1194, Ottone IV 1209 e infine Carlo IV 1355). Castelvecchio in epoca medievale si trovò spesso al centro di battaglie scatenate dalle principali potenze militari toscane presenti nella regione, nel XV° secolo con l’arrivo degli Estensi in Garfagnana la situazione politica sembrò stabilizzarsi, ma quando questi ultimi entrarono in conflitto con la Curia Romana, le operazioni belliche nella zona ripresero. Alcuni uomini dei castelli della Vicaria di Camporgiano si rifiutarono di tornare sotto Lucca, chiedendo protezione al Marchese di Ferrara Leonello D’Este. Per ritorsione verso i Lucchesi e il loro Vescovo s’impadronirono di Sala assaltando e distruggendo Castelvecchio. Al Vescovato di Lucca ci vollero 30 anni di reclami e l’intervento del Pontefice per ripristinare la Contea, che terranno fino alla fine del XVIII° secolo. Il castello fu abbandonato già in epoca rinascimentale, utilizzato in seguito come terreno agricolo e castagneto. Castelvecchio, i cui ruderi sommersi dalla vegetazione sono rimasti pressoché irriconoscibili per secoli, è stato oggetto di un importante intervento di recupero che ha reso l'area nuovamente fruibile ed utilizzabile come spazio pubblico per eventi e manifestazioni. Oggi è pienamente recuperata la cortina esterna, ormai ridotta (nei punti più alti raggiunge i due metri di altezza), di forma trapezoidale irregolare con il vertice rivolto al nord, l'unica porta di accesso aperta nella cortina sud, la più corta, è perduta salvo per le feritoie poste a sua difesa. Sono identificabili anche le fondazioni di alcuni edifici interni al perimetro che costituivano le strutture di servizio. | |
Rocca di Sassi | Molazzana, | - | - | Il campanile di Sassi che appare improvviso a strapiombo sulla strada provinciale di Arni, fa parte di un sistema fortificato, nato intorno all’anno 1000, che includeva anche la Chiesa di San Frediano fatta costruire, secondo la tradizione, dalla Contessa Matilde. La rocca, in origine feudo dei nobili Porcaresi e in seguito acquistata dai lucchesi, venne distrutta nel 1370 a causa di una ribellione dei suoi abitanti. Immediatamente riedificata dai lucchesi per la sua importanza strategica, passò nel XV secolo al Ducato Estense che ne fece uno dei cardini del sistema delle fortificazioni erette a difesa della “Provincia di Garfagnana”. Nel 1537 il Duca Ercole II a causa degli alti costi nella sua gestione, smilitarizzò la rocca, da allora in poi inizia il suo declino e già nel 1600 risulterà semi-distrutta. Oggi grazie all’intervento dello Stato con il Progetto Ducato Estense, i ruderi della rocca sono stati recuperati e la passeggiata dal paese alla sommità della rupe, è assolutamente da non perdere per il panorama che da qui si apre sul gruppo delle Panie e la Valle della Turrite. | |
Borgo fortificato di Cascio | Molazzana, Cascio | - | - | In origine fuedo dei nobili Porcaresi, fu comprata nel 1292 dal comune di Lucca che vi eresse una piccola rocca. Con il passaggio al Ducato Estense, Cascio divenne una zona nevralgica di confine e per questo, nel XVII secolo, venne cinta da nuove e più possenti mura e assunse l’aspetto di cittadella fortificata che ancora oggi la contraddistingue. A forma di quadrilatero irregolare, le mura, lunghe 725 braccia, erano fiancheggiate da cinque torrioni semicircolari e da due garitte per le sentinelle. Cascio lega il suo nome ad una eccellenza gastronomica della Garfagnana, la famosa “Criscioletta”, festeggiata nella sagra paesana, nata nel 1969, in onore del patrono San Lorenzo. | |
Rocca estense di Molazzana | Molazzana, | - | - | La rocca di Molazzana costituisce il nucleo centrale del paese da cui prende il nome, qualificandosi come la struttura architettonicamente più rilevante dell’insediamento, edificato su di una propaggine rocciosa lungo il versante sud est del Montealtissimo. Il circuito, là dove si mostra ancora integro, si presenta con alte cortine murarie in pietrame e con merlature in larga parte ricostruite nel Novecento, che circondano l’antica rupe spianata in sommità. Questa parte sommitale fu trasformata in parco delle Rimembranze e piantumata con cipressi in seguito ai danni del devastante terremoto del 1920. Di un secondo recinto murario che circondava la rocca si sono perdute le tracce, mentre il loro andamento curvilineo è leggibile dal profilo concentrico dell’abitato sottostante. Degli edifici originariamente presenti sul terrazzamento sommitale è rimasto il solo campanile della prima chiesa di San Bartolomeo (demolita nel 1855 e riedificata più in basso) e un edificio residenziale visibilmente rimaneggiato. | |
Borgo fortificato di Perpoli | Gallicano, | - | - | Perpoli, piccola frazione nel comune di Gallicano, sorge sopra un colle terrazzato che sovrasta il corso del fiume Serchio tra Castelnuovo di Garfagnana e Gallicano. Da sempre un punto strategico per il controllo della valle tanto da essere fortificato con una doppia cinta muraria. Della prima, medievale, collocata nella parte più alta del borgo, rimane solo un basso muro, mentre quella rinascimentale, più esterna, è caratterizzata da una grandiosa porta di ingresso in pietra detta Arco di Perpoli. All’interno del borgo si trovano due Chiese, poste una di fronte all’altra. La più antica ha origine longobarda e in mezzo sorge l’antica torre campanaria | |
Rocca Estense di Trassilico | Gallicano, | - | - | Trassilico, a sud della Garfagnana, segna la zona il confine più meridionale degli antichi Stati estensi. Se ne ha notizia fin dal 740, quando un certo chierico longobardo, Gunduald, vi acquistò un pezzo di terra. Successivamente feudo della famiglia dei Porcaresi, i quali si pensa che abbiano costruito l’originaria Rocca, dal XV secolo è stato dominio degli Este, come gran parte della Garfagnana, e sede amministrativa di una vicaria. In Rocca, infatti, risiedeva un podestà nominato dalla comunità, si amministrava la giustizia e si riunivano i parlamenti degli antichi comuni del circondario: Cascio, Molazzana, Brucciano, Calomini, Vergemoli, Fornovolasco, Gragliana, Fabbriche, Valico Sotto e Valico Sopra. Grazie anche alla storica importanza strategica del luogo e alle funzioni militari e amministrative della Rocca, il paese ha dato i natali, nei tempi passati, al naturalista Antonio Vallisneri, al fisico Leopoldo Nobili e al poeta Giovanni Pierelli. La Rocca, da poco restaurata nella cinta muraria e nel severo torrione, fa bella mostra di sé al culmine del colle di Trassilico. Da Trassilico si scorge, oltre a una buona parte della Garfagnana meridionale, anche una vista unica sulle Alpi Apuane. Non si può non notare, prima di entrare in paese, un’artistica fontana-lavatoio con fregi ed iscrizioni in pietra. Ai margini del paese la maestosa Chiesa di San Pietro, con una bellissima tavola cinquecentesca, da poco restaurata, di Simone Carretta. Va poi visitata la Rocca, con il suo torrione severo ed esposto alle intemperie. Fulvio Testi, poeta seicentesco e Governatore di Garfagnana, ricordava ai suoi tempi che i venti particolarmente sono stati orribili, sì che facevano tremare la Rócca, le cui muraglie sono grosse 6 braccia, e queste non sono favole. Sulla fontana-lavatoio, poco fuori del paese, con lettere scolpite in pietra sotto gli emblemi vicariali ed estensi, in un italiano spagnoleggiante, si invitavano le donne a tenere a freno la lingua, ricordando che “non es fuogo che mas arda come lingua che mas habla”. | |
Rocca di Ceserana e Chiesa di Sant'Andrea | Fosciandora, | - | - | Ceserana, con il paese addossato alla chiesa e alla rocca, sorge sulla riva sinistra del Serchio, nella parte meridionale dell’antica provincia estense di Garfagnana. La Chiesa di Sant’Andrea è citata in una bolla papale del 1168, e anche se rimaneggiata conserva i suoi caratteri romanici con un’abside in cui sono inseriti capitelli scolpiti e strette monofore. La parrocchiale si trova dentro la struttura difensiva, e il campanile è stato ricostruito probabilmente sui ruderi di una torre medievale. Enclave sottomessa agli Este in territorio prevalentemente lucchese, ha da sempre necessitato di un sistema di difesa efficiente, soprattutto per contrastare gli attacchi mossi dal soprastante paese di Lupinaia. Risale alla seconda metà del Quattrocento la ristrutturazione dell’antico fortilizio, anche per garantire la resistenza delle originarie mura, strette ed alte, alla potenza di fuoco dell’artiglieria dell’epoca. Occupata anche da banditi della stirpe del Moro del Sillico, nel XVII secolo fu di nuovo restaurata, dotandola di torrioni semicircolari che ancora si vedono. Nel 1983 il Comune di Fosciandora ha acquistato, dai discendenti dell’ultimo castellano settecentesco, il forte, riportandolo alla vista nell’originaria forma e dimensioni. Il colle di Ceserana e la bianca Chiesa di Sant’Andrea non possono non notarsi, fin dal fondovalle, e invitano a salire per una breve visita. A destra della chiesa si può notare un fabbricato che, in origine destinato ad abitazione del parroco, divenne poi sede del castellano fino a che, nel 1983, i discendenti dell’ultimo comandante, decisero di vendere il fortilizio al Comune di Fosciandora. Tutto attorno il camminamento del corpo di guardia, le torri semicircolari, il pozzo con la cisterna per l’acqua e le feritorie, soprattutto rivolte verso Lupinaia, antica rivale lucchese. Da godere l’abside di Sant’Andrea, dotata distrette feritoie e capitelli romanici finemente scolpiti. | |
Rocca e Borgo fortificato di Castiglione di Garfagnana | Castiglione di Garfagnana, | +39 347 2789387 | prolococastiglionegarf@gmail.com | Il Castello del Leone, antico nome di Castiglione di Garfagnana, è un paese fortificato, ancora intatto e austero, è posto in una posizione strategica a controllo della strada che conduce al passo di San Pellegrino, via di collegamento con il nord d’Italia, oltre l’Appennino. Il destino di Castiglione, a differenza della maggior parte dei paesi di Garfagnana, è sempre stato legato a Lucca fin dal 1371, non essendosi mai sottomesso, pur subendo non pochi attacchi, agli Estensi. Sono del XV secolo le mura e i maestosi torrioni che circondano il centro abitato, costruiti a ulteriore difesa della Rocca, oggi residenza privata, che si innalza elegante sopra i tetti delle case ed è dotata di ulteriori tre torri. All’interno della cinta muraria, due importanti chiese: San Pietro, che risale all’epoca longobarda, e la quattrocentesca San Michele, che conserva una bellissima tavola dipinta della Madonna con Bambino di Giuliano di Simone del 1389 e un crocifisso ligneo proveniente, secondo la tradizione, dall’antica Chiesa di San Cristoforo del Castello di Verrucchia, distrutto nel XIV secolo nelle guerre tra pisani e lucchesi. Leggenda vuole che la strega del castello, la notte prima della sua devastazione, girando di casa in casa avvisò i compaesani battendo sulla catena del caminetto e gridando: “lo dico a te catena, perché lo sappia Maddalena che stanotte a mezzanotte la fortezza di Verrucchia sarà distrutta!” Castiglione fa parte del circuito I borghi più belli d’Italia e l’appellativo è pienamente meritato. Il percorso di visita da seguire dentro le mura diventa naturalissimo se si entra da una delle porte del castello, seguendo poi lo sviluppo delle mura. I torrioni dell’Orologio, della Brunella, dei Fattori, di San Michele e di San Pietro si susseguono, uno dopo l’altro, sovrastati dalla severa Rocca che si può visitare solo su prenotazione presso la Pro-Loco. Dal baluardo della Torricella si domina il paese e lo sguardo spazia dalle Apuane all’Appennino. | |
Ponte Medievale | Castiglione di Garfagnana, | - | - | A poche centinaia di metri dal borgo fortificato di Castiglione di Garfagnana, si trova il ponte medievale dei Molini. Costruito nel XIV secolo, probabilmente insieme alla strada voluta da Spinetta Malaspina per collegare il paese con Chiozza e San Pellegrino in Alpe, il ponte presenta un’unica arcata a sella d’asino. Il Fiume di Castiglione, detto anche Esarulo,ebbe nei secoli passati anche altre denominazioni e spesso era chiamato secondo il territorio della comunità che attraversava, “fiume di Valbona”, “fiume dell’Isola”, “fiume di Pontardeto” , sempre ricco di acque, alimentava numerosi mulini lungo il suo corso. | |
Torre della Brunella | Castiglione di Garfagnana, Via G. Marconi, 51-53 | - | - | - | |
Torre dell'Orologio | Castiglione di Garfagnana, | - | - | - | |
Ponte Castruccio (Santa Lucia) | Castelnuovo di Garfagnana, | - | - | Il ponte di Santa Lucia, di fondazione anteriore al precedente, è sempre in arenaria a due arcate uguali a tutto sesto ma di più maestose proporzioni, con parapetti e pila centrale con contrafforte e rostro tagliacque. Mentre nel primo l’attraversamento è solo pedonale, il secondo è carrabile anche con dei piccoli automezzi. | |
Rocca Estense di Camporgiano | , Via della Rocca 2 | +39 3472270512 | info@laroccadicamporgiano.it | La Rocca di Camporgiano fu costruita intorno al XV secolo dalla potente famiglia di Ferrara ed è collocata su un rilievo roccioso dirimpetto alla Fortezza delle Verrucole, posizionata sull’altra sponda del Serchio. Due possenti capisaldi a controllo della principale via di accesso alla Garfagnana. Un tempo cuore difensivo del borgo, oggi la rocca non conserva molto della sua struttura originaria anche a causa dei danni subiti durante il terremoto del 1920. La cinta muraria, coronata da un camminamento per la ronda, è dotata di due grossi torrioni che costituiscono la parte più significativa della fortificazione, all’interno delle mura sono ancora visibili la base della torre campanaria della Chiesa Romanica di San Sisto e alcune porzioni delle mura medioevali, che costituivano il nucleo più antico della fortificazione. Oggi la rocca di Camporgiano è di proprietà privata, ma nel suo torrione principale si può visitare la Civica Raccolta di Ceramiche Rinascimentali, una collezione di preziose ceramiche risalenti dal XIV al XVI secolo, cioè dal Basso Medioevo al Rinascimento, ritrovate nei pozzi da butto durante i lavori di restauro. | Apertura:solo su prenotazione |
Castello di 46022 | Pescaglia, | - | - | Alle pendici del Monte Cuculiera era possibile controllare le vie che dalla valle della pedona conducevano verso la Versilia , la Garfagnana e la Valfreddana. L’imponente fortezza rinascimentale si trova sulla sommità dell’altura che domina il paese | |
Castello di Ghivizzano | Coreglia Antelminelli, | - | - | A causa della scarsa documentazione non sappiamo quando venne costruita la prima fortificazione in muratura. La famiglia dei Bizzarri e poi degli Antelminelli, per molti anni conservarono il dominio dell’area di Coreglia. Nel 1272 tutta la zona passò sotto la giurisdizione di Lucca e Ghivizzano divenne uno dei trentasei paesi che formarono la Vicaria di Coreglia. Ai primi del Trecento Castruccio Castracani degli Antelminelli, divenuto Signore di Lucca, per difendere la Garfagnana ristrutturò diverse fortificazioni tra le quali la Rocca di Ghivizzano. Ristrutturò l’intera fortificazione, compresa la torre, alta 25 metri, e vi costruì accanto una caserma denominata ‘Casa del capitano del Popolo’ per ospitare la guarnigione di circa 40 soldati. Cinse l’intero borgo con delle mura e costruì un palazzo cui mura ospitarono per secoli personaggi illustri come Paolo Guinigi e Francesco Sforza. | |
Castello di Coreglia | Coreglia Antelminelli, | - | - | La prima traccia scritta dell’esistenza del castello si trova in un documento del 1048 custodito all’Archivio arcivescovile di Lucca, ma l’origine risale all’epoca romanica. All’inizio del XI secolo il castello aveva dimensioni ridotte rispetto ad oggi, comprendeva una fortezza addossata ad una torre e una piccola cinta muraria che racchiudeva altre due torri. Quando la prima fortezza fu abbattuta per costruire la chiesa dedicata a San Michele, la torre addossata alla prima fortezza fu alzata e trasformata in campanile e per difendere il castello fu eretta una nuova rocca nel punto più alto del colle. Oltre a queste fortificazioni il castello di Coreglia fu dotato di una serie di gallerie sotterranee in grado di collegare i vari punti strategici del complesso, permettendo rapidi spostamenti e via di fuga nascosti. Verso la metà del XV secolo il castello fu potenziato con quattro grandi bastioni, uno di questi è la Penna che dall’alto di uno sperone di roccia dominava l’intera valle. | |
Ponte del Diavolo o Ponte della Maddalena | Borgo a Mozzano, | - | - | La costruzione di un ponte che mettesse in collegamento le due sponde del Serchio si deve alla volontà della contessa Matilde di Canossa a cavallo tra l'XI e il XII secolo, ma le fattezze attuali si devono al rifacimento di Castruccio Castracani, signore di Lucca all'inizio del XIV secolo. Il ponte rimase intatto fino al 1836, quando una violenta piena del Serchio vi arrecò gravi danni. All'inizio del 1900 fu invece aperto un nuovo arco nella parte terminante ad ovest per il passaggio della ferrovia Lucca-Aulla. Il Ponte della Maddalena è comunemente identificato come "Ponte del Diavolo". Come altre imprese che ai coevi parevano impossibili, la leggenda popolare ne attribuisce la costruzione al diavolo, truffato in vari modi. Altra leggenda divenuta molto conosciuta anche grazie al Festival di Halloween Celebration, che ogni notte del 31 ottobre la rievoca sul Ponte, è quella legata a Lucida Mansi, una nobildonna lucchese che vedendo il suo corpo invecchiare di giorno in giorno vendette la propria anima al diavolo in cambio di trent'anni di bellezza. | |
Linea Gotica | Borgo a Mozzano, | - | - | Tra il 1943 e il 1944 i comandanti dell’esercito tedesco decisero di costruire una formidabile linea difensiva dall’Adriatico al Tirreno (320 Km da Viareggio a Rimini): la Linea Gotica. L’opera fu affidata all’organizzatore Todt che, con la manodopera di migliaia di uomini, in un anno costruì le fortificazioni che a 46004, Anchiano e Domazzano sono ancora esistenti e ben conservate: bunker, piazzole antiaeree, camminamenti, valli anticarro | |
La rocca di Mozzano | Borgo a Mozzano, | - | - | Nel punto più alto del paese sorgono le rovine dell’antico castello dei Suffredinghi. Sono visibili alcuni tratti di mura con feritoie di avvistamento verso la Valle del Serchio e della Val di Lima. I ruderi più imponenti sono quelli della torre cilindrica della quale rimane solo la base. Non abbiamo fonti d’archivio sulla costruzione del castello della Rocca ma sappiamo che il castello esisteva nel 1171 quando i lucchesi lo utilizzarono nelle lotte contro i pisani. | |
Bargliglio (Cune) | Borgo a Mozzano, | - | - | Sul monte Bargiglio, oltre l’oratorio romanico di San Bartolomeo, si trovano i resti di un’antica torre di segnalazione le cui prime notizie risalgono alla fine del XIV secolo. La torre del bargiglio fu chiamata ‘occhio di Lucca’ perché, grazie alla posizione geografica, poteva controllare un vasto territorio da Castiglione Garfagnana a Lucca. A Lucca, nella parte occidentale di piazza Napoleone si trovava il fulcro del sistema di avvistamento, ossia la torre del palazzo pubblico che era collegata all’ufficio del governo con un passaggio sopraelevato. La torre del Bargiglio doveva essere di forma cilindrica. Nelle rappresentazioni grafiche che si trovano nei documenti dell’Archivio di Stato di Lucca, troviamo una torre a base quadrata (fine secolo XVI) e una a base circolare (1664). All’interno della torre c’era una scala che conduceva alla cisterna della raccolta dell’acqua piovana. | |
Castello di Sommocolonia | Barga, | - | - | Arroccato sulle pendici dell’Appennino, Sommocolonia si trova a circa 7km da 46003. La prima fortificazione può essere attribuita ai romani ma le prime notizie risalgono al XIII secolo. Antico avamposto romano, in epoca longobarda venne ampliato e ricostruito in muratura, mentre ulteriori modifiche furono apportate in epoca medievale. La rocca, collocata sul punto più alto del colle, era divisa in due parti: la zona nord detta “orto di rocca”, utilizzata per scopi agricoli, e la zona sud chiamata “piazza di rocca” adibita ad usi militari e civili. Sommocolonia poté contare su una fortificazione turrita a doppia cinta con un’unica porta di accesso ubicata nella parte bassa del paese; ogni lato del perimetro disponeva di una torre a base quadrata al cui interno furono ricavate cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Durante la seconda guerra mondiale, il 26 dicembre del 1944 Sommocolonia fu teatro dell'"Operazione Wintergewitter", una limitata offensiva condotta sulla Linea Gotica dalle forze italo-tedesche contro le truppe statunitensi (92ª Divisione "Buffalo"), appoggiate dai partigiani della XI zona. Ci furono oltre 150 caduti tra le forze alleate (tra cui John Robert Fox, insignito della medaglia d'onore statunitense) e 7 vittime tra i civili, mentre oltre il 50% degli edifici furono distrutti dai bombardamenti. Il piccolo Museo del paese raccoglie il materiale bellico rinvenuto e la memoria collettiva di Sommocolonia. | |
Castello di 46003 | Barga, | - | - | La sua storia risale al lontano 180 A.C. con i Romani, ma questo borgo è particolarmente conosciuto e legato al periodo storico di molti secoli dopo, al nome di Matilde di Canossa e, con la morte di Castruccio Castracani, Signore di Lucca, all’unione con la Repubblica Fiorentina, grazie alla quale ottenne numerosi benefici economici. Il centro storico all’interno della cinta muraria è percorso da lastricati: ci sono i negozi di prodotti tipici, i palazzi, le piazzette perfettamente mantenute, Il Teatro dei Differenti, il Museo Multimediale delle Rocche e delle Fortificazioni, le piccole osterie, e infine, nella parte più alta del borgo, l’imponente Duomo di San Cristoforo risalente all’XI secolo e finito nel XVI secolo. Fin dalle origini, i barghigiani considerarono il Duomo il simbolo proprio di libertà e indipendenza. All’inizio del Mille, la piccola chiesetta fortificata divenne anche il luogo dove la comunità si riuniva in assemblea per discutere questioni importanti, sia economiche che politiche. Le prime assemblee vennero tenute sul prato alla destra della chiesa, chiamato ancora oggi l’Arringo; in seguito questo parlamento iniziò a riunirsi dentro la chiesa. Allo sviluppo demografico del borgo corrispose uno sviluppo edilizio di questa chiesetta tale da trasformarsi quasi in cattedrale. | |
Rocca di Lucchio | Bagni di Lucca, | - | - | L’origine della rocca di Lucchio resta sconosciuta. L’attuale struttura probabilmente fu realizzata tra il XI e il XII secolo, con lo scoppio dei primi conflitti comunali. Ulteriori rafforzamenti furono eseguiti durante il XIV secolo. Lucchio fu una delle ultime Terre della valle a finire sotto l’influenza lucchese, come dimostra un documento del 1257, nel quale risulta esser governato da un proprio Podestà come un normale Comune Libero di quel periodo. Nello statuto lucchese del 1308 Lucchio risulterà completamente assoggettato a Lucca e da allora fino ai nostri giorni, eccetto brevi periodi storici, rimarrà sotto la sua giurisdizione. Con la salita al potere a Lucca del condottiero Castruccio Castracani degli Antelminelli, fu mossa guerra a Pistoia nel tentativo di contrastare il sempre più dilagante potere fiorentino. La rocca di Lucchio così divenne fondamentale per la conquista ed il controllo della montagna pistoiese. | |
Castello di Casoli | Bagni di Lucca, | - | - | Casoli è uno dei borghi più antichi della Val di Lima. Nato attorno a una fortificazione eretta nella parte più alta della collina, il primo Castellare era in grado di offrire riparo alla popolazione Ligure Apuana. Le rovine oggi costituiscono uno dei più interessanti complessi litici della provincia di Lucca. | |
Castello di Benabbio | Bagni di Lucca, | - | - | I ruderi del castello si trovano nella parte alta del paese di Benabbio. Una cinta muraria in arenaria corre lungo l’area sommitale cingendo una vasta superficie comprendente la chiesa castellana dedicata a San Michele. Quelli che restano oggi sono residui delle fortificazioni, dove sono ancora identificabili alcuni ambienti addossati alla cinta e il pozzo o cisterna del castello. |
Rocche e Castelli
Denominazione | Comune e indirizzo | Telefono | Descrizione | Orario Apertura | |
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Fortezza di Mont'Alfonso | Castelnuovo di Garfagnana, | +39 0583 643201 | montalfonso@provincia.lucca.it | La Fortezza di Mont’Alfonso è’ situata sulla sommità di un colle che guarda la città di Castelnuovo di Garfagnana, con una vista a 360° che spazia dalle Alpi Apuane, con il gruppo delle Panie, fino all’Appennino Tosco-Emiliano. Costruita su un preesistente borgo medievale, cambiò nome, da Rocca di Monti a Fortezza di Mont’Alfonso, in occasione della visita al cantiere in costruzione del Duca Alfonso II d’Este, che finalmente aveva accolto le istanze degli abitanti di Castelnuovo di avere un rifugio sicuro in caso di attacco nemico. I cittadini contribuirono con 30.000 scudi alla costruzione della Fortezza progettata dall’architetto estense Marco Antonio Pasi. I lavori iniziarono nel 1579 e terminarono in soli sei anni. Per i suoi 1120 metri di circuito murario, dotato di ben 7 baluardi, per l’importanza storica e le soluzioni architettoniche militari innovative adottate, Mont’Alfonso è l’esempio più evoluto e più significativo di nucleo fortificato dell’intera Valle del Serchio. Dentro la cinta muraria furono riutilizzate le vecchie case dell’antico paesino di Monti e vennero costruiti diversi edifici per accogliere la guarnigione, come il “Quartiere del Maggiore”, il “Quartiere del Capitano”, una piccola fonderia per la forgia delle armi, i magazzini, gli alloggi per la guarnigione, l’osteria ed altre costruzioni minori. Venduta a privati alla fine dell’800, divenne un podere agricolo poi abbandonato, fino a quando i suoi ruderi vennero acquistati nel 1980 dalla Provincia di Lucca, che l’ha restituita alla cittadinanza dopo importanti lavori di restauro sia della cinta muraria che degli edifici rimasti. Oggi la Fortezza di Mont’Alfonso è sede di uffici dell’Amministrazione Provinciale e del Parco delle Alpi Apuane, sede di mostre permanenti, di feste e di occasioni culturali. | Apertura:Tutto l'anno |
borgo fortificato di Sassorosso | Villa Collemandina, Sassorosso | - | - | Come un piccolo presepe addossato ad uno sprone di marmo rosso, il paese deve il suo nome alla particolare tonalità rosata delle pietre con cui sono costruite le case e la chiesa di San Michele, colore che si accentua alla luce del tramonto. I larghi terrazzamenti prativi che degradano verso la vallata, creano un netto contrasto con le ripide balze e i profondi precipizi che incombono sulla gola del Fiume di Corfino. | |
Fortezza delle Verrucole | San Romano in Garfagnana, Verrucole | - | info@fortezzaverrucoleaecheopark.it | Di origine medievale, potenziata nel Rinascimento e abitata fino ai secoli più recenti, la Fortezza delle Verrucole è uno dei monumenti più rappresentativi del sistema delle fortificazioni militari del ducato estense in Garfagnana. Grazie ad un importante progetto di restauro, avviato nel 1986, con il suo acquisto da parte del Comune di San Romano in Garfagnana, oggi la Fortezza è un museo vivente, con guide-reenactors che interpretano la vita del castello nel XIII secolo. Invincibile nella sua posizione arroccata su di uno sperone roccioso, oggi la Fortezza è, invece, accessibile a tutti grazie al trenino a cremagliera che risale le ripide pendici del colle su cui è costruita. | |
Borgo di Sillico | Pieve Fosciana, Sillico | - | - | Il borgo di Sillico è ricordato in un documento del 952 come comunità soggetta alla pievania di Pieve Fosciana. Fu il primo paese della Garfagnana nel 1429 a fare atto di dedizione agli Estensi di Ferrara, ottenendo sgravi fiscali, e il potenziamento delle mura difensive. Posto sui contrafforti appenninici che sovrastano il piano della Pieve, è un osservatorio ideale su tutta la valle, in posizione strategica e in diretto rapporto visivo con il borgo fortificato di Castiglione di Garfagnana e la Fortezza di Mont’Alfonso a Castelnuovo Garfagnana. Il paese, ricco di edifici antichi fra cui alcuni importanti palazzi rinascimentali, e la parrocchiale dedicata a San Lorenzo, si sviluppa ad anelli concentrici intorno alla collina, alla cui sommità si trova la torre medioevale a pianta quadrangolare, oggi in condizioni di rudere. Due gli accessi al borgo che vengono chiusi da possenti porte durante la Festa Rinascimentale dedicata ai banditi del Sillico, capitanati dal Moro, personaggio citato anche nelle lettere di Ludovico Ariosto al Duca d’Este. Il Moro ha dato il suo nome a una rete di sentieri e facili passeggiate ad anello che partono dal borgo. | |
Ruderi di Castelvecchio | Piazza al Serchio, Via Roma, 3 | - | - | Nella località di Sala, antico borgo Longobardo ormai inglobato nel centro abitato di Piazza al Serchio, si trova uno dei più antichi “Castrum” della Garfagnana: Castelvecchio (Castrum Vetus) o Castello di Sala. Nel corso dei secoli il fortilizo viene spesso citato con nomi diversi. Adagiato sopra un’imponente “Doglione” (grossi cunei di materiale vulcanico che emergono dal letto del fiume), alla confluenza di due rami del Serchio quello di Soraggio e quello di S.Michele, venne utilizzato fin dai tempi dei Romani per sorvegliare l’antiche vie di comunicazione provenienti da Luni e dalla bassa Valle del Serchio dirette verso il nord. Il Castello di Sala ricoprì un ruolo importante fin dall’epoca Bizantina. Narsete (478 – Roma, 574 generale bizantino) dopo la cacciata dei Goti, volendo proteggere Lucca da eventuali invasioni provenienti da nord, realizzò in Garfagnana un sistema difensivo composto da quattro castelli, lasciandovi in ognuno di loro un presidio, il castello di Sala “Castellum Garfagnanae”, il castello di Castelnuovo Garfagnana “Castrum Novum”, il castello di Pieve Fosciana “Castellum Noverise” ed infine quello di Castiglione Garfagnana “Castrum Castilione”. Con l’arrivo dei Franchi il castello, citato come “Castrum Salae Episcopi” e alcune delle sue terre, vennero cedute al Vescovo di Luni, ma successivamente con l’insediamento in Lucca dei Longobardi, i Vescovi di Lucca, interessati a Piazza al Serchio riuscirono in vari periodi ad acquistare il “Castrum” e le sue terre, instaurando “La Contea di Piazza e Sala” e a tenerla in Feudo per ben 900 anni. Dopo il Mille, le continue guerre fra Lucca, Pisa e i Malaspina, sempre pronti ad impossessarsi dell’alta Gargagnana, misero in difficoltà il Vescovato di Lucca che, per mantenere i propri privilegi feudatari sulla Contea, fu costretto più di una volta a ricorrere all’intervento dell'Imperatore (Federico Barbarossa 1155, Enrico VI 1194, Ottone IV 1209 e infine Carlo IV 1355). Castelvecchio in epoca medievale si trovò spesso al centro di battaglie scatenate dalle principali potenze militari toscane presenti nella regione, nel XV° secolo con l’arrivo degli Estensi in Garfagnana la situazione politica sembrò stabilizzarsi, ma quando questi ultimi entrarono in conflitto con la Curia Romana, le operazioni belliche nella zona ripresero. Alcuni uomini dei castelli della Vicaria di Camporgiano si rifiutarono di tornare sotto Lucca, chiedendo protezione al Marchese di Ferrara Leonello D’Este. Per ritorsione verso i Lucchesi e il loro Vescovo s’impadronirono di Sala assaltando e distruggendo Castelvecchio. Al Vescovato di Lucca ci vollero 30 anni di reclami e l’intervento del Pontefice per ripristinare la Contea, che terranno fino alla fine del XVIII° secolo. Il castello fu abbandonato già in epoca rinascimentale, utilizzato in seguito come terreno agricolo e castagneto. Castelvecchio, i cui ruderi sommersi dalla vegetazione sono rimasti pressoché irriconoscibili per secoli, è stato oggetto di un importante intervento di recupero che ha reso l'area nuovamente fruibile ed utilizzabile come spazio pubblico per eventi e manifestazioni. Oggi è pienamente recuperata la cortina esterna, ormai ridotta (nei punti più alti raggiunge i due metri di altezza), di forma trapezoidale irregolare con il vertice rivolto al nord, l'unica porta di accesso aperta nella cortina sud, la più corta, è perduta salvo per le feritoie poste a sua difesa. Sono identificabili anche le fondazioni di alcuni edifici interni al perimetro che costituivano le strutture di servizio. | |
Rocca di Sassi | Molazzana, | - | - | Il campanile di Sassi che appare improvviso a strapiombo sulla strada provinciale di Arni, fa parte di un sistema fortificato, nato intorno all’anno 1000, che includeva anche la Chiesa di San Frediano fatta costruire, secondo la tradizione, dalla Contessa Matilde. La rocca, in origine feudo dei nobili Porcaresi e in seguito acquistata dai lucchesi, venne distrutta nel 1370 a causa di una ribellione dei suoi abitanti. Immediatamente riedificata dai lucchesi per la sua importanza strategica, passò nel XV secolo al Ducato Estense che ne fece uno dei cardini del sistema delle fortificazioni erette a difesa della “Provincia di Garfagnana”. Nel 1537 il Duca Ercole II a causa degli alti costi nella sua gestione, smilitarizzò la rocca, da allora in poi inizia il suo declino e già nel 1600 risulterà semi-distrutta. Oggi grazie all’intervento dello Stato con il Progetto Ducato Estense, i ruderi della rocca sono stati recuperati e la passeggiata dal paese alla sommità della rupe, è assolutamente da non perdere per il panorama che da qui si apre sul gruppo delle Panie e la Valle della Turrite. | |
Borgo fortificato di Cascio | Molazzana, Cascio | - | - | In origine fuedo dei nobili Porcaresi, fu comprata nel 1292 dal comune di Lucca che vi eresse una piccola rocca. Con il passaggio al Ducato Estense, Cascio divenne una zona nevralgica di confine e per questo, nel XVII secolo, venne cinta da nuove e più possenti mura e assunse l’aspetto di cittadella fortificata che ancora oggi la contraddistingue. A forma di quadrilatero irregolare, le mura, lunghe 725 braccia, erano fiancheggiate da cinque torrioni semicircolari e da due garitte per le sentinelle. Cascio lega il suo nome ad una eccellenza gastronomica della Garfagnana, la famosa “Criscioletta”, festeggiata nella sagra paesana, nata nel 1969, in onore del patrono San Lorenzo. | |
Rocca estense di Molazzana | Molazzana, | - | - | La rocca di Molazzana costituisce il nucleo centrale del paese da cui prende il nome, qualificandosi come la struttura architettonicamente più rilevante dell’insediamento, edificato su di una propaggine rocciosa lungo il versante sud est del Montealtissimo. Il circuito, là dove si mostra ancora integro, si presenta con alte cortine murarie in pietrame e con merlature in larga parte ricostruite nel Novecento, che circondano l’antica rupe spianata in sommità. Questa parte sommitale fu trasformata in parco delle Rimembranze e piantumata con cipressi in seguito ai danni del devastante terremoto del 1920. Di un secondo recinto murario che circondava la rocca si sono perdute le tracce, mentre il loro andamento curvilineo è leggibile dal profilo concentrico dell’abitato sottostante. Degli edifici originariamente presenti sul terrazzamento sommitale è rimasto il solo campanile della prima chiesa di San Bartolomeo (demolita nel 1855 e riedificata più in basso) e un edificio residenziale visibilmente rimaneggiato. | |
Borgo fortificato di Perpoli | Gallicano, | - | - | Perpoli, piccola frazione nel comune di Gallicano, sorge sopra un colle terrazzato che sovrasta il corso del fiume Serchio tra Castelnuovo di Garfagnana e Gallicano. Da sempre un punto strategico per il controllo della valle tanto da essere fortificato con una doppia cinta muraria. Della prima, medievale, collocata nella parte più alta del borgo, rimane solo un basso muro, mentre quella rinascimentale, più esterna, è caratterizzata da una grandiosa porta di ingresso in pietra detta Arco di Perpoli. All’interno del borgo si trovano due Chiese, poste una di fronte all’altra. La più antica ha origine longobarda e in mezzo sorge l’antica torre campanaria | |
Rocca Estense di Trassilico | Gallicano, | - | - | Trassilico, a sud della Garfagnana, segna la zona il confine più meridionale degli antichi Stati estensi. Se ne ha notizia fin dal 740, quando un certo chierico longobardo, Gunduald, vi acquistò un pezzo di terra. Successivamente feudo della famiglia dei Porcaresi, i quali si pensa che abbiano costruito l’originaria Rocca, dal XV secolo è stato dominio degli Este, come gran parte della Garfagnana, e sede amministrativa di una vicaria. In Rocca, infatti, risiedeva un podestà nominato dalla comunità, si amministrava la giustizia e si riunivano i parlamenti degli antichi comuni del circondario: Cascio, Molazzana, Brucciano, Calomini, Vergemoli, Fornovolasco, Gragliana, Fabbriche, Valico Sotto e Valico Sopra. Grazie anche alla storica importanza strategica del luogo e alle funzioni militari e amministrative della Rocca, il paese ha dato i natali, nei tempi passati, al naturalista Antonio Vallisneri, al fisico Leopoldo Nobili e al poeta Giovanni Pierelli. La Rocca, da poco restaurata nella cinta muraria e nel severo torrione, fa bella mostra di sé al culmine del colle di Trassilico. Da Trassilico si scorge, oltre a una buona parte della Garfagnana meridionale, anche una vista unica sulle Alpi Apuane. Non si può non notare, prima di entrare in paese, un’artistica fontana-lavatoio con fregi ed iscrizioni in pietra. Ai margini del paese la maestosa Chiesa di San Pietro, con una bellissima tavola cinquecentesca, da poco restaurata, di Simone Carretta. Va poi visitata la Rocca, con il suo torrione severo ed esposto alle intemperie. Fulvio Testi, poeta seicentesco e Governatore di Garfagnana, ricordava ai suoi tempi che i venti particolarmente sono stati orribili, sì che facevano tremare la Rócca, le cui muraglie sono grosse 6 braccia, e queste non sono favole. Sulla fontana-lavatoio, poco fuori del paese, con lettere scolpite in pietra sotto gli emblemi vicariali ed estensi, in un italiano spagnoleggiante, si invitavano le donne a tenere a freno la lingua, ricordando che “non es fuogo che mas arda come lingua che mas habla”. | |
Rocca di Ceserana e Chiesa di Sant'Andrea | Fosciandora, | - | - | Ceserana, con il paese addossato alla chiesa e alla rocca, sorge sulla riva sinistra del Serchio, nella parte meridionale dell’antica provincia estense di Garfagnana. La Chiesa di Sant’Andrea è citata in una bolla papale del 1168, e anche se rimaneggiata conserva i suoi caratteri romanici con un’abside in cui sono inseriti capitelli scolpiti e strette monofore. La parrocchiale si trova dentro la struttura difensiva, e il campanile è stato ricostruito probabilmente sui ruderi di una torre medievale. Enclave sottomessa agli Este in territorio prevalentemente lucchese, ha da sempre necessitato di un sistema di difesa efficiente, soprattutto per contrastare gli attacchi mossi dal soprastante paese di Lupinaia. Risale alla seconda metà del Quattrocento la ristrutturazione dell’antico fortilizio, anche per garantire la resistenza delle originarie mura, strette ed alte, alla potenza di fuoco dell’artiglieria dell’epoca. Occupata anche da banditi della stirpe del Moro del Sillico, nel XVII secolo fu di nuovo restaurata, dotandola di torrioni semicircolari che ancora si vedono. Nel 1983 il Comune di Fosciandora ha acquistato, dai discendenti dell’ultimo castellano settecentesco, il forte, riportandolo alla vista nell’originaria forma e dimensioni. Il colle di Ceserana e la bianca Chiesa di Sant’Andrea non possono non notarsi, fin dal fondovalle, e invitano a salire per una breve visita. A destra della chiesa si può notare un fabbricato che, in origine destinato ad abitazione del parroco, divenne poi sede del castellano fino a che, nel 1983, i discendenti dell’ultimo comandante, decisero di vendere il fortilizio al Comune di Fosciandora. Tutto attorno il camminamento del corpo di guardia, le torri semicircolari, il pozzo con la cisterna per l’acqua e le feritorie, soprattutto rivolte verso Lupinaia, antica rivale lucchese. Da godere l’abside di Sant’Andrea, dotata distrette feritoie e capitelli romanici finemente scolpiti. | |
Rocca e Borgo fortificato di Castiglione di Garfagnana | Castiglione di Garfagnana, | +39 347 2789387 | prolococastiglionegarf@gmail.com | Il Castello del Leone, antico nome di Castiglione di Garfagnana, è un paese fortificato, ancora intatto e austero, è posto in una posizione strategica a controllo della strada che conduce al passo di San Pellegrino, via di collegamento con il nord d’Italia, oltre l’Appennino. Il destino di Castiglione, a differenza della maggior parte dei paesi di Garfagnana, è sempre stato legato a Lucca fin dal 1371, non essendosi mai sottomesso, pur subendo non pochi attacchi, agli Estensi. Sono del XV secolo le mura e i maestosi torrioni che circondano il centro abitato, costruiti a ulteriore difesa della Rocca, oggi residenza privata, che si innalza elegante sopra i tetti delle case ed è dotata di ulteriori tre torri. All’interno della cinta muraria, due importanti chiese: San Pietro, che risale all’epoca longobarda, e la quattrocentesca San Michele, che conserva una bellissima tavola dipinta della Madonna con Bambino di Giuliano di Simone del 1389 e un crocifisso ligneo proveniente, secondo la tradizione, dall’antica Chiesa di San Cristoforo del Castello di Verrucchia, distrutto nel XIV secolo nelle guerre tra pisani e lucchesi. Leggenda vuole che la strega del castello, la notte prima della sua devastazione, girando di casa in casa avvisò i compaesani battendo sulla catena del caminetto e gridando: “lo dico a te catena, perché lo sappia Maddalena che stanotte a mezzanotte la fortezza di Verrucchia sarà distrutta!” Castiglione fa parte del circuito I borghi più belli d’Italia e l’appellativo è pienamente meritato. Il percorso di visita da seguire dentro le mura diventa naturalissimo se si entra da una delle porte del castello, seguendo poi lo sviluppo delle mura. I torrioni dell’Orologio, della Brunella, dei Fattori, di San Michele e di San Pietro si susseguono, uno dopo l’altro, sovrastati dalla severa Rocca che si può visitare solo su prenotazione presso la Pro-Loco. Dal baluardo della Torricella si domina il paese e lo sguardo spazia dalle Apuane all’Appennino. | |
Ponte Medievale | Castiglione di Garfagnana, | - | - | A poche centinaia di metri dal borgo fortificato di Castiglione di Garfagnana, si trova il ponte medievale dei Molini. Costruito nel XIV secolo, probabilmente insieme alla strada voluta da Spinetta Malaspina per collegare il paese con Chiozza e San Pellegrino in Alpe, il ponte presenta un’unica arcata a sella d’asino. Il Fiume di Castiglione, detto anche Esarulo,ebbe nei secoli passati anche altre denominazioni e spesso era chiamato secondo il territorio della comunità che attraversava, “fiume di Valbona”, “fiume dell’Isola”, “fiume di Pontardeto” , sempre ricco di acque, alimentava numerosi mulini lungo il suo corso. | |
Torre della Brunella | Castiglione di Garfagnana, Via G. Marconi, 51-53 | - | - | - | |
Torre dell'Orologio | Castiglione di Garfagnana, | - | - | - | |
Ponte Castruccio (Santa Lucia) | Castelnuovo di Garfagnana, | - | - | Il ponte di Santa Lucia, di fondazione anteriore al precedente, è sempre in arenaria a due arcate uguali a tutto sesto ma di più maestose proporzioni, con parapetti e pila centrale con contrafforte e rostro tagliacque. Mentre nel primo l’attraversamento è solo pedonale, il secondo è carrabile anche con dei piccoli automezzi. | |
Rocca Estense di Camporgiano | , Via della Rocca 2 | +39 3472270512 | info@laroccadicamporgiano.it | La Rocca di Camporgiano fu costruita intorno al XV secolo dalla potente famiglia di Ferrara ed è collocata su un rilievo roccioso dirimpetto alla Fortezza delle Verrucole, posizionata sull’altra sponda del Serchio. Due possenti capisaldi a controllo della principale via di accesso alla Garfagnana. Un tempo cuore difensivo del borgo, oggi la rocca non conserva molto della sua struttura originaria anche a causa dei danni subiti durante il terremoto del 1920. La cinta muraria, coronata da un camminamento per la ronda, è dotata di due grossi torrioni che costituiscono la parte più significativa della fortificazione, all’interno delle mura sono ancora visibili la base della torre campanaria della Chiesa Romanica di San Sisto e alcune porzioni delle mura medioevali, che costituivano il nucleo più antico della fortificazione. Oggi la rocca di Camporgiano è di proprietà privata, ma nel suo torrione principale si può visitare la Civica Raccolta di Ceramiche Rinascimentali, una collezione di preziose ceramiche risalenti dal XIV al XVI secolo, cioè dal Basso Medioevo al Rinascimento, ritrovate nei pozzi da butto durante i lavori di restauro. | Apertura:solo su prenotazione |
Castello di 46022 | Pescaglia, | - | - | Alle pendici del Monte Cuculiera era possibile controllare le vie che dalla valle della pedona conducevano verso la Versilia , la Garfagnana e la Valfreddana. L’imponente fortezza rinascimentale si trova sulla sommità dell’altura che domina il paese | |
Castello di Ghivizzano | Coreglia Antelminelli, | - | - | A causa della scarsa documentazione non sappiamo quando venne costruita la prima fortificazione in muratura. La famiglia dei Bizzarri e poi degli Antelminelli, per molti anni conservarono il dominio dell’area di Coreglia. Nel 1272 tutta la zona passò sotto la giurisdizione di Lucca e Ghivizzano divenne uno dei trentasei paesi che formarono la Vicaria di Coreglia. Ai primi del Trecento Castruccio Castracani degli Antelminelli, divenuto Signore di Lucca, per difendere la Garfagnana ristrutturò diverse fortificazioni tra le quali la Rocca di Ghivizzano. Ristrutturò l’intera fortificazione, compresa la torre, alta 25 metri, e vi costruì accanto una caserma denominata ‘Casa del capitano del Popolo’ per ospitare la guarnigione di circa 40 soldati. Cinse l’intero borgo con delle mura e costruì un palazzo cui mura ospitarono per secoli personaggi illustri come Paolo Guinigi e Francesco Sforza. | |
Castello di Coreglia | Coreglia Antelminelli, | - | - | La prima traccia scritta dell’esistenza del castello si trova in un documento del 1048 custodito all’Archivio arcivescovile di Lucca, ma l’origine risale all’epoca romanica. All’inizio del XI secolo il castello aveva dimensioni ridotte rispetto ad oggi, comprendeva una fortezza addossata ad una torre e una piccola cinta muraria che racchiudeva altre due torri. Quando la prima fortezza fu abbattuta per costruire la chiesa dedicata a San Michele, la torre addossata alla prima fortezza fu alzata e trasformata in campanile e per difendere il castello fu eretta una nuova rocca nel punto più alto del colle. Oltre a queste fortificazioni il castello di Coreglia fu dotato di una serie di gallerie sotterranee in grado di collegare i vari punti strategici del complesso, permettendo rapidi spostamenti e via di fuga nascosti. Verso la metà del XV secolo il castello fu potenziato con quattro grandi bastioni, uno di questi è la Penna che dall’alto di uno sperone di roccia dominava l’intera valle. | |
Ponte del Diavolo o Ponte della Maddalena | Borgo a Mozzano, | - | - | La costruzione di un ponte che mettesse in collegamento le due sponde del Serchio si deve alla volontà della contessa Matilde di Canossa a cavallo tra l'XI e il XII secolo, ma le fattezze attuali si devono al rifacimento di Castruccio Castracani, signore di Lucca all'inizio del XIV secolo. Il ponte rimase intatto fino al 1836, quando una violenta piena del Serchio vi arrecò gravi danni. All'inizio del 1900 fu invece aperto un nuovo arco nella parte terminante ad ovest per il passaggio della ferrovia Lucca-Aulla. Il Ponte della Maddalena è comunemente identificato come "Ponte del Diavolo". Come altre imprese che ai coevi parevano impossibili, la leggenda popolare ne attribuisce la costruzione al diavolo, truffato in vari modi. Altra leggenda divenuta molto conosciuta anche grazie al Festival di Halloween Celebration, che ogni notte del 31 ottobre la rievoca sul Ponte, è quella legata a Lucida Mansi, una nobildonna lucchese che vedendo il suo corpo invecchiare di giorno in giorno vendette la propria anima al diavolo in cambio di trent'anni di bellezza. | |
Linea Gotica | Borgo a Mozzano, | - | - | Tra il 1943 e il 1944 i comandanti dell’esercito tedesco decisero di costruire una formidabile linea difensiva dall’Adriatico al Tirreno (320 Km da Viareggio a Rimini): la Linea Gotica. L’opera fu affidata all’organizzatore Todt che, con la manodopera di migliaia di uomini, in un anno costruì le fortificazioni che a 46004, Anchiano e Domazzano sono ancora esistenti e ben conservate: bunker, piazzole antiaeree, camminamenti, valli anticarro | |
La rocca di Mozzano | Borgo a Mozzano, | - | - | Nel punto più alto del paese sorgono le rovine dell’antico castello dei Suffredinghi. Sono visibili alcuni tratti di mura con feritoie di avvistamento verso la Valle del Serchio e della Val di Lima. I ruderi più imponenti sono quelli della torre cilindrica della quale rimane solo la base. Non abbiamo fonti d’archivio sulla costruzione del castello della Rocca ma sappiamo che il castello esisteva nel 1171 quando i lucchesi lo utilizzarono nelle lotte contro i pisani. | |
Bargliglio (Cune) | Borgo a Mozzano, | - | - | Sul monte Bargiglio, oltre l’oratorio romanico di San Bartolomeo, si trovano i resti di un’antica torre di segnalazione le cui prime notizie risalgono alla fine del XIV secolo. La torre del bargiglio fu chiamata ‘occhio di Lucca’ perché, grazie alla posizione geografica, poteva controllare un vasto territorio da Castiglione Garfagnana a Lucca. A Lucca, nella parte occidentale di piazza Napoleone si trovava il fulcro del sistema di avvistamento, ossia la torre del palazzo pubblico che era collegata all’ufficio del governo con un passaggio sopraelevato. La torre del Bargiglio doveva essere di forma cilindrica. Nelle rappresentazioni grafiche che si trovano nei documenti dell’Archivio di Stato di Lucca, troviamo una torre a base quadrata (fine secolo XVI) e una a base circolare (1664). All’interno della torre c’era una scala che conduceva alla cisterna della raccolta dell’acqua piovana. | |
Castello di Sommocolonia | Barga, | - | - | Arroccato sulle pendici dell’Appennino, Sommocolonia si trova a circa 7km da 46003. La prima fortificazione può essere attribuita ai romani ma le prime notizie risalgono al XIII secolo. Antico avamposto romano, in epoca longobarda venne ampliato e ricostruito in muratura, mentre ulteriori modifiche furono apportate in epoca medievale. La rocca, collocata sul punto più alto del colle, era divisa in due parti: la zona nord detta “orto di rocca”, utilizzata per scopi agricoli, e la zona sud chiamata “piazza di rocca” adibita ad usi militari e civili. Sommocolonia poté contare su una fortificazione turrita a doppia cinta con un’unica porta di accesso ubicata nella parte bassa del paese; ogni lato del perimetro disponeva di una torre a base quadrata al cui interno furono ricavate cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Durante la seconda guerra mondiale, il 26 dicembre del 1944 Sommocolonia fu teatro dell'"Operazione Wintergewitter", una limitata offensiva condotta sulla Linea Gotica dalle forze italo-tedesche contro le truppe statunitensi (92ª Divisione "Buffalo"), appoggiate dai partigiani della XI zona. Ci furono oltre 150 caduti tra le forze alleate (tra cui John Robert Fox, insignito della medaglia d'onore statunitense) e 7 vittime tra i civili, mentre oltre il 50% degli edifici furono distrutti dai bombardamenti. Il piccolo Museo del paese raccoglie il materiale bellico rinvenuto e la memoria collettiva di Sommocolonia. | |
Castello di 46003 | Barga, | - | - | La sua storia risale al lontano 180 A.C. con i Romani, ma questo borgo è particolarmente conosciuto e legato al periodo storico di molti secoli dopo, al nome di Matilde di Canossa e, con la morte di Castruccio Castracani, Signore di Lucca, all’unione con la Repubblica Fiorentina, grazie alla quale ottenne numerosi benefici economici. Il centro storico all’interno della cinta muraria è percorso da lastricati: ci sono i negozi di prodotti tipici, i palazzi, le piazzette perfettamente mantenute, Il Teatro dei Differenti, il Museo Multimediale delle Rocche e delle Fortificazioni, le piccole osterie, e infine, nella parte più alta del borgo, l’imponente Duomo di San Cristoforo risalente all’XI secolo e finito nel XVI secolo. Fin dalle origini, i barghigiani considerarono il Duomo il simbolo proprio di libertà e indipendenza. All’inizio del Mille, la piccola chiesetta fortificata divenne anche il luogo dove la comunità si riuniva in assemblea per discutere questioni importanti, sia economiche che politiche. Le prime assemblee vennero tenute sul prato alla destra della chiesa, chiamato ancora oggi l’Arringo; in seguito questo parlamento iniziò a riunirsi dentro la chiesa. Allo sviluppo demografico del borgo corrispose uno sviluppo edilizio di questa chiesetta tale da trasformarsi quasi in cattedrale. | |
Rocca di Lucchio | Bagni di Lucca, | - | - | L’origine della rocca di Lucchio resta sconosciuta. L’attuale struttura probabilmente fu realizzata tra il XI e il XII secolo, con lo scoppio dei primi conflitti comunali. Ulteriori rafforzamenti furono eseguiti durante il XIV secolo. Lucchio fu una delle ultime Terre della valle a finire sotto l’influenza lucchese, come dimostra un documento del 1257, nel quale risulta esser governato da un proprio Podestà come un normale Comune Libero di quel periodo. Nello statuto lucchese del 1308 Lucchio risulterà completamente assoggettato a Lucca e da allora fino ai nostri giorni, eccetto brevi periodi storici, rimarrà sotto la sua giurisdizione. Con la salita al potere a Lucca del condottiero Castruccio Castracani degli Antelminelli, fu mossa guerra a Pistoia nel tentativo di contrastare il sempre più dilagante potere fiorentino. La rocca di Lucchio così divenne fondamentale per la conquista ed il controllo della montagna pistoiese. | |
Castello di Casoli | Bagni di Lucca, | - | - | Casoli è uno dei borghi più antichi della Val di Lima. Nato attorno a una fortificazione eretta nella parte più alta della collina, il primo Castellare era in grado di offrire riparo alla popolazione Ligure Apuana. Le rovine oggi costituiscono uno dei più interessanti complessi litici della provincia di Lucca. | |
Castello di Benabbio | Bagni di Lucca, | - | - | I ruderi del castello si trovano nella parte alta del paese di Benabbio. Una cinta muraria in arenaria corre lungo l’area sommitale cingendo una vasta superficie comprendente la chiesa castellana dedicata a San Michele. Quelli che restano oggi sono residui delle fortificazioni, dove sono ancora identificabili alcuni ambienti addossati alla cinta e il pozzo o cisterna del castello. |
Luoghi di Culto
Denominazione | Comune e indirizzo | Telefono | Descrizione | Orario Apertura | Note | |
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Eremo di Capraia | Pieve Fosciana, Capraia | +39 3270481207 | eremodicapraia@gmail.com | L’Eremo di Capraia è costruito su uno sprone roccioso e domina dall’alto la valle del torrente Ceserana. Nel castello di Capraia, distrutto nella prima metà del trecento, durante le lotte tra lucchesi e pisani, viene ricordato, già nel 1168, un romitorio intitolato ai SS. Jacopo e Cristoforo e nel 1260 figura un S. Cristoforo di Capraia, nel registro della pievania di Fosciana. Una chiesa con la stessa titolazione risulta “destructa” nella Visita Pastorale della Diocesi di Lucca dell’anno 1467, ma poi torna ad essere menzionata fino al 1658. Nel 1716 viene aggiunta la titolazione attuale di S. Maria, da un preesistente santuario di cui resta tuttora il campanile cinquecentesco. Unita alla parrocchia del Sillico, Capraia passò a far parte della nuova Diocesi di Massa nel 1822 ed è stata reintegrata nelle pertinenze della Diocesi di Lucca solo nel 1992. La chiesa attuale è stata riedificata nel 1871 su disegno del Conte G. Carli. A Capraia la presenza di eremiti è stata costante nei secoli e dura ancora oggi. Ne ricordiamo due, don Bartolomeo Toni, che fece costruire l’attuale chiesa, e padre Gerlaco, monaco olandese, morto nel 1994 e sepolto nelle vicinanze dell’eremo. Grazie al lavoro dei volontari durante l’anno a Capraia si svolgono diversi eventi religiosi che richiamano numerose persone che qui trovano sempre armonia con la natura e un rapporto particolare con l’Assoluto. | ||
Passo di Pradarena | Sillano Giuncugnano, | - | - | - | ||
Chiesa di San Rocco (Natività di Maria) e Volto Santo di Rocca Soraggio | Sillano Giuncugnano, | - | - | l Volto Santo di Rocca Soraggio è un crocifisso tunicato medievale, databile tra il XIII e il XIV secolo e ispirato al modello del celebre Volto Santo di Lucca. Il crocifisso è attualmente conservato nella chiesa della Natività di Maria a Rocca Soraggio. | ||
chiesa di Sant'Antonino Martire (Varliano) | Sillano Giuncugnano, | - | - | - | ||
Eremo San Viano | Vagli Sotto, | - | - | L’Eremo del Beato Viviano si trova sulle balze orientali del Monte Roccandagia, nei pressi del sentiero che conduce da Campocatino alla Valle di Arnetola. Si raggiunge solo a piedi in circa 30 minuti di cammino. Si tratta di un vero e proprio santuario d’abri, incastonato nella roccia, a circa 1090 metri sul livello del mare. In questo luogo inospitale conduceva la sua vita di asceta Viviano (Viano) cibandosi dei cavoli selvatici che miracolosamente crescevano copiosi su quelle nude pareti rocciose. Tutta la popolazione di Vagli è fortemente devota a Beato Viano divenuto prima, protettore dei pastori e, successivamente, quando l’economia del territorio è cambiata, dei cavatori. Nel periodo estivo alcuni volontari organizzano le visite all’Eremo. | ||
Chiesa di San Bartolomeo di Roggio | Vagli Sotto, | - | - | - | ||
Campocatino | Vagli Sotto, | - | - | - | ||
Chiostro dei Santi Sisto e Margherita | Villa Collemandina, | - | - | - | ||
Eremo di San Viviano | Vagli Sotto, Campocatino | - | - | L’Eremo del Beato Viviano si trova sulle balze orientali del Monte Roccandagia, nei pressi del sentiero che conduce da Campocatino alla Valle di Arnetola. Si raggiunge solo a piedi in circa 30 minuti di cammino. Si tratta di un vero e proprio santuario d’abri, incastonato nella roccia, a circa 1090 metri sul livello del mare. In questo luogo inospitale conduceva la sua vita di asceta Viviano (Viano) cibandosi dei cavoli selvatici che miracolosamente crescevano copiosi su quelle nude pareti rocciose. Tutta la popolazione di Vagli è fortemente devota a Beato Viano divenuto prima, protettore dei pastori e, successivamente, quando l’economia del territorio è cambiata, dei cavatori. Nel periodo estivo alcuni volontari organizzano le visite all’Eremo. | ||
Chiesa di San Pantaleone e borgo di Sambuca | San Romano in Garfagnana, Sambuca | - | - | Il piccolo borgo di Sambuca, nel comune di San Romano in Garfagnana, è dominato da aspre rupi vulcaniche su cui sorge, quasi un’estensione delle stesse rocce, la chiesa di San Pantaleone.Nell' estimo della Diocesi lucchese del 1260 è già nominata la "cappella di Sambuca" come dipendente dalla Pieve di Fosciana. A causa di guerre e pestilenze, la chiesa si trovò in stato di abbandono e nel 1444 fu ricostruita. Nel XV sec., Sambuca è ricordato come uno dei paesi “murati” della Garfagnana Estense "da mantenere in fortezza". Il profondo canyon, tracciato dal fiume Serchio, che separa il colle della Sambuca dalla Capriola del Poggio è superato dall’imponente ponte ferroviario della Villetta, uno degli elementi più caratteristici del paesaggio garfagnino. | ||
Oratorio della Madonna del Ponte e ponte medievale Pontecosi | Pieve Fosciana, Loc. Ponte cella Madonna, 1 - Pontecosi | - | - | - | ||
Ex Convento di Sant'Anna | Pieve Fosciana, Via San Giovanni, 21C | +39 0583 66821 | - | - | ||
Chiesa di San Magno (Pontecosi) | Pieve Fosciana, Piazza del Gelsetto, 2 - Pontecosi | - | - | - | ||
Pieve di San Giovanni Battista | Pieve Fosciana, Via San Giovanni, 31 | - | - | - | ||
Chiesa di Santa Maria Assunta Borsigliana | Piazza al Serchio, Borsigliana | - | - | Borsigliana è un piccolo borgo raccolto a circa 700 metri di quota, nel versante appenninico del fiume Serchio. La sua chiesa, intitolata a Santa Maria Assunta, è una delle più antiche della Garfagnana. Ampliata e modificata nel corso del XVIII secolo, conserva sulla parte sinistra della facciata, tracce della struttura originaria: la lunetta della precedente porta, ora murata, ed un architrave in pietra arenaria scolpita, del XV secolo. L’architrave è diviso in sei sezioni, con al centro la Madonna in trono con Gesù Bambino ed ai lati quattro santi. La figura sulla sinistra potrebbe rappresentare il fedele che lo ha donato. Il santo nell’ultimo riquadro sulla destra, invece, da tutti viene indicato come Sant’Antonio Abate. Il bassorilievo venne alla luce, con la caduta dell’intonaco che lo ricopriva, solo negli anni ’50. Ma l’opera che da sola merita una visita a questa chiesa è il Trittico che si trova dietro l’altare maggiore. Comunemente a Borsigliana l’opera viene chiamata ancona, che deriva dal greco- bizantino eikòna (immagine) ed è stata realizzata nella seconda metà del 1400 dal Maestro di Borsigliana, poi identificato in Pietro da Talada. Nella parte centrale del trittico abbiamo la Madonna seduta con in braccio il Bambino, tra San Prospero sulla sinistra e San Nicola di Bari (con melograno in mano) sulla destra. Nella predella sono rappresentati i dodici Apostoli. In alto, nelle cimase, l’arcangelo Gabriele, Dio Padre, la Vergine Maria al momento dell’annuncio dell’Incarnazione. | Apertura:su prenotazione | |
Santuario della Madonna della Guardia Argegna | Minucciano, Loc. Argegna | +39 0583 611097 | - | Il Santuario della Madonna della Guardia è incastonato nelle verdi praterie dell’altopiano dell’Argegna, poco sopra la Foce dei Carpinelli. Il bianco edificio del santuario, costruito verso la fine dell’800, è meta, ogni anno, di molti pellegrini che venerano la statua della Madonna della Guardia, posta a protezione delle terre di Garfagnana e Lunigiana. Dietro al Santuario la grande campana degli Alpini che qui si ritrovano, insieme ai tanti devoti alla Madonna, l’ultima domenica di agosto per la tradizionale festa dell’Argegna. | ||
Eremo della Beata vergine del Soccorso | Minucciano, Loc. Madonna del soccorso, 2 | +39 0583 610084 | - | L’Eremo della Beata Vergine del Soccorso, chiamato anche Santuario della Madonna del Soccorso, sorge a 2 Km da Minucciano, su un valico che un tempo era luogo di passaggio obbligato per chi voleva, scendendo dalla Garfagnana, raggiungere Pieve San Lorenzo e la Lunigiana. Il santuario è ancora oggi abitato da una piccola comunità di eremiti agostiniani. Il Santuario della Madonna del Soccorso risale al XVIII secolo, e sostituisce un più antico eremo sorto tra il ‘400 e il ‘500, vicino ad una “maestà” oggetto di venerazione da parte della popolazione. Si accede alla chiesa e al romitorio passando per un loggiato con quattro volte a botte con un piccolo giardino adornato da una fontana. Quattro sono le celle dell’eremo dove abitano gli eremiti, poco distante, una foresteria per ospiti in ritiro spirituale. Nel piazzale difronte al Santuario, il piccolo parco delle Statue Steli espone le copie degli esemplari di questi misteriosi menhir opera dei Liguri Apuani, rinvenuti durante la costruzione della strada sottostante. Gli originali si trovano, insieme a molti altri rinvenuti in Lunigiana nel Museo delle Statue Steli del Castello del Piagnaro a Pontremoli. | ||
Pieve San Lorenzo | Minucciano, Pieve San Lorenzo | - | - | Pieve San Lorenzo è il secondo borgo per numero di abitanti del Comune di Minucciano, ospita la stazione ferroviaria di Minucciano-Pieve San Lorenzo-Casola e svolge una funzione baricentrica per le frazioni del versante "lunigianese". Il fondovalle nel quale sorge il paese fu sicuramente abitato dalle popolazioni Ligure ed Apuane che poi, nel II secolo dopo Cristo, dovettero arrendersi agli invasori romani. Elemento centrale e di grande pregio architettonico è sicuramente la Pieve da cui l’abitato prende il nome, costruita attorno all’anno mille, divisa in tre navate e che presenta caratteri tardoromanici con influssi gotici che sono stati definiti di ispirazione lucchese, così come legata alla tradizione lucchese è un’immagine del "Volto Santo", posta nella navata laterale destra. L’altare maggiore è un unico colossale blocco di arenaria e tutta la costruzione è formata da blocchi battuti e lavorati di questa pietra; ai lati presenta strette finestre a feritoia e nella facciata vi si può ammirare una bellissima bifora; le soglie della porta centrale, come pure l’architrave, sono decorate con una pianta rampicante, forse la vite, simbolo cristiano di vita. Di assoluto rilievo è, poi, il campanile ottagonale, un unicum in tutta la Provincia di Lucca. La frazione di Pieve è, inoltre, un centro agricolo orientato principalmente alla coltura dell’olivo ed alla raccolta e lavorazione delle castagne. | ||
Chiesa Vecchia di Gorfigliano | Minucciano, Loc. Chiesa Vecchia - Gorfigliano | +39 0583 610019 | museogorfigliano@gmail.com | Originariamente, il paese di Gorfigliano sorgeva intorno all’antico Castello, chiamato tuttora “Casa”, poco distante dall’attuale nucleo abitato. Il Castello di origine Longobarda si erge su di un colle ad un’altezza di 730 m. s.l.m. dove ancora oggi si trova il vecchio cimitero e il Museo dell’Identità dell’Alta Garfagnana Olimpio Cammelli. Nel corso degli anni ha subito varie ristrutturazioni a partire dalla più antica che risale al 1762 quando la vecchia torre fu trasformata in campanile, fino ad arrivare alla ristrutturazione più’ recente che risale al 1983 quando un gruppo di volontari lavorando nel tempo libero ha ampliato e ristrutturato questo meraviglioso patrimonio. Nel 1999 sono stati condotti sotto la guida del Dott. Juan Antonio Quiros Castillo scavi archeologici che hanno testimoniato l’effettiva antichità della struttura. Il colle fu definitivamente abbandonato nel 1928 principalmente a causa del terremoto del 1920 quando il paese fu trasferito nella parte più’ pianeggiante del territorio. Sette altari di macigno e una statua lignea precedentemente appartenuti alla Chiesa Vecchia o Antico Castello si trovano ora all’interno della parrocchiale dei Santi Giusto e Clemente, patroni del paese | ||
Chiesa di San Jacopo Maggiore | Gallicano, Via San Leonardo da Porto Maurizio | - | - | Nata come chiesa castellana, fu edificata nel XII secolo in stile Romanico. All' interno, a navata unica, si trovano una pregevole Madonna lignea e una pala d'altare in terracotta policroma attribuita alla bottega robbiana. La Madonna col Bambino, scultura proveniente da uno degli oratori del paese, è opera dei primi decenni del XIV secolo e legata all'ambito di Tino di Camaino. La Madonna incoronata tra gli angeli e i Santi, opera da alcuni attribuita a Girolamo o a Luca Della Robbia, è riconducibile alla fine del XV secolo. Il catino absidale affrescato nel 700 con l'Assunzione della Vergine, probabilmente una delle opere più antiche di Giovan Domenico Lombardi, che sarà attivo per le più illustri famiglie lucchesi dell'epoca. | ||
Chiesa di Santa Lucia | Gallicano, | - | - | - | ||
Chiesa di San Pietro ( Lupinaia) | Fosciandora, Lupinaia | - | - | Nella chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo vi è una piletta di marmo per l'Acqua Santa. Il suo fusto, con mascheroni alla sua base, si eleva da un basamento quadrangolare e sostiene una tazza baccellata: da una stima del 1914 fu considerata del 1200 circa, mentre da una successiva (1937) del XVI secolo. Datato 1549 è invece l’altare di tipo ligneo intitolato a San Antonio Abate. A questa chiesa appartiene una croce astile in lamina d’argento, lavorata a sbalzo e bulinata, stimata del XV secolo | ||
Chiesa di San Martino (Treppignana ) | Fosciandora, Treppignana | - | - | La chiesa di San Martino è anch’essa molto antica. Pure questa, nel 1260, per “la Crociata” pagò una decima di 63 Libbre e, come altre chiese, appartenne alla Pievania di Loppia fintanto che, la Pievania, con bolla del 1390 non fu trasferita a Barga. Poi seguì le sorti di quella di Riana. | ||
Santuario di Maria Santissima della Stella (Migliano) | Fosciandora, Loc. Santuario - Migliano | - | - | Il Santuario di Maria Santissima della Stella nei pressi di Migliano, località del Comune di Fosciandora, si trova nominato in una Bolla di Alessandro III del 1167. Lavori di ampliamento e di ristrutturazione vennero effettuati nel 1662 sui ruderi dell’antica chiesa, ma nel 1785 dell’antico Oratorio non era rimasto altro che ruderi e qualche muro perimetrale. Nel 1798, martellando su una parete per costruire una nuova limonaia, tornò alla luce l’affresco della Vergine e così i nuovi proprietari, la famiglia Raffaelli di Fosciandora, decisero di costruire un Santuario che nel luglio 1827 fu inaugurato da Mons. Francesco Maria Zoppi, Vescovo della Diocesi di Massa-Carrara. | ||
Chiesa di San Pellegrinetto (Beata Vergine del Carmelo) | Fabbriche di Vergemoli, Loc. San Pellegrinetto | - | - | La frazione di San Pellegrinetto è la più alta del Comune di Fabbriche di Vergemoli, essendo situata a 953 m sul livello del mare in cui la popolazione è divisa in gruppi di case posizionati in punti elevati o in prossimità di sorgenti d’acqua. In origine l’insieme di questi piccoli gruppi abitativi era chiamato Alpe di Trassilico, forse perché dipendente dalla Parrocchia di quest’ultimo paese ed assunse il nome attuale solo dopo la costruzione della chiesa, iniziata per volontà popolare nel 1680 ed intitolata a San Pellegrino. L’impianto originale dell’edificio era con ogni probabilità a croce latina con l’aula caratterizzata da una volta a botte con lunette e il transetto da crociere. Non sono noti i dettagli degli interventi subiti dalla chiesa nel corso dei secoli, sicuramente nel 1734 l’edificio venne ampliato, probabilmente con l’aggiunta della navata laterale sinistra, e nel 1882 restaurato come testimonia la data incisa sull’architrave della porta di ingresso principale. La chiesa di San Pellegrinetto viene elevata alla funzione di Parrocchia, quindi resa indipendente, solo nel 1947. | ||
Eremo di santa Maria ad Martyres (Calomini) | Fabbriche di Vergemoli, Loc. Eramo di Calomini | +39 331 1457698 | eremocalomini@gmail.com | Sulla strada che costeggia la Turrite di Gallicano, in direzione della Grotta del Vento, appare improvviso, incastonato nella roccia, il bianco santuario dedicato a Santa Maria ad Martyres, da tutti conosciuto come l’Eremita. Situato a ridosso di uno strapiombo e scavato quasi interamente nella roccia, il santuario venne edificato intorno all’anno Mille nel luogo dove si narra dell’apparizione della Madonna. La sacra immagine, abbozzata in una statua di legno di salice, ancora esistente e oggetto di devozione, viene venerata col nome di Madonna della Penna. Il mese di maggio è tradizionalmente dedicato alla Madonna e vede la presenza di tante persone che in pellegrinaggio salgono all’Eremo. La roccia viva è tuttora visibile nel presbiterio e nella sacrestia, mentre la primitiva chiesetta ha subito varie fasi di ampliamento e di arricchimento delle strutture e dei paramenti via via che cresceva la fama e la venerazione della Vergine della Grotta a partire dal XIV secolo. Ai primi del Settecento venne realizzato il doppio colonnato della facciata e allargata la grotta per accogliervi la sacrestia. Gli eremiti di Calomini ne hanno avuto cura per cinque secoli, fino al 1868, poi la custodia è passata ai padri cappuccini di Lucca, poi ad un’altra comunità religiosa e dal 2023 a Fratel Benedetto, monaco eremita cistercense. | ||
Chiesa di San Michele | Castiglione di Garfagnana, | - | - | Le prime notizie della Chiesa di San Michele risalgono al XII secolo. L’edificio venne costruito nei pressi del castello di Castiglione di Garfagnana, in seguito all’incremento demografico e alla crescente importanza politica del borgo. Della struttura originaria rimangono oggi la pianta a croce latina e navata unica con abside semicircolare. La facciata, invece, è frutto di rifacimenti successivi e si presenta in stile tardo-gotico; la ricca decorazione venne ottenuta grazie alla bicromia dei materiali costruttivi utilizzati (pietra grigia e marmo rosso). Inoltre, sul portale d’ingresso spiccano le mensole e la ghiera dell’arco, ornate con motivi vegetali, abbellimenti che ricompaiono nel portale a nord. In età moderna vennero eseguiti nuovi lavori per adattare la chiesa ai canoni estetici e liturgici dell’epoca, fatto che comportò l’apertura sui lati di tre grandi finestre quadrangolari, la ricostruzione dell’abside in forma poligonale e l’edificazione di nuovi altari e della sacrestia. Gli interventi più significativi risalgono tuttavia alla fine del Settecento, periodo in cui fu aggiunto alla facciata un protiro (piccolo portico con copertura spiovente), sorretto da due colonne neoclassiche con capitello corinzio. L’interno ospita alcune opere di pregio, tra cui la tavola raffigurante la Madonna col Bambino di Giuliano di Simone da Lucca del 1389 e un ciborio in marmo, attribuito alla scuola di Matteo Civitali. Interessante anche il crocifisso ligneo a lato dell’altare maggiore proveniente, secondo la tradizione, dall’antica chiesa di San Cristoforo di Verrucchia, un piccolo castello che si trovava nei pressi di Castiglione e che andò distrutto nel XIV secolo. | ||
Chiesa della Corba | Castiglione di Garfagnana, | - | - | Si tratta di una graziosa chiesetta di campagna, poco fuori la cinta muraria del borgo di Castiglione. La chiesa della Corba è citata nella visita pastorale del 1621 dove è chiamata "Santa Maria della Corba", posta a "circa un tiro di moschetto" fuori della cinta del castello. Prima della chiesa sul posto esisteva "una piccola maginetta" (mestaina o Maestà). Durante la visita viene descritto l'interno ritenuto “assai grande e bello con i dipinti dei misteri del Rosario, sull'altare è raffigurata una Madonna protetta da un cristallo ed essendo centro di grande devozione da diversi anni vi si celebra la messa”. Dal libro dei verbali del 1659 della Confraternita del Santissimo Sacramento di Castiglione, risulta che la Chiesa era nel 1545 un oratorio di proprietà privata. Solo nel 1595 passò tra i beni della Confraternita che a proprie spese ampliò la chiesa, successivamente rialzata nel 1642. Il popolo castiglionese pare avesse molta devozione alla Vergine della Corba, tanto che l’affluenza dei fedeli soprattutto nel mese di maggio e di settembre costrinse la Confraternita a costruire un locale per i pellegrini. Il terremoto del 1920 causò numerosi danni alla chiesa tra i quali la deturpazione dell’affresco dipinto su tela che rappresentava la natività. Opera del 1600, ornava l’altare maggiore, nel centro era raffigurata la Vergine col Bambino su di un trono e ai lati San Pietro e San Rocco. A causa dell’umidità, non essendo più riconoscibile il volto dei Santi e della Madonna ne fu eseguita una fedele copia a Firenze. | Apertura:chiusa | |
Chiesa di San Pietro | Castiglione di Garfagnana, Via San Pietro | - | - | La chiesa di San Pietro, costruita ai piedi della Rocca, a quanto si rileva da alcuni documenti, risulta la più antica del paese di Castiglione Garfagnana, addirittura fatta erigere nel 723 da due fratelli longobardi, Aurinand e Gudifrid. Comunque la sua consacrazione è ricordata in un’epigrafe di marmo datata 18 gennaio 1197 da parte del vescovo di Lucca Guido III. Nell'anno 1444 ottiene la fonte battesimale. Il campanile sorge sul torrione omonimo, ai suoi piedi vi era una piccola costruzione che racchiudeva con un arco il sagrato della chiesa formando una piccola piazzetta. Le vicende storiche hanno trasformato l’antico edificio della Chiesa e dell’originale rimangono solo il muro a nord adiacente alla Rocca e parte del muro della facciata. I restauri effettuati negli anni '50/'60 hanno purtroppo deturpato la facciata e il sagrato. All’interno della Chiesa di San Pietro si conservano tre statue lignee raffiguranti San Pietro, San Paolo e la Vergine con Bambino a decorazione dell’altare maggiore, opere di Vincenzo Civitali commissionate nel 1511; un dipinto di San Paolino vescovo di Lucca, e infine un prezioso paliotto in scagliola intarsiata di Carlo Gibertoni presso l’altare laterale della Madonna dei Sette Dolori. | ||
Chiesa di San Michele | Castiglione di Garfagnana, Via Cividali | - | - | L’edificio è di epoca romanica, la facciata ha un ornamento in stile tardo gotico, realizzato in pietra grigia, marmo rosso (proveniente certamente dalle vicine cave di Sasso Rosso). La sua costruzione fu terminata nel 1403 come è ricordato in una lapide collocata all’ interno. Sulla porta principale sono visibili delle figure che potrebbero rappresentare i quattro evangelisti ma possono altresì identificarsi con i simboli etruschi : oca, grifone, croce e furia. Nella chiesa si conserva una preziosa tavola dipinta raffigurante la “Madonna col Bambino” di Giuliano di Simone da Lucca del 1389. Inoltre troviamo un ciborio in marmo attribuito alla scuola di Matteo Civitali e a lato dell’altare maggiore un crocifisso ligneo che sembra provenire dalla distrutta cappella di San Cristoforo in Verrucchia, un piccolo castello nelle vicinanze di Castigione. Fu portato qui, si pensa insieme ad altre opere, dopo la distruzione della piccola fortificazione avvenuta nel 1371. Dal 2014 è possibile visitare un Deposito Museale di Arte Sacra, allestito all'interno dell'Oratorio del Santissimo Sacramento e Santa Croce. Contiene icone, addobbi, strumenti ecclesiastici che hanno caratterizzato la fede del borgo di Castiglione negli utlimi secoli. | ||
Santuario di San Pellegrino in Alpe | Castiglione di Garfagnana, | - | - | Il Santuario di San Pellegrino in Alpe, dedicato a San Pellegrino e San Bianco, è costituito da una chiesa e da un antico hospitale che oggi accoglie il Museo Etnografico Don Luigi Pellegrini. Il Santuario, già citato nel 1168 in una bolla di Papa Alessandro III, non era gestito da monaci ma da conversi e oblati, guidati da un rettore solitamente laico, che accoglievano i viandanti. Nel 1200 si cita una “domus nova” dell’ospedale, forse a seguito dell’arrivo delle reliquie del santo. Attorno al 1400 si provvede al ripristino degli edifici e nel 1473 viene commissionato il tempietto sepolcrale a Matteo Civitali. Nel corso del XVII secolo l’edificio sacro viene nuovamente modificato, il tempietto marmoreo che ora ospita oltre che le reliquie di San Pellegrino anche quelle di San Bianco (probabilmente un converso) viene murato nel coro. Nel XVI secolo la fama di San Pellegrino e del suo monumento erano di richiamo per una moltitudine di persone, tanto che fu diffuso a stampa anche un testo leggendario sulla vita e sui miracoli del santo. La fantasia popolare elabora una vita leggendaria di San Pellegrino, diffusa in ogni luogo dai conversi che ancora si recano alla questua per i poveri. San Pellegrino, si narra, è il figlio del re di Scozia Romano e di sua moglie Plantula. Compie prodigi fin dal giorno in cui è battezzato. Trascorsa una fanciullezza di penitenza, rinuncia alla successione del regno s’incammina verso la Terra Santa, accompagnato da una banda di ladri che aveva miracolosamente convertito. Tornato in Italia, giunge sui monti di San Pellegrino dove prende per abitazione una caverna, qui è visitato dagli animali selvatici, che gli diventano amici. Passati molti anni, vede un luogo adatto alla penitenza e vi si reca, rifugiandosi dentro un albero cavo. Arrivato all’età di oltre 97 anni San Pellegrino scrive in una corteccia d’albero la sua vita, e poi muore. Due coniugi modenesi, avvertiti in sogno da un angelo, ritrovano il suo corpo come fosse vivo, custodito da gran moltitudine di animali. Accorrono sul luogo vescovi e popolazioni della Toscana e dell’Emilia e sorge una disputa fra gli emiliani che vorrebbero portare il Santo in pianura ed i toscani che lo rivendicano, essendo morto nei loro confini, viene posta la salma su di un feretro tirato da due torelli indomiti, uno toscano ed uno emiliano, che si fermano sul luogo detto “termen Salon”. Qui sorge una basilica in onore di San Pellegrino, la cui dedicazione avviene il 1° agosto dell’anno 643. Molti miracoli avvengono in questo luogo, che viene onorato da papi ed imperatori. Sorge poi un ospizio per accogliere coloro che accorrevano a venerare il Santo. Fin qui la leggenda. In realtà si ritiene che l’ospizio di San Pellegrino abbia preso il titolo da San Pellegrino d’Auxerre, un santo vescovo francese, al quale furono intitolati nel Medio Evo molti ospitaletti sorti per carità cristiana lungo le grandi linee di comunicazione italiane. Resta aperto il problema delle reliquie del Santo, delle quali si ha notizia solo a partire dalla seconda metà del secolo XIII. | ||
Sacrario dei Caduti di tutte le Guerre (Croce di Stazzana) | Castelnuovo di Garfagnana, Colle dei Prunacci -Croce di Stazzana | - | - | Progettato da due architetti fiorentini, Giorgio Merlini e Luigi De Filla, il Sacrario,inaugurato il 3 luglio 1966, alla presenza delle più alte cariche civili, militari e religiose della Garfagnana e del Governo, sorge sul Colle dei Prunacci a 885 mt.slm. in una posizione panoramica unica. “Ai caduti della Garfagnana”, recita la scritta sulla pietra, quattro semplici parole per ricordare alle generazioni future il tributo di vite pagato durante le guerre combattute nel Novecento: non solo i due conflitti mondiali, ma anche le imprese coloniali in terra africana entrate prepotentemente nelle vite di centinaia di famiglie. | ||
Convento di San Giuseppe (dei Cappuccini) | Castelnuovo di Garfagnana, | - | - | Per volere del duca Francesco I d'Este e di suo padre Alfonso III, diventato cappuccino col nome di padre Giambattista, nel 1634 venne fondato il Convento di San Giuseppe, più noto come "dei Cappuccini", che in quasi quattro anni fu quasi completato assieme alla chiesa. Delle tele commissionate a Guido Reni (Sposalizio della Vergine), al Guercino (San Francesco che riceve le stimmate), ad Annibale Carracci (Riposo in Egitto), nessuna è più in loco. Qualche decennio dopo si provvide a rintonacare la facciata della chiesa, cui si accedeva da una scalinata a doppia rampa, e a demolire il portico davanti al portale del convento. Il complesso, soppresso e depredato durante il governo Cisalpino, dopo alterne vicende è stato restaurato. | ||
Chiesa della Madonna del Ponte | Castelnuovo di Garfagnana, Loc. Madonna | - | - | L’oratorio della Madonna del Ponte è stato costruito tra il 1602 e il 1603 per tenere fede ad una grazia ricevuta. Prende il nome dall’attiguo ponte della Calcinaia, costruito nel 1453 da Borso d’Este nel punto in cui l’importante via medioevale, che da Lucca raggiungeva Gallicano e Cascio, scendeva da Monte Perpoli e attraversava il fiume Turrite Secca per raggiungere il centro di Castelnuovo. Il piccolo edificio di culto a pianta rettangolare presenta un soffitto affrescato di particolare conformazione: una volta a botte ricca di lunette interrotta al centro da una cupola ellittica. L’edificio non subisce particolari cambiamenti fino al secolo XIX quando viene smantellata la vela campanaria sul tetto e costruito un piccolo campanile a pianta quadrata adiacente all’oratorio dal lato sinistro della facciata. Nell’ambito dello stesso intervento vengono tamponate alcune finestre del fronte principale e rifatto il rivestimento in intonaco dello stesso. Come testimoniato da una lapide marmorea appesa in controfacciata nel 1955 l’oratorio è stato restaurato a cura di un privato. | ||
Duomo dei SS Pietro e Paolo | Castelnuovo di Garfagnana, Piazza Duomo 7 | +39 05283 62170 | - | Il Duomo venne riedificato nella seconda metà del XV secolo in forme rinascimentali su un precedente nucleo romanico risalente all'XI secolo, di cui ci sono tracce sul fianco sinistro. In età barocca l'interno fu oggetto di profondi cambiamenti, con l'aggiunta di nove altari, con lo sfarzo decorativo tipico dell'epoca. È stato restaurato dopo i danni prodotti dall'ultima guerra. La severa struttura in pietra grigia locale rappresenta una significativa testimonianza della diffusione, anche in territori non fiorentini, del Rinascimento nelle sue forme tardobrunelleschiane. La facciata rinascimentale, presenta tre portali ed è scompartita da quattro lesene sorreggenti un semplice frontone. La vasta parte absidale dell'edificio venne completamente ristrutturata nel XIX secolo. Nell'interno a tre navate divise da colonne in pietra, si conserva un Crocifisso ligneo del XV secolo, detto il Cristo nero, scampato all'incendio che colpì la sacrestia nel 1977 e conservato nella cappella di San Giuseppe, al lato dell'abside. Vi sono inoltre una terracotta invetriata del XV secolo con San Giuseppe della bottega di Andrea della Robbia (1510-1520 circa), un'Assunzione tardocinquecentesca attribuita a Santi di Tito, una cornice marmorea della bottega del Civitali (fine del XV secolo, contenente una Pentecoste), una tela raffigurante la Madonna col Bambino e santi, attribuita a Giuseppe Porta detto il Salviatino o, più recentemente, a Giovanni Antonio Sogliani. | ||
borgo di Careggine e la Pieve di San Pietro | Careggine, | - | - | L'altopiano su cui sorge il paese rappresenta una delle più belle terrazze panoramiche dell'intera Garfagnana. Da qui lo sguardo spazia dal Sumbra al Pisanino, fino ai crinali dell’Appennino. Il borgo è raccolto attorno alla Pieve di San Pietro che conserva ancora l'originario impianto medievale e quasi nasconde, alla base del campanile, una pietra di epoca longobarda. Le figure incise, un uomo e una donna , entrambi armati, tenendosi per mano raccontano ancora oggi il coraggio delle popolazioni apuane. La Big Bench,ovvero la grande panchina gialla dove tutti tornano un po’ bambini, si raggiunge con una facile passeggiata che tocca anche Bosa, la geopark farm del Parco delle Alpi Apuane. | ||
Chiesa di Santa Maria Assunta (Vitoio) | Camporgiano, Vitoio | - | - | Vitoio, piccola frazione del comune di Camporgiano, vanta una delle chiese più antiche dell’intera Garfagnana. Già in una carta del 6 dicembre 795 si parla di un oratorio di Santa Maria donato da un certo Totone a Giovanni Vescovo di Lucca. La chiesa, a navata unica, presenta un soffitto a cassettoni del tardo cinquecento, recentemente restaurato, e arredi di pregio come il ciborio in legno intagliato e dorato di inizio Seicento, l’ancona quattrocentesca con i Santi Antonio da Padova, Pietro, Giovanni, Domenico, attribuita al "maestro di Borsigliana", Pietro da Talada, con al centro la statua in marmo civitalesca della Madonna col Bambino dell'inizio del XVI secolo. | Camporgiano | |
Oratorio di San Biagio (Poggio) | Camporgiano, località San Biagio - Poggio | - | - | La Chiesa romanica di San Biagio è una delle più antiche della Garfagnana. L’ingresso è caratterizzato da cornici di arenaria e il portone è in legno di castagno. Un muro in pietra circonda il piccolo sagrato All’interno si trova un’acquasantiera con vasca battesimale in marmo bianco del sec XVI. le prime notizie risalgono al 995, quando appare come pieve col titolo di S. Terenzio di Villa Roggiana, ed il suo territorio si estendeva da Careggine a Roggio. | - | Apertura:solo in occasione di eventi |
Santuario della Madonna della Solca (46022) | Pescaglia, | - | - | Il piccolo santuario, situato in un luogo isolato, conserva al suo interno un quadro della Vergine che è una copia della Madonna del Sasso di Lucca. La venerazione della Madonna della Solca si mantenne talmente vivace lungo tutto il XVIII e XIX secolo che il Vescovo di Lucca Monsignor Nicola Ghirardi, la definì “santuario” nella visita pastorale del 12 aprile 1877. | - | |
Pieve di San Giovanni Battista (Monsagrati) | Pescaglia, | - | - | Di aspetto romanico, la chiesa fu costruita sul colle di Cerreto nel 1102 in sostituzione della pieve longobarda di Santa Reparata. La facciata e l’abside sono in stile romanico. Fu restaurata nel 1496 e conserva lunghi tratti di mura che permettono di individuarne l’originario perimetro. | - | |
Oratorio di San Michele (Colognora Val di Roggio) | Pescaglia, | - | - | La chiesa sorgeva in una zona strategicamente importante, nei pressi di un castello che dominava la Val Pedogna e le prime documentazioni risalgono al 1048. Se i documenti ci riferiscono che tra il 1125 e il 1182 una frana trascinò via il castello, la chiesa presenta ancora oggi i tratti caratteristici dell’architettura romanica rurale, con una sola navata ed abside orientata. Il paramento murario in conci regolari di pietra è interrotto da strette monofore e sulla facciata c’è un’apertura circolare. Sul lato destro s’innalza il campanile, di epoca successiva. | - | |
Chiesa di Santa Maria Assunta (Loppeglia) | Pescaglia, | - | - | La data 1322 incisa su una lastra a destra della porta di ingresso probabilmente coincide con quella della fondazione della chiesa alla quale, nel Settecento, è stata addossata una cappellina destinata anche a uso cimiteriale. Mentre la facciata conserva il paramento antico a bozze di pietra, l’interno, a una navata, rispecchia il restauro e l’ampliamento avvenuti nel 1823. | - | |
Chiesa di San Pietro Apostolo (Fiano) | Pescaglia, | - | - | Una chiesa a Fiano esiste almeno dal 983 ed era a ridosso di un castello usato per le segnalazioni strategiche. Sulle rovine dell’antica chiesa fu edificata quella attuale tra il 1912 e il 1923. L’edificio è a navata unica, con transetto e croce latina. Il campanile è antico e la sua parte inferiore è medievale. Nella chiesa è sepolto don Aldo Mei, vittima del nazifascismo. | - | |
Chiesa di San Martino in Freddana | Pescaglia, | - | - | La chiesa parrocchiale, un tempo piccola, fu ricostruita nel 1904 in un vivace stile eclettico, con l’eccezione del campanile romanico originale. | - | |
Chiesa dei SS Michele e Caterina (Colognora di 46022) | Pescaglia, | - | - | Nel 1457 il vescovo diede il permesso per la costruzione di una piccola cappella più vicina al paese di Colognora rispetto alla chiesa di San Michele a Castello. Di questa cappella, costruita all’interno dell’abitato, non conosciamo le originarie fattezze, ma verso la metà del ‘500 l’oratorio fu ampliato a tre navate poggianti su colonne in arenaria locale. Del 1563 è l’affidamento, al pittore modenese Simone Carretta, dell’esecuzione del grande dipinto raffigurante la Vergine con il Bambino nell’atto di compiere il mistico sposalizio con Santa Caterina di Alessandria, ancora oggi visibile sull’altare maggiore. | - | |
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo | Pescaglia, | - | - | Il restauro della chiesa risale al XVI secolo, ingrandita poi notevolmente nel 1673, con la navata sinistra aggiunta nel 1773 come ricorda una lapide murata sul retro della chiesa. | - | |
Chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano | Pescaglia, | - | - | Fra il XI e il XII secolo gli abitanti riedificarono la chiesa primitiva sorta circa sei secoli prima, ampliandola e rivestendola con bozze di pietra calcarea. Dotata sin dal 1387 di fonte battesimale, subì altre trasformazioni fino ad arrivare a quella radicale del 1620. | - | |
Romitorio Sant' Ansano (Lucignana) | Coreglia Antelminelli, | - | - | Questa antica chiesa, di origine sconosciuta, sorge su un colle poco distante da Lucignana, immersa in un bosco di lecci. Già esistente nel 1000, all’inizio era conosciuta con il nome di “Rocca Pettorita”, per la rocca di segnalazione che vi fu edificata nei pressi e che in epoca medievale venne abbandonata o distrutta. La piccola chiesa intorno al XII secolo fu trasformata in oratorio e gli fu aggiunto un portico. Nel XIV secolo la sua canonica fu adibita a Romitorio, andando a ospitare un eremita custode della chiesa e del terreno annesso. I due sentieri che permettono di raggiungerlo (con rispettivamente 10 e 20 minuti di camminata) offrono al visitatore due percorsi suggestivi, immersi nel verde. | - | |
Pieve di San Martino | Coreglia Antelminelli, | - | - | Questo edificio non ha mantenuto la sua forma originaria e, guardandolo oggi, ci offre una complessa sequenza di fasi costruttive che nei secoli si sono susseguite. Il nucleo centrale di questa chiesa potrebbe risalire al IX secolo. Essa è divisa in tre navate, gli archi sono sostenuti da pilastri cilindrici sulla cui sommità poggiano capitelli di tipo cubico. Del campanile medievale oggi non restano tracce. | - | |
Oratorio di Sant'Antonio Abate (Ghivizzano) | Coreglia Antelminelli, | - | - | La chiesa anticamente risulta dedicata a San Matteo, come si legge da un atto di collazione del 28 giugno 1357. In una visita del 1660 del Cardinale Bonvisi la troviamo dedicata, come lo è tuttora, a Sant’Antonio. All’interno due fonti battesimali di pregevole fattura: il primo, in marmo di forma ottagonale con un coperchio in legno, è databile intorno al secolo XV – XVI e le otto specchiature sono decorate con piccoli e graziosi bassorilievi, fra cui è riconoscibile lo stemma dell’antica famiglia Nuti. | - | |
Oratorio della Madonna della Neve (Ghivizzano) | Coreglia Antelminelli, | - | - | Questo grazioso oratorio, la cui facciata principale è protetta da un elegante portico, si trova lungo una strada che dal piano di Ghivizzano conduce alla Rocca, precisamente in località Pianezzori. | - | |
Chiesa Santa Maria Assunta (Tereglio) | Coreglia Antelminelli, | - | - | Le origini della chiesa risalgono al XIII secolo. Vari frammenti lapidei, murati sulla facciata e sul lato sinistro della chiesa, danno questa certezza, assieme a una lapide nella quale, fra l’altro, si legge la data del 1277. L’aspetto attuale della chiesa è quello che deriva dagli ultimi interventi sostanziali avvenuti tra il 1841 e il 1849. L’interno della chiesa, una fra le più belle del comune di Coreglia, è a tre navate divisa da archi a tutto sesto che poggiano su colonne di stile toscano ed è caratterizzato, nella navata centrale, da un pregevole soffitto ligneo intagliato colorito a noce e verniciato ad olio. L’altare barocco è impreziosito da marmi colorati ed è sormontato da una croce dipinta su tavola, detto Crocifisso di Berlinghiero, senza dubbio l’oggetto di maggior valore di questa chiesa. | - | |
Chiesa di San Silvestro (Vitiana) | Coreglia Antelminelli, | - | - | L’architrave sulla porta d’ingresso riporta il monogramma IHS, racchiuso da una corona di verzura, da cui si dipartono due nastri svolazzanti con, ai due estremi, lo stemma della comunità di Vitiana da una parte e lo stemma della città di Lucca dall’altra. L’interno è a tre navate con tre altari. | - | |
Chiesa di San Michele Arcangelo | Coreglia Antelminelli, | - | - | Fu probabilmente costruita nel secolo XII ed ebbe inizialmente le funzioni di chiesa castellana: si trova infatti all’interno della fortezza e addossata alle mura. Nel XIV secolo venne costruita all’interno una cappella che servì da fonte battesimale, ora conosciuta come Cappella di San Filippo. Le maggiori trasformazioni che questa chiesa ha subito sono del secolo XIX e consistono principalmente nel rialzamento del soffitto, nella chiusura della porta presbiteriale e nella costruzione della nuova abside sopra i resti di un antico torrione. All’interno l’ambone pre romanico che raffigura una mucca sembra essere uno dei più antichi sostegni di pulpito dell’intera valle del Serchio. Nella cappella del Sacro Cuore è degno di attenzione un tabernacolo di scuola del Civitali (secolo XVI). | - | |
Chiesa di San Leonardo (Calavorno) | Coreglia Antelminelli, | - | - | Le origini antiche della chiesa sono testimoniate da una pergamena datata 1187 custodita nell’Archivio dell’Arcidiocesi di Lucca, in cui è citata come cappella a servizio dell’Ospedale di Calavorno con la dedicazione a San Nicolai. Nella prima metà del 1900, nasce la necessità di disporre di un edificio di culto di dimensioni maggiori. Nel 1935 iniziano quindi i lavori per l’ampliamento della chiesa, in particolare per l’allungamento della navata di circa cinque metri con conseguente demolizione del fronte principale storico. | - | |
Chiesa di San Cassiano (Gromignana) | Coreglia Antelminelli, | - | - | Le prime notizie di questa chiesa risalgono al 1463. Nella facciata, sopra la porta centrale, c’è un oculo con la vetrata che rappresenta San Cassiano. Il campanile fu costruito nel 1873. | - | |
Chiesa del Sacro Cuore (Ghivizzano) | Coreglia Antelminelli, | - | - | Fu costruita per esigenze pratiche e per comodità degli abitanti di Ghivizzano basso, fu inaugurata nel gennaio del 1931 e dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Con un decreto, rinvenuto negli atti della segreteria vescovile, l’allora arcivescovo mons. Torrini, all’atto dell’inaugurazione, dettava alcune regole tra cui il divieto di suonare le campane al di fuori degli atti di culto. Questa regola si riferisce indubbiamente all’abitudine che era venuta a crearsi nel paese di Ghivizzano, di accogliere con il suono delle campane gli emigranti che facevano ritorno a casa. | - | |
Chiesa dei SS Pietro e Paolo (Ghivizzano) | Coreglia Antelminelli, | - | - | La Parrocchiale di Ghivizzano, oggi dedicata ai Santi Pietro e Paolo, sorge con il suo maestoso campanile nella parte più elevata del paese all’interno del perimetro dell’antica fortezza. Questa posizione ci fa pensare che il nucleo primitivo di questo sacro edificio sia stato quello di una semplice chiesa castellana, cioè di una chiesa a servizio esclusivo del signorotto e della sua piccola corte. Il minuscolo sagrato della chiesa si raggiunge per mezzo di una ripida scalinata di pietra, da cui si gode un magnifico spettacolo delle Alpi Apuane. Il campanile è posto a fianco del lato di mezzogiorno e l’interno della chiesa è a navata unica con volta a botte. | - | |
Chiesa dei Santi Lorenzo e Lazzaro (Piano di Coreglia) | Coreglia Antelminelli, | - | - | La chiesa parrocchiale di Piano di Coreglia sembra abbia origini antiche: si parla dell’esistenza, non verificata, di documenti risalenti al XIII secolo in cui l’edificio viene definito più piccolo di quello odierno. Pare che la chiesa sorga dove aveva sede l’antico ospedale. Nel 1900 iniziano i lavori per il considerevole ampliamento dell’edificio. Al termine dell’intervento la chiesa si presenta con pianta a croce latina coperta con volte a botte con lunette, cupola centrale e abside semicircolare; all’esterno tutti i fronti sono intonacati compresa la facciata a salienti. L’aspetto esterno della facciata della chiesa, in stile neogotico, stride con l’elegante geometria del vecchio campanile romanico. Resti dell’antica muratura medioevale sono ancora visibili sul muro esterno di destra guardando la chiesa. | - | |
Romitorio di San Bartolomeo (Cune) | Borgo a Mozzano, | - | - | Piccola chiesa a navata unica con abside sorta in un secolare bosco di lecci nei pressi dell’antica Fortezza del Bargiglio, abbattuta nel 1373. Davanti alla facciata della chiesa sorge ancora oggi la massiccia torre campanaria condotta con una muratura più rustica rispetto a quella della chiesa.Piccola chiesa a navata unica con abside sorta in un secolare bosco di lecci nei pressi dell’antica Fortezza del Bargiglio, abbattuta nel 1373. Davanti alla facciata della chiesa sorge ancora oggi la massiccia torre campanaria condotta con una muratura più rustica rispetto a quella della chiesa. | - | |
Pieve di Santa Maria Assunta (Diecimo) | Borgo a Mozzano, | - | - | Sembra che l’edificio sul quale è stata edificata la chiesa sia molto antico a giudicare dai numerosi reperti di epoca romana, riutilizzati nella successiva costruzione della pieve. Il primo documento che la menziona è del X secolo e ci svela che la chiesa era dedicata, oltre che alla Vergine, anche a San Gervasio. La lettura delle murature evidenzia diverse fasi costruttive. All'interno l’edificio fu organizzato in tre navate divise da pilastri bicromi e dotato di fonte battesimale e ambone-pulpito. Il fonte battesimale attualmente è stato sistemato sulla destra all'ingresso e i resti dell'ambone-pulpito, consistenti in due leoni stilofori e da una scultura del profeta Isaia, si trovano alla sommità della scalinata che porta all’altare. Nel XVII secolo sono stati realizzati gli scranni lignei dell’abside ancora ben conservati. | - | |
Pieve di San Martino in Greppo (Diecimo) | Borgo a Mozzano, | - | - | La prima notizia sull'oratorio di San Martino in Greppo risale all'anno 979, mentre al 1205 è documentata per la prima volta la presenza di un “Hospitale” posto nelle vicinanze della piccola chiesa e destinato ai viandanti che percorrevano la valle del Serchio. Nonostante oggi siano quasi completamente scomparse le tracce di quello che un tempo era il complesso, l’oratorio ne testimonia ancora la notevole qualità sia nei materiali che nella tecnica costruttiva. Questo si nota in particolare nell’abside dove i grandi blocchi in calcare bianco, montati “a filaretto”, sono regolari e messi in opera da maestranze molto qualificate. La pianta, ad aula unica rettangolare e abside semicircolare, è orientata secondo l'asse est-ovest. La facciata rivolta verso il colle è seminascosta dai ruderi dell'antica struttura e ha subito vari rimaneggiamenti. L'arco absidale è caratterizzato dall'alternanza di conci in pietra bianchi e neri. Il soffitto dell'aula è ordito con capriate lignee, travi e travicelli. | - | |
Oratorio della Madonna dei Ferri | Borgo a Mozzano, | - | - | La chiesetta è denominata “Madonna dei Ferri” perché per un certo periodo fu protetta da una cancellata, poi demolita. L’attuale edificio fu costruito intorno al 1597 per accogliere un’immagine “a fresco” della Madonna delle Grazie (patrona del Comune di 46004 dal 1954) che decorava un piccolo oratorio. Da allora si celebra la festa della “Madonna dei Ferri” il secondo lunedì dopo Pasqua con una solenne processione che parte dalla Chiesa di San Iacopo e raggiunge l’oratorio in ricordo di quell’avvenimento. | - | |
Convento di san Francesco | Borgo a Mozzano, | - | - | Il complesso della chiesa e del convento di San Francesco risale al 1523, quando i Frati Minori Osservanti di San Francesco fondarono il primo nucleo del convento. Passato di mano dagli Osservanti ai Riformati, vi fu aggiunta dal 1526 la chiesa, consacrata al culto del Santo di Assisi. Un portico con doppio loggiato consente l'accesso alla cappella di Santa Elisabetta e alla chiesa ad una navata. L'altare maggiore, sostituito al precedente nel 1726, recava al centro la statua marmorea raffigurante San Francesco dello scultore Pompeo Franchi, ora posta all’esterno. | - | |
Chiesetta di San Nicolao detta di “Ciopi” (Valdottavo) | Borgo a Mozzano, | - | - | Nel centro di Valdottavo c’è una piccola chiesa intitolata a San Nicolao e conosciuta da tutti come la chiesetta di Ciopi dal nome con cui era conosciuto l’ultimo proprietario della villa a cui apparteneva l’edifico sacro. La minuscola chiesa, consacrata il 6 dicembre 1760, presenta sulla facciata un piccolo campanile a vela con una campanella. Oggi la chiesa è di proprietà della famiglia Grando Buonaguidi ed è aperta al pubblico solo su richiesta. | - | |
Chiesa di Santa Maria Assunta (loc. la Rocca) | Borgo a Mozzano, | - | - | L’esistenza della chiesa è confermata nel XII secolo. La chiesa fu edificata molto probabilmente a una sola navata alla fine dell’XI secolo e in seguito ampliata a tre navate. Sulla facciata è conservato un bassorilievo di marmo che rappresenta la lapidazione di Santo Stefano. All'interno, sopra l’altare maggiore, si trova una tela di scuola cortonesca del XVIII secolo raffigurante Santa Maria Assunta e altre due altre tele dello stesso pittore ai due lati del presbiterio. Sono inoltre presenti altri arredi sacri databili al XV secolo come un’acquasantiera di marmo della scuola scultorea di Matteo Civitali e una croce in lamina d'argento su legno. Dalla chiesa si accede direttamente alla canonica, che fu probabilmente sede dei castellani. Nella grande cucina è presente un focolare in pietra datato 1503. All'interno della chiesa si trova anche una copia autentificata della Sacra Sindone. | - | |
Chiesa di San Rocco (Valdottavo) | Borgo a Mozzano, | - | - | La chiesa, di antico impianto, ma ricostruita nel XIX secolo, ha una pianta ad aula unica, con abside semicircolare e copertura a capanna. La facciata è in calcare bianco con il portale d’ingresso, racchiuso in una cornice dai motivi geometrici, e un ampio rosone vetrato circolare in alto. | - | |
Chiesa di San Lorenzo (Domazzano) | Borgo a Mozzano, | - | - | La parrocchiale di San Lorenzo sorge su uno sperone di roccia calcarea sul versante sud del monte Elto. La chiesa si è conservata quasi intatta fino al 1890, anno in cui fu decisa la demolizione dell’abside per consentire il prolungamento dell’aula a navata unica; fu inoltre modificata la copertura della torre campanaria con la sostituzione di quella originale a capanna con una a terrazza con balaustra in colonnini di cemento. Nonostante la chiesa abbia subito pesanti rimaneggiamenti, non ha comunque perso i tratti salienti originari dell’impianto databile intorno al X secolo. Nella parte superiore della facciata si trova un’apertura a croce, anch’essa tipica delle più antiche architetture religiose romaniche. | - | |
Chiesa di San Jacopo | Borgo a Mozzano, | - | - | Le origini della chiesa di 46004, dedicata a San Iacopo, sono da collocare con ogni probabilità in mezzo ai secoli XI-XII. L’edificio odierno risale però agli anni compresi tra il 1604 e il 1616, quando la chiesa di San Iacopo viene completamente ricostruita sulle fondamenta di quella originaria. I lavori per la costruzione del nuovo edificio a tre navate si prolungarono per molti anni a causa della difficoltà nel trasporto delle colonne in pietra serena che dovevano essere poggiate sui resti degli antichi muri laterali in modo tale da poter conservare l’antica travatura del tetto. La torre campanaria è antica: in relazione alle caratteristiche dimensionali, con ogni probabilità fu costruita come torre di avvistamento e successivamente convertita a campanile della chiesa originaria. In seguito all’ampliamento seicentesco, il campanile occupa la prima campata della navata laterale Nord. All’interno si trova la bella statua robbiana, attribuita ad Andrea della Robbia, raffigurante Santa Maria Maddalena. | - | |
Chiesa di San Giovanni Battista (Cerreto) | Borgo a Mozzano, | - | - | La chiesa attuale fu costruita intorno al 1660 in sostituzione di una chiesetta preesistente. Entrando, sulla sinistra si trova il fonte battesimale recante un dipinto a tempera di Pellegrino Lamberti. Ne è oggetto il Battista sulle rive del Giordano, e l’opera di fine ‘700 è dovuta alla bottega Crudeli. Segue l’altare dedicato a Santa Gemma Galgani (1954). Sull’altare della Madonna del Rosario c’è la preziosa statua lignea del XV secolo, recentemente restaurata, attribuita alla scuola di Jacopo della Quercia. | - | |
Chiesa di San Donato (Domazzano) | Borgo a Mozzano, | - | - | Il borgo di Domazzano conserva due chiese del periodo romanico, San Lorenzo e San Donato, coeve nella costruzione, simili nelle forme e sicuramente eseguite dalle stesse maestranze. | - | |
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli (Valdottavo) | Borgo a Mozzano, | - | - | La chiesa è ricordata per la prima volta nel 1032, probabilmente però esisteva già come chiesa abbaziale di un piccolo monastero dedicato al Salvatore, di cui si ha notizia intorno all'anno 752. La costruzione attuale è del tardo XI secolo e degli inizi del successivo. La facciata, inquadrata da due paraste angolari, è percorsa orizzontalmente da una cornice che la spartisce in due parti. La chiesa conserva un San Rocco di Antonio Luchi (XVII secolo), un'Assunzione seicentesca e una Madonna con i Santi Francesco e Antonio del 1716. | - | |
Chiesa dei Santi Giusto e Clemente (Partigliano) | Borgo a Mozzano, | - | - | Dell’antica chiesa resta qualche traccia in quella attuale, che si presenta ad una navata e con abside rettangolare. Il campanile antico, non più leggibile nella sua struttura originaria a causa dei danni subiti nel terremoto del 1920, è parzialmente inserito nella facciata della chiesa dove si trova anche un grande loggiato che poggia su archi di cotto antico. Fra le opere contenute all’interno, è degno di nota il gruppo ligneo dell’Annunciazione perlopiù attribuito allo sconosciuto Maestro di Partigliano attivo tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, molto probabilmente artefice anche dell’Angelo annunciante per la chiesa lucchese dei Santi Paolino e Donato. | - | |
Cappella di San Giovanni Leonardi (Diecimo) | Borgo a Mozzano, | - | - | La Cappellina è dedicata a San Giovanni Leonardi e si trova nella sua casa Natale a Diecimo. Il Santo Patrono dei Farmacisti vi nacque nel 1541. | - | |
Cappella della Madonna di Mao | Borgo a Mozzano, | - | - | La cappellina custodisce una statua della "Madonna di Lourdes" in gesso e quella di Bernardette in preghiera. Secondo una nota dell'Istituto Storico locale la chiesetta, secondo la tradizione popolare, sarebbe stata costruita nella seconda metà del 1800 da un componente della famiglia "Mao", cognome che appare negli estimi del 1600 quando si cita la vendita di una casa in piazza del mercato a 46004. La cappella sarebbe pertanto un ex voto per un miracoloso salvataggio di un componente di quella famiglia, caduto nelle acque del Serchio all'altezza della località "grotte bianche", dove appunto è stata costruita la chiesetta. Lo strano orientamento della cappella, con la facciata quasi incassata nel muro di sostegno della ferrovia, testimonia la costruzione antecedente a quella del tratto di ferrovia, avvenuto nel 1898. Nel 1948 una pastorella del luogo vide la statua muovere gli occhi. La notizia si sparse e una miriade di persone ogni giorno andava sperando di assistere al prodigio. | - | |
Antica Pieve di Cerreto (Cerreto Alto) | Borgo a Mozzano, | - | - | L'Antica Pieve di Cerreto è una chiesa romanica del 995 d.C.. È circondata da alcune case, resti di un paese fortificato che fu distrutto nel 1227 dai lucchesi perché i Suffredinghi si erano alleati con i pisani. La chiesa ha un bellissimo abside con archetti pensili e tre aperture a feritoia sormontate da sculture simboliche. Di notevole interesse è il fonte battesimale. | - | |
Pieve di Santa Maria Assunta (Loppia) | Barga, | - | - | La chiesa fu, con molta probabilità, costruita nel VI secolo durante la riorganizzazione territoriale attuata dal vescovo e santo Frediano. Nel 1058 il vescovo di Lucca Anselmo da Baggio, che diverrà futuro Papa Alessandro II, venne a Loppia a consacrare la struttura dopo un'attività di ricostruzione e ampliamento. Immersa nella campagna, la pieve si presenta libera su tutti i lati e si raggiunge dalla strada principale voltando a sinistra lungo una piccola via lastricata che sale fino al sagrato. La facciata, seguendo l’inclinazione del declivio, risulta asimmetrica, con il lato destro maggiore rispetto al sinistro. Il profilo del prospetto principale è a salienti e ricalca le articolazioni dei volumi interni della chiesa a tre navate. | - | |
Oratorio di San Paolino (Renaio) | Barga, | - | - | La chiesa fu costruita nel 1771 ed è a navata unica priva di transetto. La faccia a capanna presenta una loggia a tre fornici che introduce alla piccola chiesa | - | |
Oratorio di San Nicolao (Filecchio) | Barga, | - | - | La chiesa di San Nicolao sorge vicino all'omonima via del paese di Filecchio, su un piccolo poggio. La facciata principale è delimitata lateralmente da due pilastri angolari e conclusa al vertice da un tetto a capanna: al centro si apre il portale principale affiancato da due basse finestre quadrangolari, mentre nella parte superiore del prospetto, in asse con l'ingresso, si inserisce un piccolo oculo vetrato. Entrambi i prospetti laterali presentano due finestre rettangolari per lato. | - | |
Duomo di San Cristoforo | Barga, | - | - | La chiesa è stata edificata in tempi diversi, a partire dall'anno 1000. Negli ampliamenti successivi si ritrovano elementi architettonici e decorativi sia romanici che gotici. Il rivestimento esterno dell'attuale facciata è stato realizzato con bozze di pietra detta Alberese di 46003. La porta maggiore è sovrastata da un arco scolpito a foglie di acanto con un architrave a bassorilievo che raffigura una scena di vendemmia. Ai lati della porta ci sono due colonne, con due leoni alle loro sommità come simbolo della forza della fede. La porta laterale è sovrastata da un bassorilievo attribuito allo scultore romanico Biduino (XII secolo) che raffigura il Miracolo dello "Scifo d'Oro" di San Nicola. L'interno è a tre navate e presenta trasversalmente uno sbarramento marmoreo formato da lastre di marmo rosso riquadrate da marmo bianco decorato, al quale si appoggia il pulpito marmoreo, opera dei maestri comacini (XIII secolo). Nell'abside, dentro una nicchia, è collocata la statua lignea policroma di San Cristoforo, del IX secolo. Tra il XVI e XVII secolo ci fu un aumento sostanziale nel numero di altari presenti nella chiesa, arrivando nel XVIII secolo a un totale di quattordici. Nel corso dei secoli il complesso fu restaurato più e più volte: l’ultimo grande intervento fu quello seguito al devastante terremoto che nel 1920 colpì l’area. Sullo stipite destro della porta principale, in alto, è possibile scorgere uno strano messaggio a tutt’oggi indecifrato. | - | |
Chiesa e convento di San Francesco | Barga, | - | - | Testimonianza dell’intensa predicazione francescana praticata nella zona nel XV secolo, la chiesa ospita al suo interno numerose e pregevoli pale in terracotta invetriata policroma di origine fiorentina. Sono ben otto le opere riconducibili ad Andrea Della Robbia e ai suoi figli. Al 1500 circa si può far risalire la pala con la Natività; ad anni vicini al 1515, invece, San Francesco che riceve le stimmate. I frati dell’osservanza si erano stabiliti a 46003 sin dal 1434 e già nel 1471 la comunità ottenne di lasciare il piccolo convento eretto in località Nebbiana (intitolato a San Bernardino subito dopo la sua canonizzazione) per un sito più vicino all’abitato. La chiesa attuale conserva l’impianto iniziale a navata unica con campate voltate a crociera. Nel corso del Cinquecento fu presumibilmente oggetto di lavori che resero necessaria una nuova consacrazione nel 1572. All’ingresso del complesso, un chiostro quattrocentesco delimita l'entrata della chiesa. | - | |
Chiesa e conservatorio di Santa Elisabetta | Barga, | - | - | Questo ex convento, poi divenuto conservatorio, venne fondato nel 1456 da Michele Turignoli, frate del Terzo Ordine di San Francesco, per ospitare alcune giovani donne ritiratesi a vita religiosa. Nel 1788 il convento fu ampliato e trasformato in istituto per l’educazione delle giovani. Nella chiesa si possono ammirare due opere in terracotta: una pala ad altorilievo raffigurante la Madonna della Cintola di Benedetto Buglioni (1510 circa) e la Madonna con bambino di Giovanni Della Robbia (1500-1510); vi trovano collocazione anche un grande crocifisso in legno del XIII secolo e un dipinto su tavola raffigurante la Madonna in trono con bambino tra i santi Paolo e Agostino del XVI secolo. | - | |
Chiesa di San Rocco | Barga, | - | - | Alla fine del 1400 si hanno notizie di un oratorio chiamato Cappella San Rocco, situato in fondo al ponte di Porta di Borgo e sorto per onorare il santo protettore contro la peste dilagante. Nel 1630 si inizia a costruire la nuova chiesa di San Rocco in un luogo vicino al precedente oratorio. Terminata nel 1639, l’altare accolse l’attuale tela raffigurante quattro personaggi: la Madonna col Bambino, San Rocco, San Sebastiano e Sant’Antonio. | - | |
Chiesa di San Maurizio (Pedona) | Barga, | - | - | La chiesa di San Maurizio sorge a Pedona, paese che si estende lungo la riva destra del torrente Ania, sorto sui resti dell'antico "castrum" romano a guardia della valle. Si accede alla chiesa tramite una grande scalinata doppia che conduce al portale principale, sormontato da una tettoia. All'interno la chiesa, senza abside, è a tre navate. Due porte aperte sulle pareti laterali conducono a destra in sacrestia e a sinistra ad un vano utilizzato come deposito. | - | |
Chiesa di San Giuseppe (Ponte all'Ania) | Barga, | - | - | La chiesa di San Giuseppe è stata edificata e consacrata nel 1961. L’ingresso della chiesa è rimarcato da una sequenza di cinque portoni in legno, al di sopra dei quali si sviluppa una grande finestra a nastro. Sopra la copertura del portico si erge il corpo superiore dell'edificio, caratterizzato da una grande vetrata di forma quadrata e concluso da una copertura a falda inclinata. Il campanile a base rettangolare si erge isolato sul lato sinistro della chiesa, incastonato all’interno della copertura del portico. | - | |
Chiesa della SS Annunziata | Barga, | - | - | La chiesa fu edificata nel 1595, sotto il titolo della Visitazione, da dodici rappresentanti delle principali famiglie barghigiane. All’interno della chiesa furono trasferite due statue lignee trecentesche dell’Arcangelo Gabriele e dell’Annunziata che, secondo la tradizione, provenivano dalla sagrestia del Duomo. Alla fine dell’Ottocento fu costruita la facciata della chiesa e, nello stesso secolo, furono commissionati i due affreschi parietali raffiguranti lo Sposalizio di Maria e la Presentazione al tempio del pittore Giammattei di Lucca. Durante la seconda guerra mondiale la chiesa fu gravemente danneggiata da alcuni proiettili di artiglieria e fu ristrutturata. Attualmente la chiesa accoglie in totale cinque altari. Sull’altare destro della navata, è presente una notevole pittura attribuita a Baccio Ciarpi: la Madonna col bambino fra i santi. | - | |
Chiesa della Fornacetta | Barga, | - | - | Dedicata all’assunzione di Maria viene anche chiamata con il nome del relativo sobborgo, la 'Fornacetta'. Situata fuori da Porta Macchiaia, questa chiesa era il riferimento per gli abitati circostanti. La strada sulla destra conduce alle cave di diaspro, dove vennero estratte le dure pietre di color rosso che oggi adornano la Cappella Reale di San Lorenzo a Firenze. | - | |
Chiesa del Santissimo Crocifisso | Barga, | - | - | Situata nel centro storico di 46003, si raggiunge percorrendo la cosiddetta “scalaccia” che scende dal Duomo e dal piazzale dell'Arringo. Di probabile fondazione medievale, la struttura risale alla prima metà del XV secolo con facciata completata alla fine del Cinquecento, ma importanti ampliamenti e modifiche furono fatte a metà del Settecento. L’interno della chiesa è suddiviso in tre navate e vi è possibile ammirare un ricco e rifinito altare in legno del Seicento; inoltre, vi trova spazio un coro in legno di ciliegio con pregevoli intagli, attribuibile probabilmente al Verzani di 46003, del XVII secolo. Il portale principale è incorniciato da stipiti e architrave in pietra, coronato da un frontone triangolare spezzato dove si inserisce la croce. Ai lati si hanno due statue in marmo bianco raffiguranti due figure di santi dentro nicchie a parete. | - | |
Pieve di San Paolo (Vico Pancellorum) | Bagni di Lucca, | - | - | La Pieve è ricca di simboli scolpiti che hanno nel tempo alimentato interpretazioni e leggende. Uno dei portali, sulla destra, porta scolpita una testa di guerriero cinta di alloro che per i paesani rappresenterebbe Castruccio Castracani degli Antelminelli. | - | |
Pieve di Controne | Bagni di Lucca, | - | - | La Pieve di San Giovanni Battista, anticamente nota come Pieve di Santo Stefano di Bargi, è ricordata in un documento dell'anno 884 conservato nell’Archivio Arcivescovile. Nella pergamena si ricorda che la pieve fu una delle ventotto chiese fondate da San Frediano, Vescovo di Lucca. Nel XIV secolo la chiesa fu investita da una frana che ne ostruì l'entrata e rese necessario spostarla al posto della parte absidale. L’orientamento della chiesa fu quindi modificato e ancora oggi è possibile vedere le geometrie originali e i fregi della vecchia facciata sul retro della zona absidale. Il campanile fu eretto a fine Ottocento. | - | |
Chiesa di Santa Maria (Benabbio) | Bagni di Lucca, | - | - | È citata nelle decime del 1260 come dipendente dalla Pieve di Controne. Nel 1338 la chiesa ebbe una fase di completo rinnovamento, come testimonia l’iscrizione nella fiancata che guarda la piazza, e nel 1385 ottenne la concessione del fonte battesimale. Nei primi decenni del XVI secolo l’edificio fu ampliato con l’allungamento e l’innalzamento della navata centrale e l’aggiunta delle due navate laterali. Nel XIX secolo fu infine demolita l’abside e sostituita con una più ampia. All’interno fa parte dell’arredo della chiesa il gruppo ligneo del XIV secolo dell’Annunciazione della Madonna di Piero d’Angelo di Guarnerio, padre di Jacopo della Quercia. | - | |
Chiesa di San Pietro a Corsena | Bagni di Lucca, | - | - | Nel fianco meridionale, nelle monofore e nelle arcate cieche sono evidenti le tracce dell’edificio originario, già ricordato nell’XI-XII secolo. L’abside originaria fu incorporata nella sacrestia, mentre l’antico portico fu inglobato nella facciata. L’interno è a tre navate con colonne e conserva l’impianto romanico. | - | |
Chiesa di San Cassiano di Controne | Bagni di Lucca, | - | - | È la prima chiesa storicamente documentata in Val di Lima. Il documento che ne attesta l’esistenza risale al 772 nel periodo dell’ultimo re longobardo Desiderio e nel documento la chiesa di San Cassiano viene ricordata come chiesa esistente da tempo indefinito. La chiesa come noi oggi la vediamo dovrebbe risalire tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo. Un aiuto alla datazione viene da un elemento ornamentale inserito nella facciata, secondo un uso diffuso in area pisana e lucchese nei secoli XI-XII. Si tratta di un bacino ceramico proveniente dal mondo islamico, probabilmente tunisino: esso raffigura un falconiere a cavallo, molto singolare nell’iconografia poichè le consuete decorazioni attingevano a un repertorio di motivi geometrici o vegetali. | - | |
Chiesa dei SS Quirico e Giulitta (Casabasciana) | Bagni di Lucca, | - | - | La chiesa è sorta nel XVII secolo sul cinquecentesco oratorio di San Pietro, cui apparteneva l’architrave del portale con la data del 1503. Nel 1826 la chiesa, a una navata e cinque altari, fu oggetto di restauri. | - | |
Chiesa Anglicana | Bagni di Lucca, | - | - | Oggi vi si trova la biblioteca comunale, ma questo storico edificio fu costruito nel 1840 su autorizzazione di Carlo Lodovico di Borbone, Duca di Lucca, per iniziativa dei coniugi Henry ed Elizabeth Stisted, una coppia di inglesi che si erano stabiliti ai 46002. La località era allora luogo di villeggiatura e di dimora di una numerosa comunità inglese che sentiva l'esigenza di avere un luogo di culto protestante. La forma è quella di un palazzo perché Carlo Lodovico non voleva che l’edificio avesse aspetto di vera e propria chiesa per non urtare la Curia Arcivescovile. Il progetto e la costruzione furono affidati all’architetto Giuseppe Pardini. I coniugi Stisted nel 1842 fecero aprire anche il Cimitero Anglicano che si trova sull’altra sponda del torrente Lima lungo la Statale del Brennero. | - | |
Cappella Demidoff | Bagni di Lucca, | - | - | Il principe russo Niccolò Demidoff, che all’inizio dell’Ottocento si era stabilito in Toscana, volle dotare 46002 di un ospedale nel quale potessero venire accolti anche i poveri bisognosi di cure termali. Oltre alla struttura di accoglienza, nel 1825 il principe fece realizzare da Giacomo Marracci anche la cappella, che nelle sue forme ripropone in miniatura il Pantheon di Roma. | - |
Denominazione | Comune e indirizzo | Telefono | Descrizione | Orario Apertura | Note | |
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Eremo di Capraia | Pieve Fosciana, Capraia | +39 3270481207 | eremodicapraia@gmail.com | L’Eremo di Capraia è costruito su uno sprone roccioso e domina dall’alto la valle del torrente Ceserana. Nel castello di Capraia, distrutto nella prima metà del trecento, durante le lotte tra lucchesi e pisani, viene ricordato, già nel 1168, un romitorio intitolato ai SS. Jacopo e Cristoforo e nel 1260 figura un S. Cristoforo di Capraia, nel registro della pievania di Fosciana. Una chiesa con la stessa titolazione risulta “destructa” nella Visita Pastorale della Diocesi di Lucca dell’anno 1467, ma poi torna ad essere menzionata fino al 1658. Nel 1716 viene aggiunta la titolazione attuale di S. Maria, da un preesistente santuario di cui resta tuttora il campanile cinquecentesco. Unita alla parrocchia del Sillico, Capraia passò a far parte della nuova Diocesi di Massa nel 1822 ed è stata reintegrata nelle pertinenze della Diocesi di Lucca solo nel 1992. La chiesa attuale è stata riedificata nel 1871 su disegno del Conte G. Carli. A Capraia la presenza di eremiti è stata costante nei secoli e dura ancora oggi. Ne ricordiamo due, don Bartolomeo Toni, che fece costruire l’attuale chiesa, e padre Gerlaco, monaco olandese, morto nel 1994 e sepolto nelle vicinanze dell’eremo. Grazie al lavoro dei volontari durante l’anno a Capraia si svolgono diversi eventi religiosi che richiamano numerose persone che qui trovano sempre armonia con la natura e un rapporto particolare con l’Assoluto. | ||
Passo di Pradarena | Sillano Giuncugnano, | - | - | - | ||
Chiesa di San Rocco (Natività di Maria) e Volto Santo di Rocca Soraggio | Sillano Giuncugnano, | - | - | l Volto Santo di Rocca Soraggio è un crocifisso tunicato medievale, databile tra il XIII e il XIV secolo e ispirato al modello del celebre Volto Santo di Lucca. Il crocifisso è attualmente conservato nella chiesa della Natività di Maria a Rocca Soraggio. | ||
chiesa di Sant'Antonino Martire (Varliano) | Sillano Giuncugnano, | - | - | - | ||
Eremo San Viano | Vagli Sotto, | - | - | L’Eremo del Beato Viviano si trova sulle balze orientali del Monte Roccandagia, nei pressi del sentiero che conduce da Campocatino alla Valle di Arnetola. Si raggiunge solo a piedi in circa 30 minuti di cammino. Si tratta di un vero e proprio santuario d’abri, incastonato nella roccia, a circa 1090 metri sul livello del mare. In questo luogo inospitale conduceva la sua vita di asceta Viviano (Viano) cibandosi dei cavoli selvatici che miracolosamente crescevano copiosi su quelle nude pareti rocciose. Tutta la popolazione di Vagli è fortemente devota a Beato Viano divenuto prima, protettore dei pastori e, successivamente, quando l’economia del territorio è cambiata, dei cavatori. Nel periodo estivo alcuni volontari organizzano le visite all’Eremo. | ||
Chiesa di San Bartolomeo di Roggio | Vagli Sotto, | - | - | - | ||
Campocatino | Vagli Sotto, | - | - | - | ||
Chiostro dei Santi Sisto e Margherita | Villa Collemandina, | - | - | - | ||
Eremo di San Viviano | Vagli Sotto, Campocatino | - | - | L’Eremo del Beato Viviano si trova sulle balze orientali del Monte Roccandagia, nei pressi del sentiero che conduce da Campocatino alla Valle di Arnetola. Si raggiunge solo a piedi in circa 30 minuti di cammino. Si tratta di un vero e proprio santuario d’abri, incastonato nella roccia, a circa 1090 metri sul livello del mare. In questo luogo inospitale conduceva la sua vita di asceta Viviano (Viano) cibandosi dei cavoli selvatici che miracolosamente crescevano copiosi su quelle nude pareti rocciose. Tutta la popolazione di Vagli è fortemente devota a Beato Viano divenuto prima, protettore dei pastori e, successivamente, quando l’economia del territorio è cambiata, dei cavatori. Nel periodo estivo alcuni volontari organizzano le visite all’Eremo. | ||
Chiesa di San Pantaleone e borgo di Sambuca | San Romano in Garfagnana, Sambuca | - | - | Il piccolo borgo di Sambuca, nel comune di San Romano in Garfagnana, è dominato da aspre rupi vulcaniche su cui sorge, quasi un’estensione delle stesse rocce, la chiesa di San Pantaleone.Nell' estimo della Diocesi lucchese del 1260 è già nominata la "cappella di Sambuca" come dipendente dalla Pieve di Fosciana. A causa di guerre e pestilenze, la chiesa si trovò in stato di abbandono e nel 1444 fu ricostruita. Nel XV sec., Sambuca è ricordato come uno dei paesi “murati” della Garfagnana Estense "da mantenere in fortezza". Il profondo canyon, tracciato dal fiume Serchio, che separa il colle della Sambuca dalla Capriola del Poggio è superato dall’imponente ponte ferroviario della Villetta, uno degli elementi più caratteristici del paesaggio garfagnino. | ||
Oratorio della Madonna del Ponte e ponte medievale Pontecosi | Pieve Fosciana, Loc. Ponte cella Madonna, 1 - Pontecosi | - | - | - | ||
Ex Convento di Sant'Anna | Pieve Fosciana, Via San Giovanni, 21C | +39 0583 66821 | - | - | ||
Chiesa di San Magno (Pontecosi) | Pieve Fosciana, Piazza del Gelsetto, 2 - Pontecosi | - | - | - | ||
Pieve di San Giovanni Battista | Pieve Fosciana, Via San Giovanni, 31 | - | - | - | ||
Chiesa di Santa Maria Assunta Borsigliana | Piazza al Serchio, Borsigliana | - | - | Borsigliana è un piccolo borgo raccolto a circa 700 metri di quota, nel versante appenninico del fiume Serchio. La sua chiesa, intitolata a Santa Maria Assunta, è una delle più antiche della Garfagnana. Ampliata e modificata nel corso del XVIII secolo, conserva sulla parte sinistra della facciata, tracce della struttura originaria: la lunetta della precedente porta, ora murata, ed un architrave in pietra arenaria scolpita, del XV secolo. L’architrave è diviso in sei sezioni, con al centro la Madonna in trono con Gesù Bambino ed ai lati quattro santi. La figura sulla sinistra potrebbe rappresentare il fedele che lo ha donato. Il santo nell’ultimo riquadro sulla destra, invece, da tutti viene indicato come Sant’Antonio Abate. Il bassorilievo venne alla luce, con la caduta dell’intonaco che lo ricopriva, solo negli anni ’50. Ma l’opera che da sola merita una visita a questa chiesa è il Trittico che si trova dietro l’altare maggiore. Comunemente a Borsigliana l’opera viene chiamata ancona, che deriva dal greco- bizantino eikòna (immagine) ed è stata realizzata nella seconda metà del 1400 dal Maestro di Borsigliana, poi identificato in Pietro da Talada. Nella parte centrale del trittico abbiamo la Madonna seduta con in braccio il Bambino, tra San Prospero sulla sinistra e San Nicola di Bari (con melograno in mano) sulla destra. Nella predella sono rappresentati i dodici Apostoli. In alto, nelle cimase, l’arcangelo Gabriele, Dio Padre, la Vergine Maria al momento dell’annuncio dell’Incarnazione. | Apertura:su prenotazione | |
Santuario della Madonna della Guardia Argegna | Minucciano, Loc. Argegna | +39 0583 611097 | - | Il Santuario della Madonna della Guardia è incastonato nelle verdi praterie dell’altopiano dell’Argegna, poco sopra la Foce dei Carpinelli. Il bianco edificio del santuario, costruito verso la fine dell’800, è meta, ogni anno, di molti pellegrini che venerano la statua della Madonna della Guardia, posta a protezione delle terre di Garfagnana e Lunigiana. Dietro al Santuario la grande campana degli Alpini che qui si ritrovano, insieme ai tanti devoti alla Madonna, l’ultima domenica di agosto per la tradizionale festa dell’Argegna. | ||
Eremo della Beata vergine del Soccorso | Minucciano, Loc. Madonna del soccorso, 2 | +39 0583 610084 | - | L’Eremo della Beata Vergine del Soccorso, chiamato anche Santuario della Madonna del Soccorso, sorge a 2 Km da Minucciano, su un valico che un tempo era luogo di passaggio obbligato per chi voleva, scendendo dalla Garfagnana, raggiungere Pieve San Lorenzo e la Lunigiana. Il santuario è ancora oggi abitato da una piccola comunità di eremiti agostiniani. Il Santuario della Madonna del Soccorso risale al XVIII secolo, e sostituisce un più antico eremo sorto tra il ‘400 e il ‘500, vicino ad una “maestà” oggetto di venerazione da parte della popolazione. Si accede alla chiesa e al romitorio passando per un loggiato con quattro volte a botte con un piccolo giardino adornato da una fontana. Quattro sono le celle dell’eremo dove abitano gli eremiti, poco distante, una foresteria per ospiti in ritiro spirituale. Nel piazzale difronte al Santuario, il piccolo parco delle Statue Steli espone le copie degli esemplari di questi misteriosi menhir opera dei Liguri Apuani, rinvenuti durante la costruzione della strada sottostante. Gli originali si trovano, insieme a molti altri rinvenuti in Lunigiana nel Museo delle Statue Steli del Castello del Piagnaro a Pontremoli. | ||
Pieve San Lorenzo | Minucciano, Pieve San Lorenzo | - | - | Pieve San Lorenzo è il secondo borgo per numero di abitanti del Comune di Minucciano, ospita la stazione ferroviaria di Minucciano-Pieve San Lorenzo-Casola e svolge una funzione baricentrica per le frazioni del versante "lunigianese". Il fondovalle nel quale sorge il paese fu sicuramente abitato dalle popolazioni Ligure ed Apuane che poi, nel II secolo dopo Cristo, dovettero arrendersi agli invasori romani. Elemento centrale e di grande pregio architettonico è sicuramente la Pieve da cui l’abitato prende il nome, costruita attorno all’anno mille, divisa in tre navate e che presenta caratteri tardoromanici con influssi gotici che sono stati definiti di ispirazione lucchese, così come legata alla tradizione lucchese è un’immagine del "Volto Santo", posta nella navata laterale destra. L’altare maggiore è un unico colossale blocco di arenaria e tutta la costruzione è formata da blocchi battuti e lavorati di questa pietra; ai lati presenta strette finestre a feritoia e nella facciata vi si può ammirare una bellissima bifora; le soglie della porta centrale, come pure l’architrave, sono decorate con una pianta rampicante, forse la vite, simbolo cristiano di vita. Di assoluto rilievo è, poi, il campanile ottagonale, un unicum in tutta la Provincia di Lucca. La frazione di Pieve è, inoltre, un centro agricolo orientato principalmente alla coltura dell’olivo ed alla raccolta e lavorazione delle castagne. | ||
Chiesa Vecchia di Gorfigliano | Minucciano, Loc. Chiesa Vecchia - Gorfigliano | +39 0583 610019 | museogorfigliano@gmail.com | Originariamente, il paese di Gorfigliano sorgeva intorno all’antico Castello, chiamato tuttora “Casa”, poco distante dall’attuale nucleo abitato. Il Castello di origine Longobarda si erge su di un colle ad un’altezza di 730 m. s.l.m. dove ancora oggi si trova il vecchio cimitero e il Museo dell’Identità dell’Alta Garfagnana Olimpio Cammelli. Nel corso degli anni ha subito varie ristrutturazioni a partire dalla più antica che risale al 1762 quando la vecchia torre fu trasformata in campanile, fino ad arrivare alla ristrutturazione più’ recente che risale al 1983 quando un gruppo di volontari lavorando nel tempo libero ha ampliato e ristrutturato questo meraviglioso patrimonio. Nel 1999 sono stati condotti sotto la guida del Dott. Juan Antonio Quiros Castillo scavi archeologici che hanno testimoniato l’effettiva antichità della struttura. Il colle fu definitivamente abbandonato nel 1928 principalmente a causa del terremoto del 1920 quando il paese fu trasferito nella parte più’ pianeggiante del territorio. Sette altari di macigno e una statua lignea precedentemente appartenuti alla Chiesa Vecchia o Antico Castello si trovano ora all’interno della parrocchiale dei Santi Giusto e Clemente, patroni del paese | ||
Chiesa di San Jacopo Maggiore | Gallicano, Via San Leonardo da Porto Maurizio | - | - | Nata come chiesa castellana, fu edificata nel XII secolo in stile Romanico. All' interno, a navata unica, si trovano una pregevole Madonna lignea e una pala d'altare in terracotta policroma attribuita alla bottega robbiana. La Madonna col Bambino, scultura proveniente da uno degli oratori del paese, è opera dei primi decenni del XIV secolo e legata all'ambito di Tino di Camaino. La Madonna incoronata tra gli angeli e i Santi, opera da alcuni attribuita a Girolamo o a Luca Della Robbia, è riconducibile alla fine del XV secolo. Il catino absidale affrescato nel 700 con l'Assunzione della Vergine, probabilmente una delle opere più antiche di Giovan Domenico Lombardi, che sarà attivo per le più illustri famiglie lucchesi dell'epoca. | ||
Chiesa di Santa Lucia | Gallicano, | - | - | - | ||
Chiesa di San Pietro ( Lupinaia) | Fosciandora, Lupinaia | - | - | Nella chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo vi è una piletta di marmo per l'Acqua Santa. Il suo fusto, con mascheroni alla sua base, si eleva da un basamento quadrangolare e sostiene una tazza baccellata: da una stima del 1914 fu considerata del 1200 circa, mentre da una successiva (1937) del XVI secolo. Datato 1549 è invece l’altare di tipo ligneo intitolato a San Antonio Abate. A questa chiesa appartiene una croce astile in lamina d’argento, lavorata a sbalzo e bulinata, stimata del XV secolo | ||
Chiesa di San Martino (Treppignana ) | Fosciandora, Treppignana | - | - | La chiesa di San Martino è anch’essa molto antica. Pure questa, nel 1260, per “la Crociata” pagò una decima di 63 Libbre e, come altre chiese, appartenne alla Pievania di Loppia fintanto che, la Pievania, con bolla del 1390 non fu trasferita a Barga. Poi seguì le sorti di quella di Riana. | ||
Santuario di Maria Santissima della Stella (Migliano) | Fosciandora, Loc. Santuario - Migliano | - | - | Il Santuario di Maria Santissima della Stella nei pressi di Migliano, località del Comune di Fosciandora, si trova nominato in una Bolla di Alessandro III del 1167. Lavori di ampliamento e di ristrutturazione vennero effettuati nel 1662 sui ruderi dell’antica chiesa, ma nel 1785 dell’antico Oratorio non era rimasto altro che ruderi e qualche muro perimetrale. Nel 1798, martellando su una parete per costruire una nuova limonaia, tornò alla luce l’affresco della Vergine e così i nuovi proprietari, la famiglia Raffaelli di Fosciandora, decisero di costruire un Santuario che nel luglio 1827 fu inaugurato da Mons. Francesco Maria Zoppi, Vescovo della Diocesi di Massa-Carrara. | ||
Chiesa di San Pellegrinetto (Beata Vergine del Carmelo) | Fabbriche di Vergemoli, Loc. San Pellegrinetto | - | - | La frazione di San Pellegrinetto è la più alta del Comune di Fabbriche di Vergemoli, essendo situata a 953 m sul livello del mare in cui la popolazione è divisa in gruppi di case posizionati in punti elevati o in prossimità di sorgenti d’acqua. In origine l’insieme di questi piccoli gruppi abitativi era chiamato Alpe di Trassilico, forse perché dipendente dalla Parrocchia di quest’ultimo paese ed assunse il nome attuale solo dopo la costruzione della chiesa, iniziata per volontà popolare nel 1680 ed intitolata a San Pellegrino. L’impianto originale dell’edificio era con ogni probabilità a croce latina con l’aula caratterizzata da una volta a botte con lunette e il transetto da crociere. Non sono noti i dettagli degli interventi subiti dalla chiesa nel corso dei secoli, sicuramente nel 1734 l’edificio venne ampliato, probabilmente con l’aggiunta della navata laterale sinistra, e nel 1882 restaurato come testimonia la data incisa sull’architrave della porta di ingresso principale. La chiesa di San Pellegrinetto viene elevata alla funzione di Parrocchia, quindi resa indipendente, solo nel 1947. | ||
Eremo di santa Maria ad Martyres (Calomini) | Fabbriche di Vergemoli, Loc. Eramo di Calomini | +39 331 1457698 | eremocalomini@gmail.com | Sulla strada che costeggia la Turrite di Gallicano, in direzione della Grotta del Vento, appare improvviso, incastonato nella roccia, il bianco santuario dedicato a Santa Maria ad Martyres, da tutti conosciuto come l’Eremita. Situato a ridosso di uno strapiombo e scavato quasi interamente nella roccia, il santuario venne edificato intorno all’anno Mille nel luogo dove si narra dell’apparizione della Madonna. La sacra immagine, abbozzata in una statua di legno di salice, ancora esistente e oggetto di devozione, viene venerata col nome di Madonna della Penna. Il mese di maggio è tradizionalmente dedicato alla Madonna e vede la presenza di tante persone che in pellegrinaggio salgono all’Eremo. La roccia viva è tuttora visibile nel presbiterio e nella sacrestia, mentre la primitiva chiesetta ha subito varie fasi di ampliamento e di arricchimento delle strutture e dei paramenti via via che cresceva la fama e la venerazione della Vergine della Grotta a partire dal XIV secolo. Ai primi del Settecento venne realizzato il doppio colonnato della facciata e allargata la grotta per accogliervi la sacrestia. Gli eremiti di Calomini ne hanno avuto cura per cinque secoli, fino al 1868, poi la custodia è passata ai padri cappuccini di Lucca, poi ad un’altra comunità religiosa e dal 2023 a Fratel Benedetto, monaco eremita cistercense. | ||
Chiesa di San Michele | Castiglione di Garfagnana, | - | - | Le prime notizie della Chiesa di San Michele risalgono al XII secolo. L’edificio venne costruito nei pressi del castello di Castiglione di Garfagnana, in seguito all’incremento demografico e alla crescente importanza politica del borgo. Della struttura originaria rimangono oggi la pianta a croce latina e navata unica con abside semicircolare. La facciata, invece, è frutto di rifacimenti successivi e si presenta in stile tardo-gotico; la ricca decorazione venne ottenuta grazie alla bicromia dei materiali costruttivi utilizzati (pietra grigia e marmo rosso). Inoltre, sul portale d’ingresso spiccano le mensole e la ghiera dell’arco, ornate con motivi vegetali, abbellimenti che ricompaiono nel portale a nord. In età moderna vennero eseguiti nuovi lavori per adattare la chiesa ai canoni estetici e liturgici dell’epoca, fatto che comportò l’apertura sui lati di tre grandi finestre quadrangolari, la ricostruzione dell’abside in forma poligonale e l’edificazione di nuovi altari e della sacrestia. Gli interventi più significativi risalgono tuttavia alla fine del Settecento, periodo in cui fu aggiunto alla facciata un protiro (piccolo portico con copertura spiovente), sorretto da due colonne neoclassiche con capitello corinzio. L’interno ospita alcune opere di pregio, tra cui la tavola raffigurante la Madonna col Bambino di Giuliano di Simone da Lucca del 1389 e un ciborio in marmo, attribuito alla scuola di Matteo Civitali. Interessante anche il crocifisso ligneo a lato dell’altare maggiore proveniente, secondo la tradizione, dall’antica chiesa di San Cristoforo di Verrucchia, un piccolo castello che si trovava nei pressi di Castiglione e che andò distrutto nel XIV secolo. | ||
Chiesa della Corba | Castiglione di Garfagnana, | - | - | Si tratta di una graziosa chiesetta di campagna, poco fuori la cinta muraria del borgo di Castiglione. La chiesa della Corba è citata nella visita pastorale del 1621 dove è chiamata "Santa Maria della Corba", posta a "circa un tiro di moschetto" fuori della cinta del castello. Prima della chiesa sul posto esisteva "una piccola maginetta" (mestaina o Maestà). Durante la visita viene descritto l'interno ritenuto “assai grande e bello con i dipinti dei misteri del Rosario, sull'altare è raffigurata una Madonna protetta da un cristallo ed essendo centro di grande devozione da diversi anni vi si celebra la messa”. Dal libro dei verbali del 1659 della Confraternita del Santissimo Sacramento di Castiglione, risulta che la Chiesa era nel 1545 un oratorio di proprietà privata. Solo nel 1595 passò tra i beni della Confraternita che a proprie spese ampliò la chiesa, successivamente rialzata nel 1642. Il popolo castiglionese pare avesse molta devozione alla Vergine della Corba, tanto che l’affluenza dei fedeli soprattutto nel mese di maggio e di settembre costrinse la Confraternita a costruire un locale per i pellegrini. Il terremoto del 1920 causò numerosi danni alla chiesa tra i quali la deturpazione dell’affresco dipinto su tela che rappresentava la natività. Opera del 1600, ornava l’altare maggiore, nel centro era raffigurata la Vergine col Bambino su di un trono e ai lati San Pietro e San Rocco. A causa dell’umidità, non essendo più riconoscibile il volto dei Santi e della Madonna ne fu eseguita una fedele copia a Firenze. | Apertura:chiusa | |
Chiesa di San Pietro | Castiglione di Garfagnana, Via San Pietro | - | - | La chiesa di San Pietro, costruita ai piedi della Rocca, a quanto si rileva da alcuni documenti, risulta la più antica del paese di Castiglione Garfagnana, addirittura fatta erigere nel 723 da due fratelli longobardi, Aurinand e Gudifrid. Comunque la sua consacrazione è ricordata in un’epigrafe di marmo datata 18 gennaio 1197 da parte del vescovo di Lucca Guido III. Nell'anno 1444 ottiene la fonte battesimale. Il campanile sorge sul torrione omonimo, ai suoi piedi vi era una piccola costruzione che racchiudeva con un arco il sagrato della chiesa formando una piccola piazzetta. Le vicende storiche hanno trasformato l’antico edificio della Chiesa e dell’originale rimangono solo il muro a nord adiacente alla Rocca e parte del muro della facciata. I restauri effettuati negli anni '50/'60 hanno purtroppo deturpato la facciata e il sagrato. All’interno della Chiesa di San Pietro si conservano tre statue lignee raffiguranti San Pietro, San Paolo e la Vergine con Bambino a decorazione dell’altare maggiore, opere di Vincenzo Civitali commissionate nel 1511; un dipinto di San Paolino vescovo di Lucca, e infine un prezioso paliotto in scagliola intarsiata di Carlo Gibertoni presso l’altare laterale della Madonna dei Sette Dolori. | ||
Chiesa di San Michele | Castiglione di Garfagnana, Via Cividali | - | - | L’edificio è di epoca romanica, la facciata ha un ornamento in stile tardo gotico, realizzato in pietra grigia, marmo rosso (proveniente certamente dalle vicine cave di Sasso Rosso). La sua costruzione fu terminata nel 1403 come è ricordato in una lapide collocata all’ interno. Sulla porta principale sono visibili delle figure che potrebbero rappresentare i quattro evangelisti ma possono altresì identificarsi con i simboli etruschi : oca, grifone, croce e furia. Nella chiesa si conserva una preziosa tavola dipinta raffigurante la “Madonna col Bambino” di Giuliano di Simone da Lucca del 1389. Inoltre troviamo un ciborio in marmo attribuito alla scuola di Matteo Civitali e a lato dell’altare maggiore un crocifisso ligneo che sembra provenire dalla distrutta cappella di San Cristoforo in Verrucchia, un piccolo castello nelle vicinanze di Castigione. Fu portato qui, si pensa insieme ad altre opere, dopo la distruzione della piccola fortificazione avvenuta nel 1371. Dal 2014 è possibile visitare un Deposito Museale di Arte Sacra, allestito all'interno dell'Oratorio del Santissimo Sacramento e Santa Croce. Contiene icone, addobbi, strumenti ecclesiastici che hanno caratterizzato la fede del borgo di Castiglione negli utlimi secoli. | ||
Santuario di San Pellegrino in Alpe | Castiglione di Garfagnana, | - | - | Il Santuario di San Pellegrino in Alpe, dedicato a San Pellegrino e San Bianco, è costituito da una chiesa e da un antico hospitale che oggi accoglie il Museo Etnografico Don Luigi Pellegrini. Il Santuario, già citato nel 1168 in una bolla di Papa Alessandro III, non era gestito da monaci ma da conversi e oblati, guidati da un rettore solitamente laico, che accoglievano i viandanti. Nel 1200 si cita una “domus nova” dell’ospedale, forse a seguito dell’arrivo delle reliquie del santo. Attorno al 1400 si provvede al ripristino degli edifici e nel 1473 viene commissionato il tempietto sepolcrale a Matteo Civitali. Nel corso del XVII secolo l’edificio sacro viene nuovamente modificato, il tempietto marmoreo che ora ospita oltre che le reliquie di San Pellegrino anche quelle di San Bianco (probabilmente un converso) viene murato nel coro. Nel XVI secolo la fama di San Pellegrino e del suo monumento erano di richiamo per una moltitudine di persone, tanto che fu diffuso a stampa anche un testo leggendario sulla vita e sui miracoli del santo. La fantasia popolare elabora una vita leggendaria di San Pellegrino, diffusa in ogni luogo dai conversi che ancora si recano alla questua per i poveri. San Pellegrino, si narra, è il figlio del re di Scozia Romano e di sua moglie Plantula. Compie prodigi fin dal giorno in cui è battezzato. Trascorsa una fanciullezza di penitenza, rinuncia alla successione del regno s’incammina verso la Terra Santa, accompagnato da una banda di ladri che aveva miracolosamente convertito. Tornato in Italia, giunge sui monti di San Pellegrino dove prende per abitazione una caverna, qui è visitato dagli animali selvatici, che gli diventano amici. Passati molti anni, vede un luogo adatto alla penitenza e vi si reca, rifugiandosi dentro un albero cavo. Arrivato all’età di oltre 97 anni San Pellegrino scrive in una corteccia d’albero la sua vita, e poi muore. Due coniugi modenesi, avvertiti in sogno da un angelo, ritrovano il suo corpo come fosse vivo, custodito da gran moltitudine di animali. Accorrono sul luogo vescovi e popolazioni della Toscana e dell’Emilia e sorge una disputa fra gli emiliani che vorrebbero portare il Santo in pianura ed i toscani che lo rivendicano, essendo morto nei loro confini, viene posta la salma su di un feretro tirato da due torelli indomiti, uno toscano ed uno emiliano, che si fermano sul luogo detto “termen Salon”. Qui sorge una basilica in onore di San Pellegrino, la cui dedicazione avviene il 1° agosto dell’anno 643. Molti miracoli avvengono in questo luogo, che viene onorato da papi ed imperatori. Sorge poi un ospizio per accogliere coloro che accorrevano a venerare il Santo. Fin qui la leggenda. In realtà si ritiene che l’ospizio di San Pellegrino abbia preso il titolo da San Pellegrino d’Auxerre, un santo vescovo francese, al quale furono intitolati nel Medio Evo molti ospitaletti sorti per carità cristiana lungo le grandi linee di comunicazione italiane. Resta aperto il problema delle reliquie del Santo, delle quali si ha notizia solo a partire dalla seconda metà del secolo XIII. | ||
Sacrario dei Caduti di tutte le Guerre (Croce di Stazzana) | Castelnuovo di Garfagnana, Colle dei Prunacci -Croce di Stazzana | - | - | Progettato da due architetti fiorentini, Giorgio Merlini e Luigi De Filla, il Sacrario,inaugurato il 3 luglio 1966, alla presenza delle più alte cariche civili, militari e religiose della Garfagnana e del Governo, sorge sul Colle dei Prunacci a 885 mt.slm. in una posizione panoramica unica. “Ai caduti della Garfagnana”, recita la scritta sulla pietra, quattro semplici parole per ricordare alle generazioni future il tributo di vite pagato durante le guerre combattute nel Novecento: non solo i due conflitti mondiali, ma anche le imprese coloniali in terra africana entrate prepotentemente nelle vite di centinaia di famiglie. | ||
Convento di San Giuseppe (dei Cappuccini) | Castelnuovo di Garfagnana, | - | - | Per volere del duca Francesco I d'Este e di suo padre Alfonso III, diventato cappuccino col nome di padre Giambattista, nel 1634 venne fondato il Convento di San Giuseppe, più noto come "dei Cappuccini", che in quasi quattro anni fu quasi completato assieme alla chiesa. Delle tele commissionate a Guido Reni (Sposalizio della Vergine), al Guercino (San Francesco che riceve le stimmate), ad Annibale Carracci (Riposo in Egitto), nessuna è più in loco. Qualche decennio dopo si provvide a rintonacare la facciata della chiesa, cui si accedeva da una scalinata a doppia rampa, e a demolire il portico davanti al portale del convento. Il complesso, soppresso e depredato durante il governo Cisalpino, dopo alterne vicende è stato restaurato. | ||
Chiesa della Madonna del Ponte | Castelnuovo di Garfagnana, Loc. Madonna | - | - | L’oratorio della Madonna del Ponte è stato costruito tra il 1602 e il 1603 per tenere fede ad una grazia ricevuta. Prende il nome dall’attiguo ponte della Calcinaia, costruito nel 1453 da Borso d’Este nel punto in cui l’importante via medioevale, che da Lucca raggiungeva Gallicano e Cascio, scendeva da Monte Perpoli e attraversava il fiume Turrite Secca per raggiungere il centro di Castelnuovo. Il piccolo edificio di culto a pianta rettangolare presenta un soffitto affrescato di particolare conformazione: una volta a botte ricca di lunette interrotta al centro da una cupola ellittica. L’edificio non subisce particolari cambiamenti fino al secolo XIX quando viene smantellata la vela campanaria sul tetto e costruito un piccolo campanile a pianta quadrata adiacente all’oratorio dal lato sinistro della facciata. Nell’ambito dello stesso intervento vengono tamponate alcune finestre del fronte principale e rifatto il rivestimento in intonaco dello stesso. Come testimoniato da una lapide marmorea appesa in controfacciata nel 1955 l’oratorio è stato restaurato a cura di un privato. | ||
Duomo dei SS Pietro e Paolo | Castelnuovo di Garfagnana, Piazza Duomo 7 | +39 05283 62170 | - | Il Duomo venne riedificato nella seconda metà del XV secolo in forme rinascimentali su un precedente nucleo romanico risalente all'XI secolo, di cui ci sono tracce sul fianco sinistro. In età barocca l'interno fu oggetto di profondi cambiamenti, con l'aggiunta di nove altari, con lo sfarzo decorativo tipico dell'epoca. È stato restaurato dopo i danni prodotti dall'ultima guerra. La severa struttura in pietra grigia locale rappresenta una significativa testimonianza della diffusione, anche in territori non fiorentini, del Rinascimento nelle sue forme tardobrunelleschiane. La facciata rinascimentale, presenta tre portali ed è scompartita da quattro lesene sorreggenti un semplice frontone. La vasta parte absidale dell'edificio venne completamente ristrutturata nel XIX secolo. Nell'interno a tre navate divise da colonne in pietra, si conserva un Crocifisso ligneo del XV secolo, detto il Cristo nero, scampato all'incendio che colpì la sacrestia nel 1977 e conservato nella cappella di San Giuseppe, al lato dell'abside. Vi sono inoltre una terracotta invetriata del XV secolo con San Giuseppe della bottega di Andrea della Robbia (1510-1520 circa), un'Assunzione tardocinquecentesca attribuita a Santi di Tito, una cornice marmorea della bottega del Civitali (fine del XV secolo, contenente una Pentecoste), una tela raffigurante la Madonna col Bambino e santi, attribuita a Giuseppe Porta detto il Salviatino o, più recentemente, a Giovanni Antonio Sogliani. | ||
borgo di Careggine e la Pieve di San Pietro | Careggine, | - | - | L'altopiano su cui sorge il paese rappresenta una delle più belle terrazze panoramiche dell'intera Garfagnana. Da qui lo sguardo spazia dal Sumbra al Pisanino, fino ai crinali dell’Appennino. Il borgo è raccolto attorno alla Pieve di San Pietro che conserva ancora l'originario impianto medievale e quasi nasconde, alla base del campanile, una pietra di epoca longobarda. Le figure incise, un uomo e una donna , entrambi armati, tenendosi per mano raccontano ancora oggi il coraggio delle popolazioni apuane. La Big Bench,ovvero la grande panchina gialla dove tutti tornano un po’ bambini, si raggiunge con una facile passeggiata che tocca anche Bosa, la geopark farm del Parco delle Alpi Apuane. | ||
Chiesa di Santa Maria Assunta (Vitoio) | Camporgiano, Vitoio | - | - | Vitoio, piccola frazione del comune di Camporgiano, vanta una delle chiese più antiche dell’intera Garfagnana. Già in una carta del 6 dicembre 795 si parla di un oratorio di Santa Maria donato da un certo Totone a Giovanni Vescovo di Lucca. La chiesa, a navata unica, presenta un soffitto a cassettoni del tardo cinquecento, recentemente restaurato, e arredi di pregio come il ciborio in legno intagliato e dorato di inizio Seicento, l’ancona quattrocentesca con i Santi Antonio da Padova, Pietro, Giovanni, Domenico, attribuita al "maestro di Borsigliana", Pietro da Talada, con al centro la statua in marmo civitalesca della Madonna col Bambino dell'inizio del XVI secolo. | Camporgiano | |
Oratorio di San Biagio (Poggio) | Camporgiano, località San Biagio - Poggio | - | - | La Chiesa romanica di San Biagio è una delle più antiche della Garfagnana. L’ingresso è caratterizzato da cornici di arenaria e il portone è in legno di castagno. Un muro in pietra circonda il piccolo sagrato All’interno si trova un’acquasantiera con vasca battesimale in marmo bianco del sec XVI. le prime notizie risalgono al 995, quando appare come pieve col titolo di S. Terenzio di Villa Roggiana, ed il suo territorio si estendeva da Careggine a Roggio. | - | Apertura:solo in occasione di eventi |
Santuario della Madonna della Solca (46022) | Pescaglia, | - | - | Il piccolo santuario, situato in un luogo isolato, conserva al suo interno un quadro della Vergine che è una copia della Madonna del Sasso di Lucca. La venerazione della Madonna della Solca si mantenne talmente vivace lungo tutto il XVIII e XIX secolo che il Vescovo di Lucca Monsignor Nicola Ghirardi, la definì “santuario” nella visita pastorale del 12 aprile 1877. | - | |
Pieve di San Giovanni Battista (Monsagrati) | Pescaglia, | - | - | Di aspetto romanico, la chiesa fu costruita sul colle di Cerreto nel 1102 in sostituzione della pieve longobarda di Santa Reparata. La facciata e l’abside sono in stile romanico. Fu restaurata nel 1496 e conserva lunghi tratti di mura che permettono di individuarne l’originario perimetro. | - | |
Oratorio di San Michele (Colognora Val di Roggio) | Pescaglia, | - | - | La chiesa sorgeva in una zona strategicamente importante, nei pressi di un castello che dominava la Val Pedogna e le prime documentazioni risalgono al 1048. Se i documenti ci riferiscono che tra il 1125 e il 1182 una frana trascinò via il castello, la chiesa presenta ancora oggi i tratti caratteristici dell’architettura romanica rurale, con una sola navata ed abside orientata. Il paramento murario in conci regolari di pietra è interrotto da strette monofore e sulla facciata c’è un’apertura circolare. Sul lato destro s’innalza il campanile, di epoca successiva. | - | |
Chiesa di Santa Maria Assunta (Loppeglia) | Pescaglia, | - | - | La data 1322 incisa su una lastra a destra della porta di ingresso probabilmente coincide con quella della fondazione della chiesa alla quale, nel Settecento, è stata addossata una cappellina destinata anche a uso cimiteriale. Mentre la facciata conserva il paramento antico a bozze di pietra, l’interno, a una navata, rispecchia il restauro e l’ampliamento avvenuti nel 1823. | - | |
Chiesa di San Pietro Apostolo (Fiano) | Pescaglia, | - | - | Una chiesa a Fiano esiste almeno dal 983 ed era a ridosso di un castello usato per le segnalazioni strategiche. Sulle rovine dell’antica chiesa fu edificata quella attuale tra il 1912 e il 1923. L’edificio è a navata unica, con transetto e croce latina. Il campanile è antico e la sua parte inferiore è medievale. Nella chiesa è sepolto don Aldo Mei, vittima del nazifascismo. | - | |
Chiesa di San Martino in Freddana | Pescaglia, | - | - | La chiesa parrocchiale, un tempo piccola, fu ricostruita nel 1904 in un vivace stile eclettico, con l’eccezione del campanile romanico originale. | - | |
Chiesa dei SS Michele e Caterina (Colognora di 46022) | Pescaglia, | - | - | Nel 1457 il vescovo diede il permesso per la costruzione di una piccola cappella più vicina al paese di Colognora rispetto alla chiesa di San Michele a Castello. Di questa cappella, costruita all’interno dell’abitato, non conosciamo le originarie fattezze, ma verso la metà del ‘500 l’oratorio fu ampliato a tre navate poggianti su colonne in arenaria locale. Del 1563 è l’affidamento, al pittore modenese Simone Carretta, dell’esecuzione del grande dipinto raffigurante la Vergine con il Bambino nell’atto di compiere il mistico sposalizio con Santa Caterina di Alessandria, ancora oggi visibile sull’altare maggiore. | - | |
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo | Pescaglia, | - | - | Il restauro della chiesa risale al XVI secolo, ingrandita poi notevolmente nel 1673, con la navata sinistra aggiunta nel 1773 come ricorda una lapide murata sul retro della chiesa. | - | |
Chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano | Pescaglia, | - | - | Fra il XI e il XII secolo gli abitanti riedificarono la chiesa primitiva sorta circa sei secoli prima, ampliandola e rivestendola con bozze di pietra calcarea. Dotata sin dal 1387 di fonte battesimale, subì altre trasformazioni fino ad arrivare a quella radicale del 1620. | - | |
Romitorio Sant' Ansano (Lucignana) | Coreglia Antelminelli, | - | - | Questa antica chiesa, di origine sconosciuta, sorge su un colle poco distante da Lucignana, immersa in un bosco di lecci. Già esistente nel 1000, all’inizio era conosciuta con il nome di “Rocca Pettorita”, per la rocca di segnalazione che vi fu edificata nei pressi e che in epoca medievale venne abbandonata o distrutta. La piccola chiesa intorno al XII secolo fu trasformata in oratorio e gli fu aggiunto un portico. Nel XIV secolo la sua canonica fu adibita a Romitorio, andando a ospitare un eremita custode della chiesa e del terreno annesso. I due sentieri che permettono di raggiungerlo (con rispettivamente 10 e 20 minuti di camminata) offrono al visitatore due percorsi suggestivi, immersi nel verde. | - | |
Pieve di San Martino | Coreglia Antelminelli, | - | - | Questo edificio non ha mantenuto la sua forma originaria e, guardandolo oggi, ci offre una complessa sequenza di fasi costruttive che nei secoli si sono susseguite. Il nucleo centrale di questa chiesa potrebbe risalire al IX secolo. Essa è divisa in tre navate, gli archi sono sostenuti da pilastri cilindrici sulla cui sommità poggiano capitelli di tipo cubico. Del campanile medievale oggi non restano tracce. | - | |
Oratorio di Sant'Antonio Abate (Ghivizzano) | Coreglia Antelminelli, | - | - | La chiesa anticamente risulta dedicata a San Matteo, come si legge da un atto di collazione del 28 giugno 1357. In una visita del 1660 del Cardinale Bonvisi la troviamo dedicata, come lo è tuttora, a Sant’Antonio. All’interno due fonti battesimali di pregevole fattura: il primo, in marmo di forma ottagonale con un coperchio in legno, è databile intorno al secolo XV – XVI e le otto specchiature sono decorate con piccoli e graziosi bassorilievi, fra cui è riconoscibile lo stemma dell’antica famiglia Nuti. | - | |
Oratorio della Madonna della Neve (Ghivizzano) | Coreglia Antelminelli, | - | - | Questo grazioso oratorio, la cui facciata principale è protetta da un elegante portico, si trova lungo una strada che dal piano di Ghivizzano conduce alla Rocca, precisamente in località Pianezzori. | - | |
Chiesa Santa Maria Assunta (Tereglio) | Coreglia Antelminelli, | - | - | Le origini della chiesa risalgono al XIII secolo. Vari frammenti lapidei, murati sulla facciata e sul lato sinistro della chiesa, danno questa certezza, assieme a una lapide nella quale, fra l’altro, si legge la data del 1277. L’aspetto attuale della chiesa è quello che deriva dagli ultimi interventi sostanziali avvenuti tra il 1841 e il 1849. L’interno della chiesa, una fra le più belle del comune di Coreglia, è a tre navate divisa da archi a tutto sesto che poggiano su colonne di stile toscano ed è caratterizzato, nella navata centrale, da un pregevole soffitto ligneo intagliato colorito a noce e verniciato ad olio. L’altare barocco è impreziosito da marmi colorati ed è sormontato da una croce dipinta su tavola, detto Crocifisso di Berlinghiero, senza dubbio l’oggetto di maggior valore di questa chiesa. | - | |
Chiesa di San Silvestro (Vitiana) | Coreglia Antelminelli, | - | - | L’architrave sulla porta d’ingresso riporta il monogramma IHS, racchiuso da una corona di verzura, da cui si dipartono due nastri svolazzanti con, ai due estremi, lo stemma della comunità di Vitiana da una parte e lo stemma della città di Lucca dall’altra. L’interno è a tre navate con tre altari. | - | |
Chiesa di San Michele Arcangelo | Coreglia Antelminelli, | - | - | Fu probabilmente costruita nel secolo XII ed ebbe inizialmente le funzioni di chiesa castellana: si trova infatti all’interno della fortezza e addossata alle mura. Nel XIV secolo venne costruita all’interno una cappella che servì da fonte battesimale, ora conosciuta come Cappella di San Filippo. Le maggiori trasformazioni che questa chiesa ha subito sono del secolo XIX e consistono principalmente nel rialzamento del soffitto, nella chiusura della porta presbiteriale e nella costruzione della nuova abside sopra i resti di un antico torrione. All’interno l’ambone pre romanico che raffigura una mucca sembra essere uno dei più antichi sostegni di pulpito dell’intera valle del Serchio. Nella cappella del Sacro Cuore è degno di attenzione un tabernacolo di scuola del Civitali (secolo XVI). | - | |
Chiesa di San Leonardo (Calavorno) | Coreglia Antelminelli, | - | - | Le origini antiche della chiesa sono testimoniate da una pergamena datata 1187 custodita nell’Archivio dell’Arcidiocesi di Lucca, in cui è citata come cappella a servizio dell’Ospedale di Calavorno con la dedicazione a San Nicolai. Nella prima metà del 1900, nasce la necessità di disporre di un edificio di culto di dimensioni maggiori. Nel 1935 iniziano quindi i lavori per l’ampliamento della chiesa, in particolare per l’allungamento della navata di circa cinque metri con conseguente demolizione del fronte principale storico. | - | |
Chiesa di San Cassiano (Gromignana) | Coreglia Antelminelli, | - | - | Le prime notizie di questa chiesa risalgono al 1463. Nella facciata, sopra la porta centrale, c’è un oculo con la vetrata che rappresenta San Cassiano. Il campanile fu costruito nel 1873. | - | |
Chiesa del Sacro Cuore (Ghivizzano) | Coreglia Antelminelli, | - | - | Fu costruita per esigenze pratiche e per comodità degli abitanti di Ghivizzano basso, fu inaugurata nel gennaio del 1931 e dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Con un decreto, rinvenuto negli atti della segreteria vescovile, l’allora arcivescovo mons. Torrini, all’atto dell’inaugurazione, dettava alcune regole tra cui il divieto di suonare le campane al di fuori degli atti di culto. Questa regola si riferisce indubbiamente all’abitudine che era venuta a crearsi nel paese di Ghivizzano, di accogliere con il suono delle campane gli emigranti che facevano ritorno a casa. | - | |
Chiesa dei SS Pietro e Paolo (Ghivizzano) | Coreglia Antelminelli, | - | - | La Parrocchiale di Ghivizzano, oggi dedicata ai Santi Pietro e Paolo, sorge con il suo maestoso campanile nella parte più elevata del paese all’interno del perimetro dell’antica fortezza. Questa posizione ci fa pensare che il nucleo primitivo di questo sacro edificio sia stato quello di una semplice chiesa castellana, cioè di una chiesa a servizio esclusivo del signorotto e della sua piccola corte. Il minuscolo sagrato della chiesa si raggiunge per mezzo di una ripida scalinata di pietra, da cui si gode un magnifico spettacolo delle Alpi Apuane. Il campanile è posto a fianco del lato di mezzogiorno e l’interno della chiesa è a navata unica con volta a botte. | - | |
Chiesa dei Santi Lorenzo e Lazzaro (Piano di Coreglia) | Coreglia Antelminelli, | - | - | La chiesa parrocchiale di Piano di Coreglia sembra abbia origini antiche: si parla dell’esistenza, non verificata, di documenti risalenti al XIII secolo in cui l’edificio viene definito più piccolo di quello odierno. Pare che la chiesa sorga dove aveva sede l’antico ospedale. Nel 1900 iniziano i lavori per il considerevole ampliamento dell’edificio. Al termine dell’intervento la chiesa si presenta con pianta a croce latina coperta con volte a botte con lunette, cupola centrale e abside semicircolare; all’esterno tutti i fronti sono intonacati compresa la facciata a salienti. L’aspetto esterno della facciata della chiesa, in stile neogotico, stride con l’elegante geometria del vecchio campanile romanico. Resti dell’antica muratura medioevale sono ancora visibili sul muro esterno di destra guardando la chiesa. | - | |
Romitorio di San Bartolomeo (Cune) | Borgo a Mozzano, | - | - | Piccola chiesa a navata unica con abside sorta in un secolare bosco di lecci nei pressi dell’antica Fortezza del Bargiglio, abbattuta nel 1373. Davanti alla facciata della chiesa sorge ancora oggi la massiccia torre campanaria condotta con una muratura più rustica rispetto a quella della chiesa.Piccola chiesa a navata unica con abside sorta in un secolare bosco di lecci nei pressi dell’antica Fortezza del Bargiglio, abbattuta nel 1373. Davanti alla facciata della chiesa sorge ancora oggi la massiccia torre campanaria condotta con una muratura più rustica rispetto a quella della chiesa. | - | |
Pieve di Santa Maria Assunta (Diecimo) | Borgo a Mozzano, | - | - | Sembra che l’edificio sul quale è stata edificata la chiesa sia molto antico a giudicare dai numerosi reperti di epoca romana, riutilizzati nella successiva costruzione della pieve. Il primo documento che la menziona è del X secolo e ci svela che la chiesa era dedicata, oltre che alla Vergine, anche a San Gervasio. La lettura delle murature evidenzia diverse fasi costruttive. All'interno l’edificio fu organizzato in tre navate divise da pilastri bicromi e dotato di fonte battesimale e ambone-pulpito. Il fonte battesimale attualmente è stato sistemato sulla destra all'ingresso e i resti dell'ambone-pulpito, consistenti in due leoni stilofori e da una scultura del profeta Isaia, si trovano alla sommità della scalinata che porta all’altare. Nel XVII secolo sono stati realizzati gli scranni lignei dell’abside ancora ben conservati. | - | |
Pieve di San Martino in Greppo (Diecimo) | Borgo a Mozzano, | - | - | La prima notizia sull'oratorio di San Martino in Greppo risale all'anno 979, mentre al 1205 è documentata per la prima volta la presenza di un “Hospitale” posto nelle vicinanze della piccola chiesa e destinato ai viandanti che percorrevano la valle del Serchio. Nonostante oggi siano quasi completamente scomparse le tracce di quello che un tempo era il complesso, l’oratorio ne testimonia ancora la notevole qualità sia nei materiali che nella tecnica costruttiva. Questo si nota in particolare nell’abside dove i grandi blocchi in calcare bianco, montati “a filaretto”, sono regolari e messi in opera da maestranze molto qualificate. La pianta, ad aula unica rettangolare e abside semicircolare, è orientata secondo l'asse est-ovest. La facciata rivolta verso il colle è seminascosta dai ruderi dell'antica struttura e ha subito vari rimaneggiamenti. L'arco absidale è caratterizzato dall'alternanza di conci in pietra bianchi e neri. Il soffitto dell'aula è ordito con capriate lignee, travi e travicelli. | - | |
Oratorio della Madonna dei Ferri | Borgo a Mozzano, | - | - | La chiesetta è denominata “Madonna dei Ferri” perché per un certo periodo fu protetta da una cancellata, poi demolita. L’attuale edificio fu costruito intorno al 1597 per accogliere un’immagine “a fresco” della Madonna delle Grazie (patrona del Comune di 46004 dal 1954) che decorava un piccolo oratorio. Da allora si celebra la festa della “Madonna dei Ferri” il secondo lunedì dopo Pasqua con una solenne processione che parte dalla Chiesa di San Iacopo e raggiunge l’oratorio in ricordo di quell’avvenimento. | - | |
Convento di san Francesco | Borgo a Mozzano, | - | - | Il complesso della chiesa e del convento di San Francesco risale al 1523, quando i Frati Minori Osservanti di San Francesco fondarono il primo nucleo del convento. Passato di mano dagli Osservanti ai Riformati, vi fu aggiunta dal 1526 la chiesa, consacrata al culto del Santo di Assisi. Un portico con doppio loggiato consente l'accesso alla cappella di Santa Elisabetta e alla chiesa ad una navata. L'altare maggiore, sostituito al precedente nel 1726, recava al centro la statua marmorea raffigurante San Francesco dello scultore Pompeo Franchi, ora posta all’esterno. | - | |
Chiesetta di San Nicolao detta di “Ciopi” (Valdottavo) | Borgo a Mozzano, | - | - | Nel centro di Valdottavo c’è una piccola chiesa intitolata a San Nicolao e conosciuta da tutti come la chiesetta di Ciopi dal nome con cui era conosciuto l’ultimo proprietario della villa a cui apparteneva l’edifico sacro. La minuscola chiesa, consacrata il 6 dicembre 1760, presenta sulla facciata un piccolo campanile a vela con una campanella. Oggi la chiesa è di proprietà della famiglia Grando Buonaguidi ed è aperta al pubblico solo su richiesta. | - | |
Chiesa di Santa Maria Assunta (loc. la Rocca) | Borgo a Mozzano, | - | - | L’esistenza della chiesa è confermata nel XII secolo. La chiesa fu edificata molto probabilmente a una sola navata alla fine dell’XI secolo e in seguito ampliata a tre navate. Sulla facciata è conservato un bassorilievo di marmo che rappresenta la lapidazione di Santo Stefano. All'interno, sopra l’altare maggiore, si trova una tela di scuola cortonesca del XVIII secolo raffigurante Santa Maria Assunta e altre due altre tele dello stesso pittore ai due lati del presbiterio. Sono inoltre presenti altri arredi sacri databili al XV secolo come un’acquasantiera di marmo della scuola scultorea di Matteo Civitali e una croce in lamina d'argento su legno. Dalla chiesa si accede direttamente alla canonica, che fu probabilmente sede dei castellani. Nella grande cucina è presente un focolare in pietra datato 1503. All'interno della chiesa si trova anche una copia autentificata della Sacra Sindone. | - | |
Chiesa di San Rocco (Valdottavo) | Borgo a Mozzano, | - | - | La chiesa, di antico impianto, ma ricostruita nel XIX secolo, ha una pianta ad aula unica, con abside semicircolare e copertura a capanna. La facciata è in calcare bianco con il portale d’ingresso, racchiuso in una cornice dai motivi geometrici, e un ampio rosone vetrato circolare in alto. | - | |
Chiesa di San Lorenzo (Domazzano) | Borgo a Mozzano, | - | - | La parrocchiale di San Lorenzo sorge su uno sperone di roccia calcarea sul versante sud del monte Elto. La chiesa si è conservata quasi intatta fino al 1890, anno in cui fu decisa la demolizione dell’abside per consentire il prolungamento dell’aula a navata unica; fu inoltre modificata la copertura della torre campanaria con la sostituzione di quella originale a capanna con una a terrazza con balaustra in colonnini di cemento. Nonostante la chiesa abbia subito pesanti rimaneggiamenti, non ha comunque perso i tratti salienti originari dell’impianto databile intorno al X secolo. Nella parte superiore della facciata si trova un’apertura a croce, anch’essa tipica delle più antiche architetture religiose romaniche. | - | |
Chiesa di San Jacopo | Borgo a Mozzano, | - | - | Le origini della chiesa di 46004, dedicata a San Iacopo, sono da collocare con ogni probabilità in mezzo ai secoli XI-XII. L’edificio odierno risale però agli anni compresi tra il 1604 e il 1616, quando la chiesa di San Iacopo viene completamente ricostruita sulle fondamenta di quella originaria. I lavori per la costruzione del nuovo edificio a tre navate si prolungarono per molti anni a causa della difficoltà nel trasporto delle colonne in pietra serena che dovevano essere poggiate sui resti degli antichi muri laterali in modo tale da poter conservare l’antica travatura del tetto. La torre campanaria è antica: in relazione alle caratteristiche dimensionali, con ogni probabilità fu costruita come torre di avvistamento e successivamente convertita a campanile della chiesa originaria. In seguito all’ampliamento seicentesco, il campanile occupa la prima campata della navata laterale Nord. All’interno si trova la bella statua robbiana, attribuita ad Andrea della Robbia, raffigurante Santa Maria Maddalena. | - | |
Chiesa di San Giovanni Battista (Cerreto) | Borgo a Mozzano, | - | - | La chiesa attuale fu costruita intorno al 1660 in sostituzione di una chiesetta preesistente. Entrando, sulla sinistra si trova il fonte battesimale recante un dipinto a tempera di Pellegrino Lamberti. Ne è oggetto il Battista sulle rive del Giordano, e l’opera di fine ‘700 è dovuta alla bottega Crudeli. Segue l’altare dedicato a Santa Gemma Galgani (1954). Sull’altare della Madonna del Rosario c’è la preziosa statua lignea del XV secolo, recentemente restaurata, attribuita alla scuola di Jacopo della Quercia. | - | |
Chiesa di San Donato (Domazzano) | Borgo a Mozzano, | - | - | Il borgo di Domazzano conserva due chiese del periodo romanico, San Lorenzo e San Donato, coeve nella costruzione, simili nelle forme e sicuramente eseguite dalle stesse maestranze. | - | |
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo Apostoli (Valdottavo) | Borgo a Mozzano, | - | - | La chiesa è ricordata per la prima volta nel 1032, probabilmente però esisteva già come chiesa abbaziale di un piccolo monastero dedicato al Salvatore, di cui si ha notizia intorno all'anno 752. La costruzione attuale è del tardo XI secolo e degli inizi del successivo. La facciata, inquadrata da due paraste angolari, è percorsa orizzontalmente da una cornice che la spartisce in due parti. La chiesa conserva un San Rocco di Antonio Luchi (XVII secolo), un'Assunzione seicentesca e una Madonna con i Santi Francesco e Antonio del 1716. | - | |
Chiesa dei Santi Giusto e Clemente (Partigliano) | Borgo a Mozzano, | - | - | Dell’antica chiesa resta qualche traccia in quella attuale, che si presenta ad una navata e con abside rettangolare. Il campanile antico, non più leggibile nella sua struttura originaria a causa dei danni subiti nel terremoto del 1920, è parzialmente inserito nella facciata della chiesa dove si trova anche un grande loggiato che poggia su archi di cotto antico. Fra le opere contenute all’interno, è degno di nota il gruppo ligneo dell’Annunciazione perlopiù attribuito allo sconosciuto Maestro di Partigliano attivo tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, molto probabilmente artefice anche dell’Angelo annunciante per la chiesa lucchese dei Santi Paolino e Donato. | - | |
Cappella di San Giovanni Leonardi (Diecimo) | Borgo a Mozzano, | - | - | La Cappellina è dedicata a San Giovanni Leonardi e si trova nella sua casa Natale a Diecimo. Il Santo Patrono dei Farmacisti vi nacque nel 1541. | - | |
Cappella della Madonna di Mao | Borgo a Mozzano, | - | - | La cappellina custodisce una statua della "Madonna di Lourdes" in gesso e quella di Bernardette in preghiera. Secondo una nota dell'Istituto Storico locale la chiesetta, secondo la tradizione popolare, sarebbe stata costruita nella seconda metà del 1800 da un componente della famiglia "Mao", cognome che appare negli estimi del 1600 quando si cita la vendita di una casa in piazza del mercato a 46004. La cappella sarebbe pertanto un ex voto per un miracoloso salvataggio di un componente di quella famiglia, caduto nelle acque del Serchio all'altezza della località "grotte bianche", dove appunto è stata costruita la chiesetta. Lo strano orientamento della cappella, con la facciata quasi incassata nel muro di sostegno della ferrovia, testimonia la costruzione antecedente a quella del tratto di ferrovia, avvenuto nel 1898. Nel 1948 una pastorella del luogo vide la statua muovere gli occhi. La notizia si sparse e una miriade di persone ogni giorno andava sperando di assistere al prodigio. | - | |
Antica Pieve di Cerreto (Cerreto Alto) | Borgo a Mozzano, | - | - | L'Antica Pieve di Cerreto è una chiesa romanica del 995 d.C.. È circondata da alcune case, resti di un paese fortificato che fu distrutto nel 1227 dai lucchesi perché i Suffredinghi si erano alleati con i pisani. La chiesa ha un bellissimo abside con archetti pensili e tre aperture a feritoia sormontate da sculture simboliche. Di notevole interesse è il fonte battesimale. | - | |
Pieve di Santa Maria Assunta (Loppia) | Barga, | - | - | La chiesa fu, con molta probabilità, costruita nel VI secolo durante la riorganizzazione territoriale attuata dal vescovo e santo Frediano. Nel 1058 il vescovo di Lucca Anselmo da Baggio, che diverrà futuro Papa Alessandro II, venne a Loppia a consacrare la struttura dopo un'attività di ricostruzione e ampliamento. Immersa nella campagna, la pieve si presenta libera su tutti i lati e si raggiunge dalla strada principale voltando a sinistra lungo una piccola via lastricata che sale fino al sagrato. La facciata, seguendo l’inclinazione del declivio, risulta asimmetrica, con il lato destro maggiore rispetto al sinistro. Il profilo del prospetto principale è a salienti e ricalca le articolazioni dei volumi interni della chiesa a tre navate. | - | |
Oratorio di San Paolino (Renaio) | Barga, | - | - | La chiesa fu costruita nel 1771 ed è a navata unica priva di transetto. La faccia a capanna presenta una loggia a tre fornici che introduce alla piccola chiesa | - | |
Oratorio di San Nicolao (Filecchio) | Barga, | - | - | La chiesa di San Nicolao sorge vicino all'omonima via del paese di Filecchio, su un piccolo poggio. La facciata principale è delimitata lateralmente da due pilastri angolari e conclusa al vertice da un tetto a capanna: al centro si apre il portale principale affiancato da due basse finestre quadrangolari, mentre nella parte superiore del prospetto, in asse con l'ingresso, si inserisce un piccolo oculo vetrato. Entrambi i prospetti laterali presentano due finestre rettangolari per lato. | - | |
Duomo di San Cristoforo | Barga, | - | - | La chiesa è stata edificata in tempi diversi, a partire dall'anno 1000. Negli ampliamenti successivi si ritrovano elementi architettonici e decorativi sia romanici che gotici. Il rivestimento esterno dell'attuale facciata è stato realizzato con bozze di pietra detta Alberese di 46003. La porta maggiore è sovrastata da un arco scolpito a foglie di acanto con un architrave a bassorilievo che raffigura una scena di vendemmia. Ai lati della porta ci sono due colonne, con due leoni alle loro sommità come simbolo della forza della fede. La porta laterale è sovrastata da un bassorilievo attribuito allo scultore romanico Biduino (XII secolo) che raffigura il Miracolo dello "Scifo d'Oro" di San Nicola. L'interno è a tre navate e presenta trasversalmente uno sbarramento marmoreo formato da lastre di marmo rosso riquadrate da marmo bianco decorato, al quale si appoggia il pulpito marmoreo, opera dei maestri comacini (XIII secolo). Nell'abside, dentro una nicchia, è collocata la statua lignea policroma di San Cristoforo, del IX secolo. Tra il XVI e XVII secolo ci fu un aumento sostanziale nel numero di altari presenti nella chiesa, arrivando nel XVIII secolo a un totale di quattordici. Nel corso dei secoli il complesso fu restaurato più e più volte: l’ultimo grande intervento fu quello seguito al devastante terremoto che nel 1920 colpì l’area. Sullo stipite destro della porta principale, in alto, è possibile scorgere uno strano messaggio a tutt’oggi indecifrato. | - | |
Chiesa e convento di San Francesco | Barga, | - | - | Testimonianza dell’intensa predicazione francescana praticata nella zona nel XV secolo, la chiesa ospita al suo interno numerose e pregevoli pale in terracotta invetriata policroma di origine fiorentina. Sono ben otto le opere riconducibili ad Andrea Della Robbia e ai suoi figli. Al 1500 circa si può far risalire la pala con la Natività; ad anni vicini al 1515, invece, San Francesco che riceve le stimmate. I frati dell’osservanza si erano stabiliti a 46003 sin dal 1434 e già nel 1471 la comunità ottenne di lasciare il piccolo convento eretto in località Nebbiana (intitolato a San Bernardino subito dopo la sua canonizzazione) per un sito più vicino all’abitato. La chiesa attuale conserva l’impianto iniziale a navata unica con campate voltate a crociera. Nel corso del Cinquecento fu presumibilmente oggetto di lavori che resero necessaria una nuova consacrazione nel 1572. All’ingresso del complesso, un chiostro quattrocentesco delimita l'entrata della chiesa. | - | |
Chiesa e conservatorio di Santa Elisabetta | Barga, | - | - | Questo ex convento, poi divenuto conservatorio, venne fondato nel 1456 da Michele Turignoli, frate del Terzo Ordine di San Francesco, per ospitare alcune giovani donne ritiratesi a vita religiosa. Nel 1788 il convento fu ampliato e trasformato in istituto per l’educazione delle giovani. Nella chiesa si possono ammirare due opere in terracotta: una pala ad altorilievo raffigurante la Madonna della Cintola di Benedetto Buglioni (1510 circa) e la Madonna con bambino di Giovanni Della Robbia (1500-1510); vi trovano collocazione anche un grande crocifisso in legno del XIII secolo e un dipinto su tavola raffigurante la Madonna in trono con bambino tra i santi Paolo e Agostino del XVI secolo. | - | |
Chiesa di San Rocco | Barga, | - | - | Alla fine del 1400 si hanno notizie di un oratorio chiamato Cappella San Rocco, situato in fondo al ponte di Porta di Borgo e sorto per onorare il santo protettore contro la peste dilagante. Nel 1630 si inizia a costruire la nuova chiesa di San Rocco in un luogo vicino al precedente oratorio. Terminata nel 1639, l’altare accolse l’attuale tela raffigurante quattro personaggi: la Madonna col Bambino, San Rocco, San Sebastiano e Sant’Antonio. | - | |
Chiesa di San Maurizio (Pedona) | Barga, | - | - | La chiesa di San Maurizio sorge a Pedona, paese che si estende lungo la riva destra del torrente Ania, sorto sui resti dell'antico "castrum" romano a guardia della valle. Si accede alla chiesa tramite una grande scalinata doppia che conduce al portale principale, sormontato da una tettoia. All'interno la chiesa, senza abside, è a tre navate. Due porte aperte sulle pareti laterali conducono a destra in sacrestia e a sinistra ad un vano utilizzato come deposito. | - | |
Chiesa di San Giuseppe (Ponte all'Ania) | Barga, | - | - | La chiesa di San Giuseppe è stata edificata e consacrata nel 1961. L’ingresso della chiesa è rimarcato da una sequenza di cinque portoni in legno, al di sopra dei quali si sviluppa una grande finestra a nastro. Sopra la copertura del portico si erge il corpo superiore dell'edificio, caratterizzato da una grande vetrata di forma quadrata e concluso da una copertura a falda inclinata. Il campanile a base rettangolare si erge isolato sul lato sinistro della chiesa, incastonato all’interno della copertura del portico. | - | |
Chiesa della SS Annunziata | Barga, | - | - | La chiesa fu edificata nel 1595, sotto il titolo della Visitazione, da dodici rappresentanti delle principali famiglie barghigiane. All’interno della chiesa furono trasferite due statue lignee trecentesche dell’Arcangelo Gabriele e dell’Annunziata che, secondo la tradizione, provenivano dalla sagrestia del Duomo. Alla fine dell’Ottocento fu costruita la facciata della chiesa e, nello stesso secolo, furono commissionati i due affreschi parietali raffiguranti lo Sposalizio di Maria e la Presentazione al tempio del pittore Giammattei di Lucca. Durante la seconda guerra mondiale la chiesa fu gravemente danneggiata da alcuni proiettili di artiglieria e fu ristrutturata. Attualmente la chiesa accoglie in totale cinque altari. Sull’altare destro della navata, è presente una notevole pittura attribuita a Baccio Ciarpi: la Madonna col bambino fra i santi. | - | |
Chiesa della Fornacetta | Barga, | - | - | Dedicata all’assunzione di Maria viene anche chiamata con il nome del relativo sobborgo, la 'Fornacetta'. Situata fuori da Porta Macchiaia, questa chiesa era il riferimento per gli abitati circostanti. La strada sulla destra conduce alle cave di diaspro, dove vennero estratte le dure pietre di color rosso che oggi adornano la Cappella Reale di San Lorenzo a Firenze. | - | |
Chiesa del Santissimo Crocifisso | Barga, | - | - | Situata nel centro storico di 46003, si raggiunge percorrendo la cosiddetta “scalaccia” che scende dal Duomo e dal piazzale dell'Arringo. Di probabile fondazione medievale, la struttura risale alla prima metà del XV secolo con facciata completata alla fine del Cinquecento, ma importanti ampliamenti e modifiche furono fatte a metà del Settecento. L’interno della chiesa è suddiviso in tre navate e vi è possibile ammirare un ricco e rifinito altare in legno del Seicento; inoltre, vi trova spazio un coro in legno di ciliegio con pregevoli intagli, attribuibile probabilmente al Verzani di 46003, del XVII secolo. Il portale principale è incorniciato da stipiti e architrave in pietra, coronato da un frontone triangolare spezzato dove si inserisce la croce. Ai lati si hanno due statue in marmo bianco raffiguranti due figure di santi dentro nicchie a parete. | - | |
Pieve di San Paolo (Vico Pancellorum) | Bagni di Lucca, | - | - | La Pieve è ricca di simboli scolpiti che hanno nel tempo alimentato interpretazioni e leggende. Uno dei portali, sulla destra, porta scolpita una testa di guerriero cinta di alloro che per i paesani rappresenterebbe Castruccio Castracani degli Antelminelli. | - | |
Pieve di Controne | Bagni di Lucca, | - | - | La Pieve di San Giovanni Battista, anticamente nota come Pieve di Santo Stefano di Bargi, è ricordata in un documento dell'anno 884 conservato nell’Archivio Arcivescovile. Nella pergamena si ricorda che la pieve fu una delle ventotto chiese fondate da San Frediano, Vescovo di Lucca. Nel XIV secolo la chiesa fu investita da una frana che ne ostruì l'entrata e rese necessario spostarla al posto della parte absidale. L’orientamento della chiesa fu quindi modificato e ancora oggi è possibile vedere le geometrie originali e i fregi della vecchia facciata sul retro della zona absidale. Il campanile fu eretto a fine Ottocento. | - | |
Chiesa di Santa Maria (Benabbio) | Bagni di Lucca, | - | - | È citata nelle decime del 1260 come dipendente dalla Pieve di Controne. Nel 1338 la chiesa ebbe una fase di completo rinnovamento, come testimonia l’iscrizione nella fiancata che guarda la piazza, e nel 1385 ottenne la concessione del fonte battesimale. Nei primi decenni del XVI secolo l’edificio fu ampliato con l’allungamento e l’innalzamento della navata centrale e l’aggiunta delle due navate laterali. Nel XIX secolo fu infine demolita l’abside e sostituita con una più ampia. All’interno fa parte dell’arredo della chiesa il gruppo ligneo del XIV secolo dell’Annunciazione della Madonna di Piero d’Angelo di Guarnerio, padre di Jacopo della Quercia. | - | |
Chiesa di San Pietro a Corsena | Bagni di Lucca, | - | - | Nel fianco meridionale, nelle monofore e nelle arcate cieche sono evidenti le tracce dell’edificio originario, già ricordato nell’XI-XII secolo. L’abside originaria fu incorporata nella sacrestia, mentre l’antico portico fu inglobato nella facciata. L’interno è a tre navate con colonne e conserva l’impianto romanico. | - | |
Chiesa di San Cassiano di Controne | Bagni di Lucca, | - | - | È la prima chiesa storicamente documentata in Val di Lima. Il documento che ne attesta l’esistenza risale al 772 nel periodo dell’ultimo re longobardo Desiderio e nel documento la chiesa di San Cassiano viene ricordata come chiesa esistente da tempo indefinito. La chiesa come noi oggi la vediamo dovrebbe risalire tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo. Un aiuto alla datazione viene da un elemento ornamentale inserito nella facciata, secondo un uso diffuso in area pisana e lucchese nei secoli XI-XII. Si tratta di un bacino ceramico proveniente dal mondo islamico, probabilmente tunisino: esso raffigura un falconiere a cavallo, molto singolare nell’iconografia poichè le consuete decorazioni attingevano a un repertorio di motivi geometrici o vegetali. | - | |
Chiesa dei SS Quirico e Giulitta (Casabasciana) | Bagni di Lucca, | - | - | La chiesa è sorta nel XVII secolo sul cinquecentesco oratorio di San Pietro, cui apparteneva l’architrave del portale con la data del 1503. Nel 1826 la chiesa, a una navata e cinque altari, fu oggetto di restauri. | - | |
Chiesa Anglicana | Bagni di Lucca, | - | - | Oggi vi si trova la biblioteca comunale, ma questo storico edificio fu costruito nel 1840 su autorizzazione di Carlo Lodovico di Borbone, Duca di Lucca, per iniziativa dei coniugi Henry ed Elizabeth Stisted, una coppia di inglesi che si erano stabiliti ai 46002. La località era allora luogo di villeggiatura e di dimora di una numerosa comunità inglese che sentiva l'esigenza di avere un luogo di culto protestante. La forma è quella di un palazzo perché Carlo Lodovico non voleva che l’edificio avesse aspetto di vera e propria chiesa per non urtare la Curia Arcivescovile. Il progetto e la costruzione furono affidati all’architetto Giuseppe Pardini. I coniugi Stisted nel 1842 fecero aprire anche il Cimitero Anglicano che si trova sull’altra sponda del torrente Lima lungo la Statale del Brennero. | - | |
Cappella Demidoff | Bagni di Lucca, | - | - | Il principe russo Niccolò Demidoff, che all’inizio dell’Ottocento si era stabilito in Toscana, volle dotare 46002 di un ospedale nel quale potessero venire accolti anche i poveri bisognosi di cure termali. Oltre alla struttura di accoglienza, nel 1825 il principe fece realizzare da Giacomo Marracci anche la cappella, che nelle sue forme ripropone in miniatura il Pantheon di Roma. | - |